Il vizietto ecoscettico della destra italiana: Lega, FdI e FI contro la riduzione delle emissioni Ue del 60%

 

Con 392 voti favorevoli, 161 contrari e 142 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato il suo mandato negoziale sulla legge europea sul clima  che punta «a trasformare le promesse politiche, secondo cui l’Ue raggiungerà la carbon neutrality entro il 2050, in un obbligo vincolante e a fornire ai cittadini e alle imprese europee la certezza giuridica e la prevedibilità di cui hanno bisogno per pianificare la trasformazione».

Gi eurodeputati  chiedono  che sia l’Ue che i singoli Stati membri diventino carbon neutral entro il 2050 e che «in seguito l’Ue dovrà raggiungere l’obiettivo di “emissioni negative”».  

Sottolineando che per raggiungere questi obiettivi c’è bisogno di finanziamenti sufficienti.

L’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni dell’Ue per il 2030 è del 40% rispetto al 1990, la Commissione europea aveva proposto di alzarlo al 55%, ma gli eurodeputati hanno alzato l’asticella fino al  60% entro il  2030, aggiungendo che «gli obiettivi nazionali devono essere aumentati in modo equo ed efficiente in termini di costi» e chiedendo che  «la Commissione proponga un obiettivo intermedio per il 2040, previa valutazione d’impatto, per garantire che l’Ue sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo nel 2050» e che «gli Stati membri eliminino gradualmente tutte le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025», sottolineano «La necessità di continuare gli sforzi per combattere la povertà energetica».

Tra i favorevoli c’erano gli eurodeputati del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle ma non gli eurodeputati del centro-destra italiano.

Hanno infatti votato contro l’innalzamento del taglio delle emissioni al 60% gli eurodeputati di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, mantenendo così viva l’antica tradizione ecoscettica e negazionista climatica della destra italiana, sempre pronta a schierarsi con i Paesi carboniferi dell’Europa orientale e con i negazionisti climatici alla Donald Trump o alla Jair Bolsonaro.

Un comportamento che è, tra l’altro, suicida per un Paese come l’Italia, praticamente privo di risorse fossili e ricchissimo di fonti energetiche pulite.

Eleonora Evi, europarlamentare del Movimento 5 Stelle rivendica invece il ruolo determinante svolto dal suo gruppo: «La delegazione del MoVimento 5 Stelle al Parlamento europeo è in prima linea quando si tratta di lotta al cambiamento climatico.

Grazie ai voti determinanti della nostra delegazione, il Parlamento europeo ha approvato il target della riduzione del 60% delle emissioni inquinanti entro il 2030.  

Avremmo preferito una riduzione ancora più consistente delle emissioni, ma questo voto rappresenta una prima, fondamentale, risposta all’emergenza climatica che investe e mette a rischio il nostro pianeta perché, inoltre, viene stabilito il principio della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. 

Ai negazionisti e a chi ha votato contro, come Lega e Fratelli d’Italia, rispondiamo che sono fuori dalla storia: il loro menefreghismo nei confronti del futuro del nostro pianeta è un’offesa ai cittadini europei».

Simona Bonafè, del PD, che è intervenuta in plenaria, ha commentato seccamente: «Sull’emergenza climatica l’Europa ha preso impegni chiari.

Adesso dobbiamo dimostrare che non intendiamo tornare indietro».

Le posizioni della destra italiana sono  lontanissime da quelle della relatrice, la socialdemocratica svedese Jytte Guteland, che ha concluso: «L’adozione della relazione invia un chiaro messaggio alla Commissione europea e al Consiglio in prospettiva dei prossimi negoziati.

Ci aspettiamo che tutti gli Stati membri conseguano la neutralità climatica al più tardi entro il 2050 e abbiamo bisogno di obiettivi intermedi solidi nel 2030 e nel 2040 affinché l’Ue possa raggiungere questo traguardo.

Sono inoltre soddisfatta dell’inclusione di un bilancio dei gas a effetto serra, che definisce la quantità totale rimanente di emissioni che potrebbe essere emessa fino al 2050 senza mettere a repentaglio gli impegni dell’Unione ai sensi dell’accordo di Parigi».

(Articolo pubblicato con questo titolo l’8 ottobre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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