L’avvertimento degli scienziati: il pianeta Terra sta affrontando un’emergenza climatica

 

L’Alliance of World Scientists ha pubblicato su BioScience – Oxford Academic l’appello “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency”, che vede come primi firmatari William J Ripple e Christopher Wolf (Department of Forest Ecosystems and Society, Oregon State University), Thomas M Newsome (School of Life and Environmental Sciences, University of Sydney), Phoebe Barnard (Conservation Biology Institute, Oregon State University e African Climate and Development Initiative, University of Cape Town) e William R Moomaw (The Fletcher School and the Global Development and Environment Institute, Tufts University). Ecco il testo integrale che finora è stato sottoscritto da più di 11.000 scienziati di 153 Paesi. 

Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di “dirlo così com’è”.

Sulla base di questo obbligo e degli indicatori grafici presentati di seguito, dichiariamo, insieme ad oltre 11.000 scienziati firmatari di tutto il mondo, chiaramente e inequivocabilmente che il pianeta Terra sta affrontando un’emergenza climatica.

Esattamente 40 anni fa, scienziati di 50 nazioni si incontrarono alla First World Climate Conference (a Ginevra 1979) e concordarono sul fatto che i trends allarmanti sul cambiamento climatico rendevano necessario agire urgentemente. 

Da allora, allarmi simili sono stati lanciati attraverso il vertice di Rio del 1992, il protocollo di Kyoto del 1997 e l’Accordo di Parigi del 2015, nonché in decine di altre assemblee globali e con avvertimenti espliciti degli scienziati sui progressi insufficienti (Ripple et al. 2017 ). 

Tuttavia, le emissioni di gas serra (GHG) sono ancora in rapido aumento, con effetti sempre più dannosi sul clima terrestre. 

E’ necessario un immenso aumento della scala degli sforzi per conservare la nostra biosfera e per evitare sofferenze indicibili a causa della crisi climatica (IPCC 2018 ).

La maggior parte delle discussioni pubbliche sui cambiamenti climatici si basano solo sulla temperatura globale della superficie, una misura inadeguata per catturare l’ampiezza delle attività umane e i pericoli reali derivanti da un pianeta in fase di riscaldamento (Briggs et al. 2015 ). 

I politici e l’opinione pubblica hanno urgentemente bisogno di accedere ora a una serie di indicatori che mostrino loro gli effetti delle attività umane sulle emissioni di gas serra e i conseguenti impatti sul clima, sul nostro ambiente e sulla società. 

Basandoci sui lavori precedenti (vedere il file supplementare S2 ), presentiamo una serie di indicatori grafici vitali del cambiamento climatico negli ultimi 40 anni per le attività umane che possono influenzare le emissioni di GHG e cambiare il clima (figura 1 ), nonché gli impatti climatici reali (figura 2). Utilizziamo solo dataset pertinenti chiari, comprensibili, raccolti sistematicamente almeno negli ultimi 5 anni e aggiornati almeno una volta all’anno.

La crisi climatica è strettamente legata al consumo eccessivo dello stile di vita dei ricchi. 

I Paesi più ricchi sono i principali responsabili delle emissioni storiche di GHG e generalmente hanno le maggiori emissioni pro capite (tabella S1 ). 

Dato che perché ci sono molti sforzi climatici che coinvolgono singole regioni e paesi, nel presente articolo, mostriamo modelli generali, principalmente su scala globale. 

I nostri vital signs sono progettati per essere utili al pubblico, ai responsabili politici, alla comunità imprenditoriale e a coloro che lavorano per attuare l’Accordo sul clima di Parigi, gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e gli Obiettivi di Aichi per la biodiversità.

Segnali profondamente preoccupanti delle attività umane comprendono aumenti sostenuti delle popolazioni di animali sia umani che ruminanti, produzione di carne pro capite, prodotto interno lordo mondiale, perdita globale di copertura arborea, consumo di combustibili fossili, numero di passeggeri trasportati, emissioni di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di CO2 pro capite dal 2000 (figura 1, file supplementare S2). 

Segnali incoraggianti includono le diminuzioni dei tassi di fertilità (nascite) globali (figura 1b ), decelerazione della perdita di foreste nell’Amazzonia brasiliana (figura 1g ), aumento del consumo di energia solare ed eolica (figura 1h ), disinvestimento istituzionale dai combustibili fossili di oltre 7 trilioni di dollari Usa (figura1j ) e la percentuale di emissioni di gas coperte dal carbon pricing (figura 1m ). 

Tuttavia, il declino dei tassi di fertilità umana è notevolmente rallentato negli ultimi 20 anni (figura 1b) e il ritmo della perdita di foreste nell’Amazzonia brasiliana è ora ripreso ad aumentare (figura 1g ). 

Il consumo di energia solare ed eolica è aumentato del 373% per decennio, ma nel 2018 era ancora 28 volte inferiore al consumo di combustibili fossili (gas, carbone, petrolio combinati; figura 1h ). 

A partire dal 2018, circa il 14,0% delle emissioni globali di GHG era coperto dal carbon pricing (figura 1m ), ma il prezzo medio ponderato per le emissioni globali per tonnellata di anidride carbonica era solo di circa 15,25 USD (figura 1n). 

È necessario un prezzo della tassa sul carbonio molto più elevato (IPCC 2018 , sezione 2.5.2.1). 

I sussidi annuali per i combustibili fossili alle compagnie energetiche sono stati fluttuanti e, a causa di un recente picco, nel 2018 sono stati superiori a 400 miliardi di dollari USA (figura 1o ).

Particolarmente inquietanti sono le tendenze concomitanti dei vital signs degli impatti climatici (figura 2 , file supplementare S2 ). 

Tre abbondanti GHG atmosferici (CO2 , metano e protossido di azoto) continuano ad aumentare (vedere la figura S1 per il minaccioso picco di CO2 del 2019), così come la temperatura della superficie globale (figura 2a – 2d ). 

A livello globale, il ghiaccio sta rapidamente scomparendo, come evidenziato da un trend in calo nel minimo estivo del ghiaccio marino artico, nelle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartico e nello spessore dei ghiacciai in tutto il mondo (figura 2e-2h ). 

Il contenuto di calore dell’oceano, l’acidità dell’oceano, il livello del mare, l’area bruciata negli Stati Uniti e il clima estremo e i costi dei danni associati sono stati tutti in aumento (figura2i – 2n ). 

Si prevede che i cambiamenti climatici influenzeranno notevolmente la vita marina, d’acqua dolce e terrestre, dal plancton, ai coralli, ai pesci e alle foreste (IPCC 2018 , 2019 ). 

Questi problemi evidenziano l’urgente necessità di agire.

Nonostante 40 anni di negoziati globali sul clima, con poche eccezioni, abbiamo generalmente fatto del business as usual  e abbiamo ampiamente fallito nell’affrontare questa situazione (figura 1 ). 

La crisi climatica è arrivata e sta accelerando più rapidamente di quanto molti scienziati si aspettassero (figura 2 , IPCC 2018 ). 

E’ più grave del previsto, minacciando gli ecosistemi naturali e il destino dell’umanità (IPCC 2019 ). 

Particolarmente preoccupanti sono i potenziali tipping points climatici irreversibili e i reinforcing feedbacks della natura (atmosferici, marini e terrestri) che potrebbero portare a una catastrofica “Terra serra”, che va ben oltre il controllo degli umani (Steffen et al.2018). 

Queste reazioni climatiche a catena potrebbero causare gravi distruzioni agli ecosistemi, alla società e alle economie, rendendo potenzialmente inabitabili vaste aree della Terra.

Per garantire un futuro sostenibile, dobbiamo cambiare il modo in cui viviamo, in modo da migliorare i vital signs riassunti dai nostri grafici. 

La crescita economica e della popolazione sono tra i principali motori dell’aumento delle emissioni di CO2 da combustione di combustibili fossili (Pachauri et al. 2014 , Bongaarts e O’Neill 2018 ); pertanto, abbiamo bisogno di trasformazioni audaci e drastiche per quanto riguarda le politiche economiche e demografiche. 

Suggeriamo 6 step critici e correlati (in nessun ordine particolare) che i governi, il businesses e il resto dell’umanità possono adottare per ridurre gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici. 

Questi sono passaggi importanti ma non sono le uniche azioni necessarie o possibili (Pachauri et al. 2014 , IPCC 2018 , 2019).

Energia

Il mondo deve implementare rapidamente massiccia pratiche di efficienza energetica e conservazione e deve sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili low-carbon (figura 1h ) e altre fonti di energia più pulite,se sicure per le persone e l’ambiente ( figura S2 ). 

Dovremmo lasciare i rimanenti stock di combustibili fossili nel terreno (vedere timelines in IPCC 2018 ) e perseguire con attenzione efficienti emissioni negative utilizzando la tecnologia come la carbon extraction from the source e la cattura dall’aria e soprattutto migliorando i sistemi naturali (vedi sezione “Natura”). 

I Paesi più ricchi devono sostenere le nazioni più povere nella transizione dai combustibili fossili. 

Dobbiamo eliminare rapidamente i sussidi ai combustibili fossili (figura 1o) e utilizzare politiche efficaci ed eque per aumentare costantemente i prezzi del carbonio per limitarne l’uso.

Inquinanti di breve durata

Dobbiamo ridurre prontamente le emissioni degli inquinanti climatici di breve durata, tra cui il metano (figura 2b ), il black carbon (fuliggine) e gli idrofluorocarburi (HFC). 

Ciò potrebbe rallentare i climate feedback loops e potenzialmente a ridurre di oltre il 50% la tendenza al riscaldamento a breve termine nei prossimi decenni, salvando milioni di vite e aumentando i raccolti grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico (Shindell et al. 2017 ). 

L’emendamento di Kigali del 2016 volto a ridurre gradualmente gli HFC è il benvenuto.

Natura

Dobbiamo proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri. 

Fitoplancton, barriere coralline, foreste, savane, praterie, zone umide, torbiere, suoli, mangrovie ed praterie marine contribuiscono notevolmente al sequestro della CO2 atmosferica. 

Le piante marine e terrestri, gli animali e i microrganismi svolgono un ruolo significativo nel ciclo e nello stoccaggio del carbonio e dei nutrienti. 

Dobbiamo ridurre rapidamente la perdita di habitat e biodiversità (figura 1f – 1g), proteggendo le rimanenti foreste primarie e vergini, in particolare quelle con elevate riserve di carbonio e altre foreste in grado di sequestrare rapidamente il carbonio (pro-forestazione), aumentando al contempo la riforestazione e l’afforestazione, se è il caso, su una scala enorme. 

Sebbene in alcuni luoghi i terreni disponibili possano essere limitanti, fino a un terzo delle riduzioni delle emissioni necessarie entro il 2030 per l’Accordo di Parigi (meno di 2° C) potrebbero essere ottenute con queste soluzioni climatiche naturali (Griscom et al. 2017 ).

Cibo

Mangiare cibi prevalentemente a base di vegetali, riducendo il consumo globale di prodotti di origine animale (figura 1c-d ), specialmente da bestiame ruminante (Ripple et al. 2014 ), può migliorare la salute umana e ridurre significativamente le emissioni di GHG (incluso il metano negli ”inquinanti di breve durata”). 

Inoltre, ciò consentirà di liberare i terreni fertili per la coltivazione di alimenti vegetali umani tanto necessari anziché per l’alimentazione del bestiame, rilasciando al contempo alcuni pascoli per supportare le soluzioni climatiche naturali (vedere la sezione “Natura”). 

Le pratiche di coltivazione come la minima lavorazione che aumentano il carbonio nel suolo sono di vitale importanza. 

Dobbiamo ridurre drasticamente l’enorme quantità di rifiuti alimentari nel mondo.

Economia

L’eccessiva estrazione di materiali e l’eccessivo sfruttamento degli ecosistemi, trainati dalla crescita economica, devono essere rapidamente ridotti per mantenere la sostenibilità a lungo termine della biosfera. 

Abbiamo bisogno di un’economia carbon-free che affronti esplicitamente la dipendenza umana dalla biosfera e di politiche che guidino conseguentemente le decisioni economiche. 

I nostri obiettivi devono spostarsi dalla crescita del PIL e dalla ricerca della ricchezza al sostegno degli ecosistemi e al miglioramento del benessere umano, dando la priorità ai bisogni di base e riducendo la disuguaglianza.

Popolazione

Continuando ad aumentare di circa 80 milioni di persone all’anno, o più di 200.000 al giorno (figura 1a-b ), la popolazione mondiale deve essere stabilizzata – e, idealmente, gradualmente ridotta – in un quadro che garantisca l’integrità sociale. 

Esistono politiche comprovate ed efficaci che rafforzano i diritti umani riducendo al contempo i tassi di fertilità e riducendo gli impatti della crescita della popolazione sulle emissioni di GHG e sulla perdita di biodiversità. 

Queste politiche rendono disponibili i servizi di pianificazione familiare a tutte le persone, rimuovono gli ostacoli al loro accesso e raggiungono la piena equità di genere, compresa l’istruzione primaria e secondaria come norma globale per tutti, in particolare le ragazze e legiovani donne (Bongaarts e O’Neill 2018 ).

Conclusioni

Mitigare e adattarsi al cambiamento climatico onorando la diversità degli esseri umani comporta importanti trasformazioni nel modo in cui la nostra società globale funziona e interagisce con gli ecosistemi naturali. Siamo incoraggiati da una recente ondata di preoccupazione. 

Gli enti governativi stanno facendo dichiarazioni di emergenza climatica. 

Gli studenti scioperano. 

Le cause per ecocidio stanno andando avanti in tribunale. 

I movimenti di base dei cittadini chiedono un cambiamento e molti Paesi, Stati e Province, città e imprese stanno rispondendo.

Come Alliance of World Scientists, siamo pronti ad assistere i decision-makers in una giusta transizione verso un futuro sostenibile ed equo. 

Sollecitiamo un uso diffuso dei vital signs, che consentirà meglio ai responsabili politici, al settore privato e al pubblico di comprendere l’entità di questa crisi, tenere traccia dei progressi e riallineare le priorità per alleviare i cambiamenti climatici. 

La buona notizia è che tale cambiamento trasformativo, con una giustizia sociale ed economica per tutti, promette un benessere umano molto più grande di quanto non faccia il business as usual. 

Crediamo che le prospettive saranno grandi se i decision-makers e tutta l’umanità risponderanno prontamente a questo avvertimento e dichiarazione di emergenza climatica e agiranno per sostenere la vita sul pianeta Terra, la nostra unica casa.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 novembre 2019 sul sito online ”greenreport.it”)=

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