Cosa sono queste bici rosse? Questa mattina in tanti, all’uscita di molte fermate della metro, si sono ritrovati una sorpresa: due ruote elettriche con livrea rossa marchiate JUMP. E’ il servizio Uber Jump, lanciato a Roma: da oggi i cittadini romani avranno a disposizione il servizio di bike-sharing elettrico a pedalata assistita, per muoversi più facilmente in città e raggiungere la propria destinazione con una nuova modalità di trasporto. Biciclette geolocalizzate Le biciclette sono dotate di tecnologia “lock to” integrata e dispongono di sistema GPS. Queste caratteristiche assicurano una guida più responsabile da parte degli utenti e una maggiore sicurezza di parcheggio, unita alla pedalata assistita che aumenta progressivamente la velocità (spinta fino a 25 km/h). 700 biciclette elettriche sono disponibili da subito con l’obiettivo di arrivare a 2.800 unità in poche settimane, per coprire una superficie pari a 57 km quadrati, che ricomprende oltre alle zone del centro storico anche zone più esterne come Eur, quartiere Coppedè, Monteverde Nuovo e Fleming. L’orgoglio della sindaca Raggi “Roma è stata scelta come prima città in Italia per l’avvio del servizio di uno dei maggiori operatori di sharing al mondo. Da oggi 700 bici a pedalata assistita, che diventeranno più di 2.800 in poche settimane, sono a disposizione di tutti, con uno sguardo attento alla mobilità sostenibile e al turismo. Un servizio di bike-sharing moderno che va di pari passo con il rispetto del decoro urbano e la sicurezza dei mezzi. La geolocalizzazione, infatti, permetterà di monitorare le bici in tempo reale“, ha dichiarato la Sindaca di Roma, Virginia Raggi. Uber punta su Roma “Con il lancio di JUMP a Roma ci proponiamo di fornire un servizio ai cittadini che cercano un’alternativa al proprio mezzo di trasporto o che non ne possiedono uno. Il nostro obiettivo è quello di essere un partner […]
Archivi Giornalieri: 21 Ottobre 2019
Ogni anno i trasporti marittimi europei liberano 140 milioni di tonnellate di CO2 nell’aria. Un contributo negativo al cambiamento climatico pari a quello dell’economia di ciascuno dei 20 Paesi europei minori e che secondo le stime di sviluppo del settore dovrebbe persino peggiorare, con una crescita di circa 33 milioni di tonnellate all’anno. Eppure, nonostante tale situazione sia nota da tempo, l’Unione Europea continua a mantenere in vigore la sua Energy Taxation Directive, che all’articolo 14 vieta espressamente ai paesi membri di tassare i carburanti impiegati nel trasporto marittimo. Una distorsione, questa, che secondo l’ultimo studio dell’agenzia UE Transport&Environment garantisce al settore un “sussidio di fatto” di 24 miliardi di euro all’anno. Per capirsi, più o meno il volume di denaro che il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale fa arrivare a sostegno delle colture locali, ogni anno. La Commissione Europea ha da tempo in cantiere una riforma per mutare questa situazione paradossale e ha indicato l’attuale esenzione di cui godono i carburanti per il trasporto marittimo “in netto contrasto con gli obiettivi ambientali dell’Unione”. Ma per cambiare l’Energy Taxation Directive serve l’unanimità dei paesi membri e difficilmente gli Stati ad oggi più “generosi” verso il settore (Olanda, Belgio, Spagna, l’uscente Regno Unito e l’Italia) appoggerebbero l’iniziativa. Anche per questo Ursula Von der Leyen, la nuova Presidente della Commissione Europea, aveva chiarito la sua posizione a riguardo già nel proprio documento programmatico, impegnandosi ad un obiettivo politicamente più mite: estendere al settore marittimo l’Emission Trading System (ETS) – il mercato delle emissioni, attivo per tutti gli altri settori da ben quattordici anni -, unico contributo richiesto al mondo dello shipping UE a quel piano per il Green Deal Europeo che Von der Leyen aveva previsto di presentare entro i primi 100 giorni del suo mandato, ancora non pervenuto. Secondo lo studio di Trasport&Environment, l’ETS applicato ai trasporti via mare genererebbe fino a 7,2 miliardi l’anno di introiti, destinabili ad esempio ad incentivi per convertire le flotte all’alimentazione elettrica (unica soluzione ad emissioni zero), e avrebbe un impatto pressoché nullo sulle tasche della cittadinanza a livello di prezzo d’acquisto dei beni trasportati. Un esempio? Un litro di […]
La nostra Costituzione non riconosce esplicitamente la tutela dell’ambiente come principio fondamentale: il testo attualmente vigente dell’articolo 9 della Costituzione si limita a disporre la promozione dello «sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica» e la tutela del «paesaggio e [del] patrimonio storico e artistico della Nazione». La Corte costituzionale, in mancanza di un esplicito riferimento all’ambiente, all’ecosistema, alla biodiversità, al rispetto degli animali e allo sviluppo sostenibile, ha tradizionalmente riconosciuto l’importanza della tutela dell’ambiente interpretando l’attuale articolo 9 insieme con l’articolo 32 della Costituzione: quest’ultimo riconosce la tutela della salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. Nell’Atto Unico europeo del 1987 è stato inserito un espresso riferimento alla tutela dell’ambiente con uno specifico titolo rubricato «Ambiente» che ha costituito la prima base giuridica per una politica ambientale comune volta alla salvaguardia della qualità e della salubrità ambientale. Più di recente questa impostazione è stata sviluppata anche dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (agli articoli 11 e da 191 a 193). Nel 2001, con la riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione è stato recepito l’indirizzo europeo ed è stato inserito un riferimento all’ambiente nell’ambito dell’articolo 117 della Costituzione, che disciplina la ripartizione di competenza legislativa tra lo Stato e le Regioni. Questa riforma ha attribuito esclusivamente alla competenza dello Stato «la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». In questo modo la materia è entrata nel tessuto normativo della Costituzione, ma in modo non organico perché si ammette la competenza dello Stato a legiferare su una materia di enorme rilevanza senza che questa sia inserita tra i diritti o trai principi fondamentali che la stessa Carta intende promuovere. Adesso i tempi sono maturi per completare la disciplina costituzionale relativa alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, in quanto tali riferimenti, alla pari con gli […]
Le elezioni regionali in Toscana sono ancora lontane ma qualcosa tra Pd e M5s già si muove. E il primo vero fronte su cui i due partiti di governo stanno iniziando a costruire un dialogo è l’ambiente. Con i democratici, che qui governano da settant’anni e sono maggioranza in consiglio regionale, che effettuando un dietrofront contro inceneritori e rigassificatori e a favore dell’economia circolare. In vista del prossimo piano regionale sui rifiuti, la giunta e il gruppo Pd hanno approvato due atti formali che prevedono due grosse novità: il “no” all’inceneritore di Case Passerini (Firenze) e il congelamento dell’impianto di bioraffineria a Stagno (Livorno), annunciato soltanto nella scorsa primavera. Non solo: il prossimo piano regionale sui rifiuti sarà tutto incentrato sull’economia circolare, un tema su cui il Movimento 5 Stelle punta dalla sua fondazione. Ed è per questo che in molti stanno pensando ad un primo approccio tra le due forze di governo anche in Toscana: “Grazie alla nostra pressione il Partito Democratico sta cambiando idea e piani sui rifiuti – esulta a ilfattoquotidiano.it il candidato del M5s alle prossime regionali Giacomo Giannarelli – Il dialogo c’è anche se è ancora presto ma intanto una sintesi sui temi è fondamentale. E l’ambiente per noi è sempre stato uno di questi”. Nell’ultima seduta del consiglio regionale, l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni avrebbe dovuto presentare una informativa sul piano dei rifiuti che però è stato ritirato. Una parte del Pd avrebbe fatto ritirare la cosa, proprio su pressione del M5s. Il nuovo piano sui rifiuti e la svolta sull’economia circolare – La svolta del Pd sui rifiuti a livello regionale ha avuto inizio nella seduta della giunta regionale del 5 luglio scorso quando il presidente Enrico Rossi e l’assessore Fratoni, hanno presentato la “modifica sul piano regionale di gestione dei rifiuti e dei siti inquinanti per la selezione del sistema impiantistico di trattamento dei rifiuti”. Che, tradotto dal burocratese, significa una cosa sola: individuare un’alternativa al termovalorizzatore di Case Passerini, su cui per anni il Pd ha puntato per lo smaltimento dei rifiuti, e indicare “soluzioni diverse da […]
Al presidente di Rete Irene, Manuel Castoldi, non sono piaciute le dichiarazioni del ministro ai Beni e alle attività culturali Dario Franceschini sul bonus facciate che prevede una detrazione fiscale del 90% e ha inviato una durissima lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e allo stesso Franceschini per chiedere al governo «una riflessione più approfondita rispetto alle gravi conseguenze che tale affermazione ha già attivato». Castoldi parte da alcune considerazioni: «Ci sono voluti più di 10 anni per mettere a punto un Decreto Ministeriale (26 giugno 2015) che è ritenuto il “testo unico” per le nuove costruzioni e per gli interventi di manutenzione sul patrimonio esistente, indicando nelle varie tabelle i requisiti minimi, di carattere energetico, cui devono rispondere i nuovi edifici e quelli in ristrutturazione (anche della sola facciata). E ci sono voluti più di tre anni perché l’Agenzia delle Entrate regolamentasse i Bonus (eco e sisma) nella loro possibilità di cessione; il tutto nello spirito di rendere le abitazioni meno energivore (quindi meno inquinanti – ecobonus) e più sicure (sisma bonus). Di fatto allo stato attuale, in base a questa legislazione, se si fa un intervento sulla facciata di un edificio esistente si è obbligati (salvo alcune deroghe ed esclusioni che per altro incidono poco) a mettere a norma energetica l’involucro edile e, nel caso fosse richiesto, di migliorare la sua prestazione antisismica. Quindi, in base a questo decreto ministeriale ed ai bonus relativi, non è possibile intervenire a “capocchia” sulle facciate, ma occorre studiarne l’efficienza energetica e sismica e porvi rimedio». Rete Irene – una rete di imprese che da oltre 6 anni si occupa di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente – sottolinea che «le imprese del settore in questi anni si sono attrezzate per essere pronte tecnicamente ad affrontare questo mercato assumendo tecnici ed aggiornando i propri […]
Faggeta del Lago di Vico Riceviamo e volentieri pubblichiamo L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inoltrato (20 ottobre 2019) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti riguardo il progettato taglio di una bella parte della Faggeta del Lago di Vico, sui Monti Venere e Fogliano, nel Comune di Caprarola (VT). Si tratta di una faggeta depressa, cioè un ecosistema forestale governato a fustaia a prevalenza di Faggio (Fagus sylvatica L.) che ricade sotto la quota degli 800 metri di altitudine. E’ tutelata dall’art. 34 bis della legge regionale Lazio n. 39/2002 e s.m.i. e non può essere tagliata. Ciò nonostante, la recente determinazione Regione Lazio – Direzione Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti n. G11244 del 28 agosto 2019 ha dato esecutività alle annualità 2019/2020 – 2032/2033 del piano di gestione e di assestamento forestale del Comune di Caprarola (approvato nel 2012 e integrato nel 2014) e ha autorizzato il Comune di Caprarola a procedere al taglio fino al 15% della Faggeta. Tutto questo per dar corpo a un progetto sperimentale condotto insieme all’Università degli Studi della Tuscia, in realtà, è stato autorizzato il taglio fino al 15% della faggeta depressa, in teoria tutelata, con percentuali simili ai tagli di natura prettamente economica. Coinvolti dall’azione ecologista il Ministero per i beni e attività culturali e il Ministero dell’ambiente, la Regione Lazio, la Soprintendenza per archeologia, belle arti e paesaggio di Roma, i Carabinieri Forestale, il Comune di Caprarola. La Faggeta del Lago di Vico è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), rientra nel sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Monte Fogliano e Monte Venere” (codice IT6010023) ai sensi della direttiva Habitat (n. 92/43/CEE) e nella zona di protezione speciale (Z.P.S.) “Lago di Vico, Monte Venere e Monte Fogliano” (ai sensi della direttiva Avifauna (n. 09/147/CE) e nella riserva naturale regionale del Lago di Vico. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha chiesto l’annullamento parziale in via di autotutela della pianificazione del taglio della faggeta depressa, nonché il diniego di autorizzazione paesaggistica. Un po’ di buon senso oltre che di rispetto della legalità ambientale. Gruppo […]
La Regione Lazio ha dato il via libera a “Ossigeno”: 12 milioni di euro investiti dal 2020 al 2022 per acquistare 6 milioni di alberi e arbusti autoctoni e «trasformare il Lazio in una regione sempre più green, attenta alle sfide della qualità dell’aria e alla cura del territorio, delle aree verdi e dei parchi». In un comunicato la Regione spiega che «si parte il 21 novembre: nella Giornata Nazionale degli Alberi la piantumazione di parte dei 30mila alberi e arbusti già pronti e messi a disposizione dal Vivaio del Parco Regionale dei Monti Aurunci. La piantumazione partirà dai luoghi e dalle strutture di competenza regionale come le scuole e gli ospedali pubblici e proseguirà nelle settimane successive con le università, i centri anziani, i luoghi della cultura, i parchi, le riserve e i monumenti naturali etc. Gli alberi saranno piantumati dal personale delle Aree Naturali Protette del Lazio e dalle associazioni di protezione civile. Tecnici, agronomi e forestali della Regione Lazio coordineranno i lavori. Il 21 ottobre partirà il bando “Green” da 3 milioni di euro per promuovere e sensibilizzare i più giovani al rispetto dell’ambiente. L’iniziativa si inserisce nei percorsi educativi ed è finalizzata a dare ai giovani strumenti di conoscenza utili per renderli protagonisti dei processi di sviluppo dei territori alla luce delle sfide poste dal cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale in generale». L’avviso pubblico promuove la costituzione di un “Catalogo regionale degli interventi di accompagnamento dei giovani per il rispetto dell’ambiente e per sostenere la sfida dei cambiamenti climatici”. Al bando potranno partecipare Enti del Terzo settore, associazioni ambientaliste, Enti di Gestione delle Aree Naturali Protette Regionali e dei Monumenti Naturali del Lazio presentando progetti su: cambiamenti climatici; inclusione sociale, diritti e ambiente; gestione dei rifiuti. Secondo il presidente, Nicola Zingaretti, «quello che sta partendo nel Lazio è il più grande […]