Spese militari: quel 2% va contro ogni razionalità

Di DOMENICO DE MASI, IL FATTO QUOTIDIANO 1 APRILE 2022

Non occorre essere pacifisti per rifiutarsi di portare le spese militari al 2% del Pil. Basta essere razionali. Del resto, su 30 Paesi della Nato, 20 non lo hanno fatto. Se proprio s’avesse da compiere uno sforzo militarista, esso dovrebbe servire alla creazione di un sistema difensivo dell’Unione europea, non dei singoli Stati né della Nato, altrimenti si perpetuerebbe la subordinazione dell’Europa all’America e si accentuerebbero le distanze tra i singoli Paesi, mentre l’Ue ha interesse ad attenuarle.
Ciò che è avvenuto in Germania già rappresenta una pericolosa avvisaglia. Con un discorso di mezz’ora del cancelliere Olaf Scholz, la Ostpolitik inaugurata da Willy Brandt negli anni Settanta e proseguita da Angela Merkel è stata drasticamente sostituita da una Zeitenwende che rafforza con altri 100 miliardi gli armamenti della Bundeswehr. Dunque ci ritroveremo presto con una Germania che, sommando i primati economico e militare, accentrerà una potenza esorbitante rispetto a quella di ogni altro membro dell’Unione, con tutte le pericolose tentazioni egemoniche che possono derivarne.
Ma anche se il 2% del nostro Pil andasse alla creazione di un esercito europeo, si tratterebbe comunque di un ritorno al modernariato della politica bismarkiana. Per due buone ragioni. Anzitutto, se fu azzardato introdurre l’euro prima di avere un governo politico europeo, sarebbe addirittura folle creare un esercito europeo prima di avere una Costituzione e un governo dell’Unione. In secondo luogo, siamo proprio sicuri che l’Europa debba imbarcarsi nell’annoso e costoso processo generativo di un esercito capace di gareggiare con quelli americano e cinese? Siamo sicuri che nella società postindustriale si debba continuare a battersi come si faceva nella società industriale?
In un solo mese di guerra sono morti in Ucraina 19.000 soldati di entrambi le parti e un numero imprecisato ma enorme di civili di una parte sola; sono stati abbattuti 240 tra aerei ed elicotteri. Un aereo B-2 Spirit costa 670 milioni di dollari: cifra con cui si potrebbero costruire cinque ospedali da 500 posti letto o 70 licei per 1.000 studenti. Le nuove generazioni europee, ormai approdate a un buon livello di benessere, hanno pure maturato una tale ripugnanza per la guerra da propendere, d’ora in poi, per conflitti non cruenti. Persino il semplice invio di armi è disapprovato dal 54% degli italiani, figurarsi quanti pochi sarebbero disposti a combattere in prima persona.
L’attuale conflitto ucraino è stato condotto almeno in parte infliggendo alla Russia sanzioni economiche. Si è così semi-sperimentata la possibilità di bandire per sempre la guerra cruenta e distruttiva, fatta di missili e di morti (in cui l’Europa è debole) per sostituirla con forme inedite di conflitti incruenti, condotti a colpi di internet, finanza, diplomazia e cultura (in cui l’Europa è imbattibile).
È solo questa la forma di guerra che l’Europa deve perseguire nello “spirito di Bruxelles”, come ventilava già Antonio Polito sul Corriere del 1º marzo. Tutte le altre forme sono l’anticamera del baratro. Secondo la Federation of American Scientist, la Russia possiede 5.977 armi nucleari; gli Stati Uniti ne posseggono 5.428; la Cina 350. Altre 950 testate sono tenute da sei Paesi (Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord). 1.800 testate sono poste in stato permanente di “massima allerta operativa”. Si tenga conto che la bomba russa “Big Ivan” ha una potenza 3.125 volte superiore alla bomba Little Boy che, sganciata a Hiroshima nel 1945, causò 140.000 morti in un solo colpo. E si tenga anche conto che basterebbero 600 bombe atomiche delle 12.725 già disponibili, per causare l’estinzione dell’intera specie umana.
La maggioranza degli italiani, consapevole di questo spettro che si aggira per il mondo, è contraria all’aumento delle spese belliche. Stupisce e dispiace, perciò, che il Pd sia diventato un alfiere di queste spese. Del resto, appartengono al Pd gli amministratori delegati delle imprese Leonardo e Difesa Servizi, il direttore generale dell’Agenzia Industria Difesa, il presidente della Fondazione Leonardo e quello della Fondazione Med-Or, tutte organizzazioni legate al settore bellico.
A coltivare la pace, oltre al Papa, sono rimasti solo i 5Stelle e la Sinistra di Fratoianni. Sarebbe dunque ora che queste due forze politiche coordinassero le loro strategie, dal momento che si ritrovano a lottare dallo stesso versante ogni volta che occorre ostacolare il militarismo, ridurre le disuguaglianze e provvedere alla massa crescente di poveri. Cioè, dire e fare qualcosa di sinistra.

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