Chernobyl, i russi si ritirano e «riconsegnano» il sito

CRISI UCRAINA. Mariano Grossi, direttore dell’Aiea: «Pronti ad inviare personale di prima assistenza». Contaminazioni non confermate

Di PIERGIORGIO PESCALI, IL MANIFESTO, 2 APRILE 2022

Elementi della 35a e della 36a Armata e della 76a Divisione d’assalto russa stanno continuando a ritirarsi verso la Bielorussia incalzate dalle truppe ucraine. Queste hanno intensificato i loro attacchi per alleggerire la pressione che stringe d’assedio Kiev approfittando del temporaneo avvicendamento delle truppe in atto.
In queste condizioni favorevoli all’Ucraina un cessate il fuoco potrebbe essere controproducente per Kiev, che sarebbe costretta a rallentare, se non addirittura fermare, la sua controffensiva permettendo ai russi di ricompattarsi e dare loro il tempo di sostituire le forse con nuove leve.

Anche a Chernobyl il ritiro delle truppe russe continua: l’Ucraina ha fatto sapere che la centrale ora è controllata solo da pochi soldati e ha inviato all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) un documento firmato dal comando russo in cui si sancirebbe il trasferimento dell’intera centrale al personale ucraino. Secondo l’Energoatom il ritiro sarebbe stato causato anche da un generale malcontento tra le truppe russe che ha portato anche alcuni reparti a disobbedire agli ordini dei propri superiori. Mariano Grossi, direttore dell’Aiea, ha annunciato che, appena possibile, invierà personale e materiale di prima assistenza a Chernobyl nei prossimi giorni, mentre non ha confermato la notizia, data in un primo tempo dal direttore dell’agenzia Chernobyl Tour e poi rilanciata dai media ucraini, secondo cui soldati russi sarebbero stati contaminati da radiazioni e trasferiti al Centro di radiologia nucleare di Gomel, in Bielorussia.

Secondo gli ucraini, i russi avrebbero anche distrutto il laboratorio della centrale e la Snriu, l’Ispettorato di regolamento per la sicurezza nucleare ucraina, ha più volte avvertito che l’edificio conteneva “campioni altamente radioattivi e campioni di radionuclidi, che ora sono nelle mani del nemico, che speriamo non danneggino il mondo civilizzato”. Il laboratorio, aperto nel 2015 e costato sei milioni di euro, in gran parte finanziati dalla Commissione europea, serviva soprattutto per effettuare studi sulla gestione delle scorie radioattive.
Anatolii Novoskyi, direttore dell’Istituto per la sicurezza dei problemi delle centrali nucleari di Kiev, ha aggiunto che i russi avrebbero rubato campioni radioattivi e isotopi utilizzati per calibrare strumentazioni scientifiche che però, a differenza da quanto affermato dalle agenzie ucraine, non potrebbero essere utilizzati per fabbricare né bombe nucleari, né bombe sporche. Il laboratorio infatti non contiene né uranio né plutonio e comunque gli standard utilizzati per la calibrazione di strumenti sono in quantità talmente minime da essere inutilizzabili in altri campi se non quelli di tarature e misurazioni.

In ogni caso le bombe sporche (chiamate anche dispositivi di dispersione radiologica, RDD), non rilasciano radiazioni in grado di uccidere persone o causare malattie più di quanto facciano già oggi le armi convenzionali. Il furto di tali sostanze non avrebbe alcun senso dal punto di vista militare e scientifico, dato che la Russia ha numerosi laboratori che trattano sostanze ben più rare e pericolose di quelle presenti a Chernobyl. Gran parte degli elementi custoditi nel laboratorio ucraino sono del resto reperibili in istituti ospedalieri e di medicina nucleare. Anche le illazioni, sorte da più parti nel mondo occidentale che l’Ucraina possa aver utilizzato i propri reattori VVER per fabbricare bombe atomiche sono infondate. Così come le accuse, questa volta provenienti da Mosca, che l’Ucraina possa avere materiale per la produzione di bombe nucleari, non appaiono sostenute da prove. In primo luogo perché un reattore non è un impianto di arricchimento, quindi non produce uranio-235 al 95% (HEU, Highly Enriched Uranium) necessario per la costruzione di una bomba nucleare. Dopo l’accordo con Obama nel 2010, l’Ucraina ha anche smaltito le sue scorte di 50 kg di HEU ereditati dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica.

Inoltre nessun reattore nucleare ad uso civile può fabbricare plutonio-239 in quantità tale da poter essere utilizzato per la fabbricazione di un ordigno atomico. Una sua eventuale produzione richiederebbe macchinari altamente sofisticati con un processo che, oltre ad essere lungo e complicato, è anche estremamente costoso. Nel frattempo l’Energoatom ha annunciato di aver trasferito i propri uffici della Wano, l’Organizzazione mondiale degli operatori nucleari, da Mosca a Parigi confermando, dopo l’accordo con la Westinghouse sulla fornitura di combustibile nucleare, la decisa volontà di allontanarsi dalla dipendenza nucleare russa. La Wano raggruppa tutti gli operatori delle centrali nucleari mondiali; nata nel 1989, dopo l’incidente dei Chernobyl, permette di condividere scambi di informazioni per migliorare la sicurezza degli impianti nucleari.
Petr Kotin, presidente dell’agenzia atomica ucraina, ha anche fatto sapere l’intenzione di inviare le scorie nucleari prodotte dalle centrali ucraine, non più in Russia, ma di essere in trattative con il centro francese di La Hague, in Normandia, dove esiste il più grande centro di trattamento di rifiuti nucleari al mondo, capace di lavorare 1.700 tonnellate di scorie all’anno.

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