«Tutto come prima», energivori all’assalto

 

L’aria pulita delle città è l’effetto più effimero del coronavirus.

Durerà quanto il lockdown, ma il calo dei livelli di anidride carbonica e biossido di azoto, in Cina come in Pianura Padana e altrove, non potrà incidere sulla concentrazione dei gas serra che si sono accumulati nell’atmosfera nell’arco di decenni: i livelli di CO2 monitorati dall’Earth System Research Lab di Manua Loa (Hawaii) indicano quanto l’aumento sia inesorabile: la settimana scorsa, dal 12 al 19 aprile, la media è stata di 416,27 ppm (parti per milione) rispetto ai 413,63 ppm della medesima settimana dello scorso anno (dieci anni fa erano 392,85 ppm).

Per l’emergenza climatica e i nodi della crisi ambientale si tratta di un momento epocale: se il 2019 è stato l’anno delle mobilitazioni dei giovani e della presa di coscienza, questo 2020 potrebbe portare a cambiamenti radicali, come può succedere quando le società sono squassate da eventi traumatici.

 Nel bene o nel male.

«Se questi cambiamenti andranno ad accelerare la transizione verso la decarbonizzazione o se, al contrario, la crisi economica post-Covid servirà a mettere sotto il tappeto la crisi climatica (e sociale e ambientale), questo sarà una delle questioni più controverse dei prossimi mesi, se non anni – dice Sven Giegold, l’europarlamentare dei Verdi Europei/EFA che ha lanciato l’appello a favore dei Corona Bond – ma ritengo che non sarà il conflitto vecchio stile tra capitale e lavoro, bensì tra le lobby che hanno interesse a continuare con il modello di sviluppo energivoro e inquinante e un nuovo tipo di industria che diventa competitiva perché scommette sull’economia circolare e sui punti forti del Green Deal».

GIEGOLD DENUNCIA IL LAVORO INTENSO delle lobby di Bruxelles pronte ad approfittare della crisi Covid per demolire i capisaldi del Green Deal, il piano della presidente della Commissione Europea von der Leyen per arrivare alla neutralità delle emissioni nel 2050 e al recupero della biodiversità.

Pretesti per chiedere una de-regulation sul piano ambientale sono già stati avanzati da diversi settori.

Il coordinamento europeo dell’industria automobilistica (Acea, Clepa, Etrma, Cecra) ha scritto il 25 marzo alla presidente della Commissione per chiedere un allentamento dei livelli imposti alle emissioni delle autovetture nuove, quelli fissati con il regolamento n. 443 del 2009 e che cominciano ad entrare in vigore quest’anno.

Deroghe temporanee alle pratiche agricole sostenibili (il cosiddetto greening, ovvero i compensi riconosciuti agli agricoltori se diversificano le colture, mantengono quote di prati permanenti e zone che favoriscono la biodiversità) sono state richieste dalla presidenza croata del semestre europeo, insieme ad aumenti delle quote di produzione, ma si tratta di misure che Greenpeace, Wwf, Ifoam e EEB ritengono «non necessarie» e che potrebbero «aggravare ulteriormente la crisi climatica e della biodiversità», come hanno scritto al commissario all’agricoltura Wojciechowski.

IL PRIMO MINISTRO CECO ANDREJ BABIŠ (magnate dell’agro-industria, della chimica e dei media, con evidenti conflitti di interessi) ha chiesto espressamente che la Commissione accantoni il Green Deal, e la stessa aria tira in Polonia e in Ungheria, in piena sintonia con Giorgia Meloni.

Al Parlamento Europeo, 37 membri su 705 hanno votato per posticiparlo, però sono stati solo 13 i ministri dell’Ambiente (su 27) che hanno firmato un documento a sostegno di una ripresa verde.

«Non è per niente scontato che ci sia una maggioranza a sostenere il Green Deal – avverte Giegold – c’è stata al momento della presentazione, ma quando si voteranno norme, regolamenti e prezzi vincolanti, bisognerà vedere volta per volta».

POI CI SARANNO I TRILIONI PER LA RIPARTENZA in tutta Europa, in quale forma ancora non si sa, ma disponibili a tassi d’interesse bassi.

Si potranno investire molto male o molto bene, per resuscitare tali e quali settori altamente inquinanti, come l’aviazione, oppure orientarli verso modelli a minor impatto.

«I pacchetti di stimolo all’economia possono accelerare la transizione a un’economia sostenibile e decarbonizzata – ha scritto in una nota il direttore generale di Irena, l’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, Francesco La Camera – la natura economica della crisi richiede il ruolo fondamentale dello stato e politiche espansive.

Con la transizione energetica come parte integrante di un più ampio risanamento economico, i governi possono fare un salto di qualità».

Nel dibattito nostrano «prevale lo spirito di emergenza, mentre trovo carente nella discussione pubblica così come nelle dichiarazioni del governo, la parte di indirizzo su come orientare la nostra economia per affrontare la crisi – ha osservato Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile, alla presentazione del dossier Pandemie e sfide green – mentre il pacchetto green dovrebbe essere centrale nelle misure di stimolo economico perché potrebbe dare il doppio vantaggio di affrontare anche la crisi climatica che è in corso e non va accantonata.

Certo, occorre fare molta più pressione».

RISPONDENDO A UNA INTERROGAZIONE dei deputati di Leu Rossella Muroni e Federico Munaro, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha dichiarato la centralità dell’ambiente per la ripresa economica dell’Italia: «Il dopo sarà ancora il vecchio sistema che ci ha portato grandi danni ambientali?

Ne abbiamo già discusso in sede governativa, perché non si parli di restaurazione economica ma di una nuova normalità spinta verso il green.

Abbiamo un flusso economico di 750 miliardi di euro.

E stiamo parlando dei primi provvedimenti legislativi».

Costa ha fatto riferimento anche a non precisate condizionalità ambientali per l’assegnazione dei fondi.

Che sia la risposta alle aziende che hanno chiesto la cancellazione della plastic-tax che dovrebbe entrare in vigore da luglio o alla richiesta di condono edilizio invocata da Salvini?

(Articolo di Daniela Passeri, pubblicato con questo titolo il 23 aprile 2020 sul “L’Extraterrestre” allegato al quotidiano “il manifesto “di pari data)

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