La tutela ambientale nel nostro Paese è apertamente, a parole, condivisa da tutte le forze politiche. Tutti, indistintamente dalla casacca politica, cavalcano i temi dell’ambiente considerandoli proprio come un elemento imprescindibile del programma elettorale, purché, non s’intacchino le lobby: cacciatori, industrie estrattive ecc., quando si tratta di prendere decisioni rilevanti, ogni buona intenzione viene calpestata e disattesa, anche in violazione delle leggi italiane e comunitarie. E’ il caso dei siti S.I.C. (Siti d’Importanza Comunitaria) e delle Z.p.S. (Zone di protezione Speciali). Aree naturali che sono state ufficialmente recepite dalla nostra legislazione nel 2005 anche se la direttiva europea risale al 1992 per i S.I.C. e al 1979 per le Z.p.S. Per queste aree, individuate dagli Stati membri e notificate alla Commissione Europea, come are degne di essere tutelate e valorizzate allo scopo di preservarle dal degrado e conservarle per le future generazioni, gli Stati membri dell’UE hanno ricevuto e continuano a ricevere finanziamenti europei per il loro mantenimento come rete natura 2000. In Italia, in Puglia nel periodo 2002/2004, con l’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, con a capo il Procuratore Capo dr. Nicola Barbera della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani si applicava alle aree SIC e ZPS la famosa delibera del 2.12.1996 del Comitato per le Aree Naturali Protette del Ministro dell’Ambiente, che annoverava i SIC e le ZPS nell’elenco delle aree naturali protette e dunque sottoposte ai vincoli della legge 394/91(legge quadro sulle aree naturali protette). Con una serie di sequestri operati dalla Magistratura italiana, confermate dalla Suprema Corte di Cassazione. Tale giurisprudenza urtò molte lobby tanto che convinsero l’ex Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, che la Delibera del 2.12.1996 andava abrogata e dunque nel 2005 venne emanato il D.M. che abrogava la Deliberazione del Comitato per le Aree Naturali Protette. L’Associazione […]