Covid-19 in Italia: condizioni meteorologiche e inquinamento possono influenzare la diffusione della pandemia

 

Lo studio  “Impact of meteorological conditions and air pollution on COVID-19 pandemic transmission in Italy”, pubblicato su Nature Research – Scientific Report da un team di ricercatori da un team di ricercatori italiani e di Taiwan  guidato da Simone Lolli dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Cnr-Imaa) ha evidenziato come le differenti condizioni meteorologiche e qualità dell’aria possono influenzare la diffusione della pandemia da Covid-19.

Al Cnr dicono che «i risultati sottolineano che parametri quali temperatura e umidità risultano correlati negativamente con il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva, figura di merito usata nel lavoro per valutare la diffusione della pandemia sul territorio nazionale.

Una ulteriore correlazione, debolmente positiva, è stata riscontrata con la presenza di polveri sottili in atmosfera.

In sostanza, questo significa che il virus si propaga più facilmente in ambienti umidi e freschi, in particolare con un maggior livello di inquinamento dell’aria».

Inoltre, i ricercatori sottolineano che «i risultati dello studio non implicano necessariamente una relazione diretta causa-effetto tra il virus e fattori quali temperatura e umidità, ma, per esempio, che le condizioni climatiche potrebbero influenzare il comportamento umano, favorendo l’aggregazione in spazi chiusi».

Per evitare possibili correlazioni spurie, il risultato ottenuto è stato confermato attraverso un’analisi eseguita su due differenti aree metropolitane italiane – Milano e Firenze – e la provincia autonoma di Trento.

Al Cnr evidenziano che «lo studio eseguito è particolarmente innovativo perché, rispetto ad altri studi simili, per la prima volta i parametri meteorologici e di qualità dell’aria sono stati correlati non con il numero di positivi giornalieri, variabile condizionata in modo non banale ad esempio dal numero di tamponi eseguiti, ma con il numero di malati ricoverati in terapia intensiva.

In particolare, il modello epidemiologico è stato stimato a partire dalle evidenze statistiche a disposizione, e compensato in modo da epurare le correlazioni calcolate da effetti principali quali l’attuazione di misure di distanziamento sociale forzato atte alla riduzione della diffusione pandemica.

L’approccio proposto rende, così, i risultati indipendenti dal numero di tamponi giornalieri eseguiti e, soprattutto, dal naturale decorso di un’epidemia».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 ottobre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas