I ghiacciai italiani si stanno sciogliendo, Planpincieux a rischio crollo: evacuata la Val Ferret

 

I ghiacciai del pianeta sono a rischio, e con loro ormai anche noi come mostra il caso del Planpincieux: nel Comune di Courmayeur, tra le località più esclusive delle Alpi, il sindaco ha emanato un’ordinanza per l’evacuazione della Val Ferret.

Il versante italiano del massiccio del Monte Bianco è a rischio crolli.

La notizia non dovrebbe sorprendere.

Sappiamo che dal 1960 i ghiacciai del nostro Pianeta hanno perso più di 9.000 gigatonnellate di ghiaccio –  l’equivalente di uno strato spesso 20 centimetri esteso quanto la Spagna –, e la previsione è che scompariranno quasi del tutto entro il 2300: ma ormai non serve guardare lontano nel tempo e nello spazio per capire i rischi che corriamo, perché la crisi climatica è già qui.

Alla luce dell’evoluzione del potenziale rischio glaciologico relativo al ghiacciaio Planpincieux comunicato ieri sera all’Amministrazione comunale di Courmayeur, il sindaco Stefano Miserocchi da stamani alle 6 ha chiuso la vallata sottostante: divieto assoluto di transito (veicolare e pedonale) e una settantina di persone sfollate tra residenti e turisti, radunati nel palaghiaccio di Courmayeur per una prima accoglienza con la collaborazione della Croce rossa.

A causa di «trend anomali delle temperature» ci sono 500mila metri cubi che potrebbero crollare dal ghiacciaio Planpincieux.

Si tratta di una nuova zonizzazione delle zone di rischio, con aree doppie rispetto a quelle monitorate strettamente già lo scorso settembre, quando l’analisi dei dati di movimento aveva evidenziato un potenziale pericolo di crollo di un volume stimabile in massimi 250.000 metri cubi dal massiccio del Monte Bianco.

Neanche un anno dopo la volumetria è raddoppiata.

Il trend in corso a causa della crisi climatica, del resto, è ampiamente documentato in tutta Italia. 

L’ultimo Catasto dei ghiacciai italiani, pubblicato nel 2015, documenta che nel corso di mezzo secolo la superficie dei ghiacciai italiani è passata da 527 kmq agli attuali 370 kmq, ovvero è diminuita di quasi un terzo perdendo un’area confrontabile con quella del Lago di Como.

Alla fine dell’estate 2019 si è completata l’ultima campagna per il monitoraggio dei ghiacciai italiani, nel corso della quale sono stati visitati circa 180 degli oltre 800 ghiacciai italiani e sono state misurate le variazioni frontali di circa 120 apparati: come spiegano dal Comitato glaciologico italiano (Cgi), anche in questo caso «per le Alpi si conferma una generalizzata tendenza al regresso» dei ghiacciai.

Un’agonia ormai in fase di accelerazione, senza che l’Italia si sia dotata degli strumenti per provare a contrastarla.

A fine 2019 la Camera ha approvato una mozione sull’emergenza climatica, cui è seguita un mese fa un’azione simile da parte del Senato, ma oltre a dichiarare l’emergenza non si fa molto altro per contrastarla: il Piano nazionale di adattamento ai  cambiamenti climatici è chiuso in un cassetto sotto forma di bozza dal 2017, mentre il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) ufficializzato a gennaio 2020 dovrà già essere rivisto di fronte alle più ampie ambizioni europee.

Nel frattempo, il clima in Italia si sta surriscaldando a velocità praticamente doppia rispetto alla media globale.

Se nel 2019 l’anomalia della temperatura media globale sulla terraferma è stata di +1.28°C rispetto al periodo 1961-1990, in Italia si arriva a +1,56°C (il 23° anno consecutivo con anomalia positiva di temperatura rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990); ma l’aumento rispetto al periodo 1880-1909 è pari circa a 2,5°C, il doppio del valore medio globale.

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 6 agosto 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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