VAS contro l’esportazione di armi verso Israele

Comunicato Stampa

V.A.S. SOSTIENE I PORTUALI CHE SI OPPONGONO ALL’ESPORTAZIONE DI ARMI VERSO ISRAELE

Verdi Ambiente e Società – associazione nazionale impegnata da 30 anni nella protezione ambientale e nell’affermazione di un’ecologia sociale – è al fianco dei portuali di Genova, di Livorno e ora anche di Napoli, che si sono rifiutati di caricare armi su una nave destinata ad Israele.

«V.A.S., nello spirito ecosociale ed ecopacifista che la contraddistingue – ha dichiarato il Presidente Stefano Zuppello – esprime sostegno e solidarietà a questi lavoratori che, con la loro responsabile iniziativa di base, denunciano le gravi conseguenze del crescente commercio di armamenti che alimenta guerre, stragi di vite umane e devastazioni ambientali, laddove le autorità nazionali ed internazionali che dovrebbero intervenire non fanno nulla per arrestarlo. Difendere il Pianeta ed il futuro delle prossime generazioni passa infatti anche per l’opposizione ad un complesso militare industriale che divora energia, inquina a vari livelli ed è responsabile di pesanti danni agli ecosistemi naturali».

Lo stato di Israele, si ricorda, da decenni non osserva le risoluzioni adottate dall’ONU, aumenta la sua potenza bellica, adotta politiche di segregazione e discriminazione nei confronti della popolazione palestinese e sta ulteriormente militarizzando e controllando con provvedimenti securitari la società civile.

«Da più parti è stata sollecitata l’adozione dell’embargo militare nei confronti di Israele per la sua politica di apartheid ed il mancato rispetto dei diritti umani – ha aggiunto Ermete Ferraro, referente nazionale VAS per l’ecopacifismo – ma il governo italiano non fa rispettare neppure la legge 185/1990, in vigore da un trentennio, che vieta esplicitamente il commercio di armamenti con paesi in conflitto e/o che non garantiscano i diritti umani. La decisione dei lavoratori portuali, quindi, è particolarmente apprezzabile e V.A.S. la sostiene, insieme ad altre azioni di opposizione alla guerra ed al sistema militare ed industriale che lucra sulla soluzione violenta dei conflitti. Nessuna ‘transizione ecologica’ sarà possibile se col P.N.R.R. si finanzieranno progetti e tecnologie al servizio anche della guerra e dei controlli polizieschi e se il governo non farà scelte davvero alternative ad un modello di sviluppo energivoro iniquo e violento».

Roma, 20 maggio 2021

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