Dal Giappone il primo satellite di legno. “Basta detriti spaziali”

 

Dal passato al futuro, sempre passando attraverso il legno.

La Sumitomo Forestry, azienda fondata nel 1691 che gestisce 16500 ettari di foresta in Giappone, sta progettando assieme all’Università di Kyoto i primi satelliti fatti di nuovi materiali realizzati partendo dagli alberi.

Intende così combattere il fenomeno dei detriti che orbitano attorno alla Terra: l’idea, che dovrebbe diventare realtà nel 2023, è quella di avere dei satelliti che rientrando nell’atmosfera brucino senza rilasciare sostanze nocive e senza alcun rischio che dei frammenti raggiungano il suolo.

Tutti i satelliti che decadono, bruciando, creano minuscole particelle di alluminio che galleggiano nell’aria per molti anni e prima o poi finiranno per avere un impatto sull’ambiente“, ha spiegato alla Bbc Takao Doi, professore all’Università di Kyoto e astronauta giapponese nel 2008 nell’equipaggio Sts-123.

Doi, curiosamente, è anche l’unico al mondo ad aver lanciato un boomerang nello spazio specificamente progettato per l’uso in condizioni di microgravità.

La stimato è che verranno lanciati ogni anno per i prossimi dieci anni almeno mille satelliti.

E’ una cifra enorme considerando che oggi orbitano attorno al pianeta meno di cinquemila apparecchi.

L’idea quindi di satelliti in legno, per quanto astrusa di primo acchito, ha una sua logica.

La Sumitomo Forestry ha dichiarato che lavorerà allo sviluppo di materiali in legno altamente resistenti ai cambiamenti di temperatura e alla luce solare ma si è rifiutata di fornire altre informazioni sulla base di partenza, parlando di “segreto nell’ambito della ricerca e sviluppo“.

L’azienda è parte del gruppo creato da Masatomo Sumitomo, ex monaco buddista, nel 1615 ed oggi uno dei più importanti in Giappone.

In origine era una libreria a Kyoto che poi si è specializzata nella lavorazione del rame e dell’argento fino ad allargare le operazioni nel ramo bancario, immobiliare, industriale, informatico, della chimica e delle costruzioni.

Fu ad esempio la Sumitomo a salvare la Mazda dal fallimento nei primi anni Settanta.  

Con questa mossa spera ora di mettere piede nella nascente economia dello Spazio, che secondo uno degli ultimi rapporti della Space Foundation vale oltre 400 miliardi di dollari per l’80 per cento ormai in mani private.

Una volta messo appunto il materiale, la fase successiva sarà lo sviluppo del modello ingegneristico del satellite, per poi produrre il modello che verrà lanciato“, ha concluso il professor Doi.

(Articolo di Jaime D’Alessandro, pubblicato con questo titolo l’8 gennaio 2021 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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