Xiye Bastida, la “Greta” di New York: “Non serve un vertice soltanto per giovani”

 

MADRID – Il suo nome, Xiye, nella lingua dell’antico popolo centroamericano Otami vuol dire pioggia.

Ed è stata proprio la pioggia a trasformare questa minuta ragazza messicana in uno dei leader del movimento Fridays for Future negli Stati Uniti.

Oggi è a Madrid per far sentire la voce dei giovani ai politici che nelle ultime ore di negoziato cercheranno di salvare dal fallimento la conferenza Onu Cop25, ma la sua storia di attivista climatica inizia quattro anni fa a San Pedro de Tulupec, 40 minuti da città del Messico, quando giornate di piogge torrenziali trasformarono le strade in fiumi.

Mi ritrovai con l’acqua fin sopra le ginocchia“, racconta Xiye Bastida.

Che con quelle immagini negli occhi chiede agli adulti di unirsi ai ragazzi: “E’ venuto il momento di una alleanza intergenerazionale.

Il nostro movimento ha raggiunto l’obiettivo, che era quello di dire: ecco dove avete sbagliato.

Ma adesso giovani e adulti devono agire insieme“.

Xiye, come giudichi i lavori di questa Cop25?

E’ come se i politici non riuscissero a uscire da un circuito chiuso: discutono sempre delle stesse cose senza essere capaci di venirne a capo.

Anche se qualcosa si è mosso: 500 grandi aziende hanno annunciato che si avviano a diventare carbon neutral.

La politica si trova in una morsa: i giovani da una parte, le imprese dall’altra.

E però non riesce comunque a decidere

Il ministro italiano dell’Ambiente, Sergio Costa, ha proposto di organizzare il prossimo settembre a Milano una Cop dei giovani, in vista della decisiva Cop26 di Glasgow. Cosa ne pensi?

Non mi sembra una buona idea.

Noi non vogliamo un vertice fatto apposta per i ragazzi.

Vogliamo far sentire la nostra voce e contribuire alle scelte nei vertici veri, quelli dove si prendono le decisioni.

Non ha senso creare occasioni diverse in base all’età“.

Ma non temete che gli adulti vi accolgano solo per controllare meglio la vostra protesta, oppure per strumentalizzarla a loro vantaggio?

Conosciamo bene questo rischio.

Molti politici invitano Greta o altri di noi solo per una photo opportunity.

Però ci sono adulti che credono nel nostro movimento e ci stanno aiutando in modo limpido“.

Per esempio?

Il premio Nobel ed ex presidente Usa Al Gore, l’ex presidente della Repubblica Irlandese Mary Robinson, oggi molto impegnata sul fronte della giustizia climatica, la direttrice di Greenpeace International Jennifer Morgan“.

Quindi siete pronti a marciare insieme agli adulti?

Lo abbiamo già fatto.

Il 20 settembre scorso c’è stata la più grande manifestazione mondiale di Fridays for Future, con tutte le generazioni insieme contro l’emergenza climatica“.

C’è un tema che ti sta particolarmente a cuore?

Sì, viste le mie origini Otami penso sia importante dar voce ai popoli indigeni, che rischiano di pagare il prezzo più alto per le conseguenze del riscaldamento globale.

E più in generale ai deboli, ovunque essi si trovino.

Pochi giorni dopo l’alluvione di San Pedro di Tulupec mi trasferii con la famiglia a New York.

E nelle prime settimane negli Usa ebbi modo di vedere i danni provocati dall’uragano Sandy.

Anche Long Island, come a San Pedro, erano stati i poveri a soffrire di più.

E’ stato in quel momento che ho deciso di impegnarmi.

Ho iniziato fondando un club ambientalista nella mia scuola e poi quando un anno e mezzo fa Greta ha iniziato gli scioperi del venerdì e comunicato a organizzarne anche io a New York“.

Nel 2020 ci saranno le presidenziali americane. Cosa farà Fridays for Future?

Sono stata invitata dalla Cnn al confronto tra i candidati alle primarie.

Li ho sentiti parlare per sei ore e tuttavia non saprei dire chi è il più sensibile a questi temi.

Poi c’è Michael Bloomberg, che sta investendo molti soldi in una campagna che parla molto anche di clima.

Però da  multimiliardario qual è potrebbe spendere quel denaro per trovare soluzioni invece che per essere eletto.

Io non voto negli Stati Uniti, però ci sono sessanta milioni di giovani statunitensi che faranno certamente sentire la loro voce.

Noi siamo già pronti a mobilitarci da gennaio“.

Farai l’attivista da grande?

Spero non ce ne sarà più bisogno.

Quest’anno finisco l’high school e all’università studierò scienze ambientali.

Ma se le cose non cambieranno continuerò a urlare il messaggio dei miei progenitori Otami: la Terra ci ha dato così tanto, invece di distruggerla dovremmo darle qualcosa indietro“.

 

(Articolo di Luca Fraioli, pubblicato con questo titolo il 13 dicembre 2019 sul sito online dle quotidiano “la Repubblica”)

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