Tutti seduti, distanziati, con i cartelli in braccio, ad ascoltare l’oratore di turno, in una piazza del Popolo, a Roma, inondata di sole, dove sui muri dietro l’obelisco campeggiano due grandi striscioni che chiedono “giustizia climatica” e “Recovery Planet”, cioè la richiesta di usare i fondi europei del cosiddetto Recovery fund soprattutto per decarbonizzare. Non solo Roma, però: i ragazzi dei Fridays for future si sono ritrovati oggi in tutta Italia per lo Sciopero Globale per il clima, che nel nostro Paese è stato spostato, rispetto a quello internazionale del 25 settembre, per non interferire con l’apertura delle scuole: anche se Greta, oggi al suo 112esimo venerdì di sciopero, ha retwittato la notizia della sciopero italiano, unendosi “virtualmente” ai ragazzi italiani. Gli attivisti hanno manifestato in 100 città italiane e in forme diverse: con bike strike, come a Roma e Carpi, con i cosiddetti “die in”, manifestazione dove tutti si stendono a terra morti, come a Bologna; con flash mob come a Milano, dove in piazza Duomo si è formata la scritta umana Climate Justice!; infine con performance vere e proprie, come a Sassari, dove è stato chiesto alle persone di portare delle scarpe che sono state messe di fronte a sagome cartonate dei potenti del mondo. I numeri sono più piccoli rispetto alla grande manifestazione di marzo 2019, dove scesero in piazza oltre mezzo milione, i temi, invece, sono quelli di sempre: la critica alle aziende inquinanti, in primis Eni, le riflessioni sull’energia, i trasporti, gli allevamenti intensivi. Ma soprattutto l’attacco all’indifferenza della politica verso il destino delle generazioni presenti e future, visto che il pianeta che li aspetta sarà devastato da ondate di calore, alluvioni, scarsità idrica e siccità, raccontate con ironia nei loro manifesti, che pure sembrano farsi più seri di un tempo. Ci sono molti ragazzi giovani, dodici, tredici anni, arrivati con i compagni, ma anche studenti universitari e lavoratori. Per […]