PACIFISMO. Alla mobilitazione aderiscono centinaia di associazioni REDAZIONE, IL MANIFESTO, 24 APRILE 2022 Centinaia di associazioni e amministrazioni pubbliche, comunali e regionali, parteciperanno oggi alla marcia straordinaria per la pace Perugia-Assisi. «Condanna senza se e senza ma della brutale aggressione scatenata dal governo russo contro l’Ucraina», ha detto fra Marco Moroni, padre custode del sacro convento di Assisi dove ieri si è tenuto l’incontro «Le vie della pace». «Ferma certezza – ha ribadito fra Moroni – della sacralità e quindi dell’intangibilità della vita umana. Di ogni vita, dell’aggredito e dell’aggressore, del civile e del soldato, senza alcuna distinzione, con la consapevolezza che se ogni uomo è mio fratello, ogni guerra è un fratricidio». Sulle responsabilità della guerra non hanno dubbi neanche le Acli che in una nota chiedono «di far tornare i campo la politica, una politica alta che usi la forza della legalità e della comunità internazionale per fermare le armi e il riarmo». Alla manifestazione di oggi parteciperà anche una delegazione della Cgil guidata dal segretario generale Maurizio Landini: «In un clima di guerra e tensione crescente», è scritto in una nota diffusa nei giorni scorsi dal sindacato, la Cgil «sarà in piazza per ribadire l’impegno a favore del cessate il fuoco in Ucraina e la necessità di garantire protezione alla popolazione civile vittima della guerra e a tutti i profughi e rifugiati». Presente alla marcia anche Sinistra italiana. Per il segretario Nicola Fratoianni, intervenuto ieri al congresso di Articolo Uno, riconoscere che quanto sta accadendo in Ucraina è la conseguenza dell’aggressione russa «costringe la sinistra a fare propria con ancora più forza la parola pace». «Gli amici di Putin – ha aggiunto Fratoianni – sono quelle organizzazioni neofasciste che da tempo chiediamo di sciogliere».
Archivi Giornalieri: 24 Aprile 2022
DECRETO ENERGIA. La questione che andrebbe posta è quale strategia ci vuole per ridurre in generale il ruolo del gas e, dunque, anche delle importazioni russe e non semplicemente come sostituirle con ipotetici altri flussi africani e lasciare immutato il (ricco) mercato del gas DI GIUSEPPE ONUFRIO, IL MANIFESTO, 24 APRILE 2022 Il governo si appresta a varare misure per dover fronteggiare le conseguenze energetiche della guerra che insanguina l’Ucraina e per poter fare a meno delle importazioni di gas dalla Russia. Con questo intento assieme a misure per sbloccare le rinnovabili (promesse dalla formazione del governo Draghi) anche un aumento della produzione da carbone (il cui prezzo è oggi cresciuto fino a 2,5 volte superiore rispetto a novembre scorso) e dell’estrazione di gas dai pozzi esistenti. Nel frattempo, abbiamo assistito al giro africano dell’ad di Eni Descalzi e del governo che, in gran parte, appare come una «grande ammuina» del gas: tempi e certezze di buona parte di quei contributi sono infatti tutti da dimostrare. La questione che andrebbe posta è quale strategia ci vuole per ridurre in generale il ruolo del gas e, dunque, anche delle importazioni russe e non semplicemente come sostituirle con ipotetici altri flussi africani e lasciare immutato il (ricco) mercato del gas. Le dichiarazioni in Algeria sull’intenzione di sviluppare le rinnovabili e l’idrogeno verde in quel Paese (col retropensiero «così ci danno più gas») sembrano confermare l’intenzione del governo di lasciare da noi il gas al centro del sistema energetico. Invece questa fonte fossile va progressivamente ridotta: è l’unica via non solo per combattere la crisi climatica ma anche per aumentare l’indipendenza energetica ed evitare di creare altre dipendenze con fornitori esteri. Come abbiamo già ribadito, se Cingolani avesse realizzato gli 8 GW all’anno di rinnovabili promessi, che proiettate fino al 2030 servirebbero per l’obiettivo […]
DI GIANFRANCO AMENDOLA, IL FATTO QUOTIDIANO, 24 APRILE 2022 Sono diverse le inesattezze dette in merito a un futuro inceneritore a Roma. Ecco quali.1) Ce lo chiede l’EuropaFalso. La normativa europea in materia di rifiuti è coerente con la gerarchia dei rifiuti dell’Ue e mira a elevare il livello della gestione dei rifiuti privilegiando la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio e non la termovalorizzazione o, peggio, la discarica.2) Favorisce l’economia circolareFalso. Secondo la Commissione europea, “i processi di termovalorizzazione possono svolgere un ruolo nella transizione a un’economia circolare a condizione che la gerarchia dei rifiuti dell’Ue funga da principio guida e che le scelte fatte non ostacolino il raggiungimento di livelli più elevati di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio”. Proprio quello che non avviene a Roma.3) Serve per la transizione ecologicaFalso. Secondo la Commissione europea lo smaltimento, in discariche o tramite incenerimento, “è di solito l’opzione meno favorevole ai fini della riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra; viceversa, la prevenzione, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti offrono il maggiore potenziale di riduzione di tali emissioni. Non a caso, nel Regolamento Ue 2020/852 la tassonomia Ue non include l’incenerimento tra le tecnologie che prevengono i cambiamenti climatici.4) Zero emissioniFalso. Sulla base di dati dell’Unione europea l’incenerimento dei rifiuti, anche in assetto cogenerativo con produzione di elettricità e di calore, registra emissioni di Co2 superiori addirittura a una turbogas a metano, ovvero 625/500 g per kWh prodotto (energia e calore) rispetto a 365 per il metano.5) Può usufruire dei fondi europei PnrrFalso. Nelle recenti linee guida pubblicate dalla Commissione europea sull’interpretazione del principio “non arrecare danno significativo all’ambiente” l’incenerimento dei rifiuti è considerato un’attività che arreca un danno significativo all’ambiente. Proprio per questo, gli impianti che bruciano rifiuti per produrre energia, sono esclusi totalmente dalla tassonomia della finanza Ue.6) […]
Il modello previsto a Roma brucia rifiuti “sporchi” DI VINCENZO BISBIGLIA, IL FATTO QUOTIDIANO, 24 APRILE 2022 Il termovalorizzatore che propone Roberto Gualtieri per Roma è già vecchio. E potrebbe essere una tecnologia superata nel 2026, quando – è l’obiettivo dichiarato dal sindaco – il nuovo impianto dovrebbe essere avviato. L’Ue non ne ha previsto il finanziamento con i fondi del Pnrr – non lo ritiene in linea con gli obiettivi sui gas serra – e lo posiziona al penultimo posto (prima solo delle discariche) nelle priorità per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Negli altri paesi europei, infatti, è già iniziata la “decarbonizzazione”, che porterà alla chiusura di parte degli inceneritori. Quello immaginato per Roma, invece, prevede l’emissione di 720mila tonnellate annue di Co2 nell’atmosfera (a fronte di 600mila tonnellate di rifiuti bruciati) e 6 miliardi di metri cubi di fumi caldi a una temperatura compresa tra i 160 e i 200 gradi.“Tal quale”Il sacchetto nel “forno”Il modello citato da Gualtieri è quello di Copenaghen, con il famoso inceneritore con pista da sci inaugurato nel 2017. E poi c’è Brescia, costruito da A2A e aperto addirittura nel 1998. Entrambi gli impianti bruciano (anche) il cosiddetto “tal quale”. Cosa significa? Che l’inceneritore romano avrà la possibilità di mandare “in griglia” i sacchetti dell’immondizia così come si raccolgono in strada, e non solo il combustibile (Css) prodotto negli impianti di trattamento meccanico-biologico. È stato lo stesso Gualtieri, martedì scorso, a dire che il Tmb di Rocca Cencia (uno dei tre funzionanti in città) sarà chiuso. E che i dati forniti dalla sua predecessora, Virginia Raggi (obiettivo 70% di raccolta differenziata), erano “sbagliati”, in una città dove oggi l’immondizia non riciclata tocca quota 55%. “Bruciare il ‘tal quale’ ha un impatto sui costi – dice al Fatto Alessandro Marangoni, economista specializzato nei […]
DI LUCA MERCALLI, IL FATTO QUOTIDIANO, 24 APRILE 2022 In Italia – La Pasqua si è distinta per i forti temporali con grandine e inondazioni di strade a Palermo e dintorni (73 mm di precipitazione a Misilmeri). Intervallo soleggiato tra Pasquetta e martedì 19 aprile, poi una depressione dalle Baleari ha attivato una burrasca di scirocco caldo che ha nuovamente colpito la Sicilia settentrionale, già interessata con danni lo scorso 30 marzo: molti alberi caduti sotto le raffiche culminate giovedì a 142 km/h sui colli del Messinese, mentre all’osservatorio di Palermo si toccavano 26,9 °C. Le piogge si sono fatte intense nella notte tra giovedì e venerdì in Emilia-Romagna generando la piena improvvisa dei fiumi appenninici che prima erano in secca, specie tra Bologna e Cesena, dove sono caduti fin oltre 100 d’acqua, quasi il doppio della norma di aprile in poche ore. Ieri una bella piovuta ha finalmente interessato anche le assetate Alpi occidentali e nei prossimi giorni se ne potrà valutare l’efficacia nell’attenuazione della storica siccità padana. L’Inventario nazionale delle emissioni di gas serra redatto dall’Ispra dice che nel 2020 le attività antropiche in Italia hanno prodotto 381 milioni di tonnellate di Co2, pari a circa 6 tonnellate per abitante, e -9% rispetto al 2019 per effetto dei lockdown Covid-19. Il rimbalzo dovuto alla ripresa di economia e mobilità nel 2021 è del 7%, ciononostante il nostro Paese rimarrà comunque in linea con la tendenza al calo delle emissioni iniziato nel 2005 e giunto nel 2020 a -27% rispetto all’anno-base 1990, eppure occorre fare molto di più per centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, accelerando come non mai su rinnovabili ed efficienza energetica. Per questo è benvenuto il primo impianto eolico offshore del Mediterraneo (30 megawatt), finalmente inaugurato a Taranto dopo un esagerato iter autorizzativo di 14 anni! […]