Il 1 gennaio è la giornata mondiale della pace e Papa Francesco ci rinnova l’invito a diventare “artigiani di pace” promuovendo la “cultura della cura”. «Incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura», ci scrive Papa Francesco, «e impegniamoci ogni giorno concretamente prendendoci cura gli uni degli altri». Ma che cos’è la cura? E cosa c’entra con la pace? Oggi dire “cura” vuol dire semplicemente vaccino, terapie, medici, ospedali,… Ma dentro alla semplicità di questa parolina, che come per la pace si compone di sole quattro lettere, c’è una ricchezza e una vitalità straordinarie. La cura è una delle dimensioni essenziali della vita. Fin dai primi istanti abbiamo bisogno di cure. Anzi, noi riusciamo a venire al mondo solo se qualcuno si prende cura di noi. Così è per tutta la vita. Quando non c’è cura c’è dolore, malessere, solitudine, esclusione sociale, disperazione, malattie, degrado, abbandono, disinteresse, violenza, violazione dei diritti umani, ingiustizia. La cura è dunque molto di più del suo significato medico-sanitario. La cura è insieme un modo di “essere” e di “agire”. La cura è prestare attenzione, rispettare, ascoltare, sentire, esserci, dare tempo, sentirsi responsabili, agire con delicatezza, mostrare comprensione, procurare all’altro ciò di cui ha necessità, dare conforto, condividere, avere coraggio. La cura è soprattutto relazione. Ecco perché, Papa Francesco ci invita a contrastare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro (i grandi mali dei nostri giorni) promuovendo la cultura della cura. Perché, oggi più che mai, abbiamo bisogno che le nostre relazioni con gli altri e con la natura divengano relazioni di cura. Dopo un lungo tempo segnato dalla competizione e dall’individualismo sfegatato, di fronte alle grandi sfide che incombono, è diventato indispensabile imparare a prenderci cura di noi stessi ma anche degli altri, a cominciare dai più fragili, della vita quotidiana ma anche […]