La centrale solare degli sprechi: soldi buttati e non funziona

Centinaia di pannelli fotovoltaici sono stati installati sull’isola, per un costo che supera il due milioni di euro. Doveva alimentare il dissalatore, ma è una cattedrale nel deserto

DI PIETRO MECAROZZI, FATTO FOR FUTURE, 10 MAGGIO 2022

Iniziata bene, finita male. È la centrale solare dell’isola di Lipari, fiore all’occhiello green della Sicilia, realizzata con fondi regionali, tra il 2014 e il 2015, per produrre energia per il potabilizzatore dell’isola, ma mai entrata in funzione.

Uno spreco di risorse frutto di una serie di difetti tecnici, incongruenze, contenziosi e cavilli burocratici, che hanno mandato in malora l’intero impianto. Situata sul monte Sant’Angelo, quello di Lipari il più grande impianto fotovoltaico fra le piccole isole del Mediterraneo: oltre 1000 chilowatt di potenza che avrebbero dovuto alimentare durante il giorno il nuovo dissalatore (con quota parte di circa il 20-30%), che adesso funziona a regime ridotto con gruppi elettrogeni a gasolio.

La centrale solare si trova a 600 metri sul livello del mare: si estende per diverse centinaia di metri quadrati, tutte disseminate di pannelli solari (mai entrati in funzione). Il motivo? “Un contenzioso tra la ditta costruttrice, il gestore del potabilizzatore e la Regione. La società appaltatrice è fallita, anche a causa delle spese che avrebbe dovuto sostenere per la costruzione della centrale, mentre la Regione per il momento ha le mani legate”, ci spiega un assessore del Comune di Lipari.

Soggetto spettatore è invece proprio il Comune dell’isola, che non può intervenire finché tutti i nodi giudiziari ed economici non saranno risolti. “È uno spreco per il comune e per i suoi cittadini. Ma è anche uno spreco di fondi pubblici e un passo indietro sul fronte della transizione ecologica”, continua l’assessore.

L’obiettivo della centrale solare era infatti quello di produrre energia pulita per il potabilizzatore dell’isola ed eviterà l’importazione di una quantità di energia 3 volte superiore di olio combustibile. Ad oggi invece il dissalatore, che secondo le stime preliminari dell’opera doveva produrre 9mila metri cubi di acqua al giorno, ne produce 4mila, a causa di problematiche progettuali e per la carenza di alimentazione energetica mai aumentata con la centrale solare mai entrata in funzione. Sono centinaia i pannelli fotovoltaici installati all’interno dell’invaso idrico artificiale del monte, per un costo di costruzione che supera il due milioni di euro, che adesso rischiano di non essere più utilizzabile: “Abbandonato alle intemperie e vittima di atti vandalici, l’intero impianto si è deteriorato e difficilmente potrà essere rimesso in funzione”, spiega un assessore del Comune di Lipari

L’energia per il dissalatore si produce quindi col gasolio, con tutti i problemi che ne derivano in fatto di aumento dei costi e di inquinamento atmosferico. Senza contare i costi logistici e di consumo che vanno a gravare sui Comuni e sulla popolazione locale, in quanto una carenza idropotabile spinge le amministrazioni ad avvalersi di continue navi cisterna che fanno la spola con la terraferma. E dopo le ultime analisi, sembrerebbe anche che l’intero impianto “non sia più tecnologicamente adeguato e che forse costerebbe meno smaltirlo che riattivarlo”, aggiunge l’assessore.

L’ufficio dell’Energia della Regione Sicilia – diretto interessato nella vicenda – ha invece una diversa versione dei fatti. In quanto ad oggi i contenziosi in corso sono due, “uno dalla Regione contro l’azienda costruttrice, e viceversa”. La situazione è sempre stata ingarbugliata, tra “continui cambi di Rup (Responsabile Unico del Procedimento, ndr), il commissariamento del progetto e una scelta tecnica mai condivisa dai vertici regionali”, ovvero quella di “limitare l’energia prodotta dalla centrale solare al solo dissalatore, invece di renderla di consumo generale”, puntualizzano dalla Regione.

Oggi sul progetto è attivo un commissario regionale, che sta studiando le possibili soluzioni da adottare. “Per l’analisi di prospetti e calcoli abbiamo acceso una collaborazione con l’Università di Palermo, con la quale – in attesa della risoluzione giuridica – cercheremo la via più economia ed ecologica per risollevare il sito. Anche se, i primi responsi confermerebbero quello che nessuno si augurava: ovvero che l’intera centrale solare non è in grado di essere riattivata, e dovrebbe essere portata alla dismissione totale, senza mai essere stata attivata. Un vero e proprio spreco all’italiana”, concludono dalla Regione.

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