25 aprile 2014, Intervento tratto dal sito Eddyburg Secondo me, la chiusura di una fabbrica dovrebbe essere intesa come un lutto nazionale. Lo spegnimento dell’ultimo, ormai rimasto unico, altoforno dell’acciaieria di Piombino meriterebbe l’esposizione delle bandiere a mezz’asta. Con la morte di una fabbrica scompaiono non soltanto i posti di lavoro; forse i lavoratori dell’acciaieria di Piombino conserveranno un salario, forse saranno convertiti in operatori ecologici per spazzare le scorie di un secolo e mezzo di polveri e fumi; forse l’acciaieria a ciclo integrale sarà convertita in acciaieria con forni elettrici per trattare rottami o col processo Corex, senza cokeria e altoforno. In un momento di crisi come questo il pericolo di perdere un salario è certamente prioritario rispetto ad altre considerazioni. Ma “la fabbrica” è qualcosa di più di un posto di lavoro; la fabbrica è qualcosa di vivo che trasforma le risorse della natura, minerali o prodotti agricoli, in merci, in oggetti non solo vendibili, ma utili, necessari per la vita di altre persone. La fabbrica è storia; attraverso i capannoni di Piombino sono passate generazioni di operai e tecnici; accanto a quelle macchine sono morti padri di famiglia, per imprevidenza o egoismo dei datori di lavoro (non a caso i sette omicidi di Torino si sono avuti in un’altra acciaieria, quella della Thyssen Krupp); in quella fabbrica si sono concretizzate le speranze del primo giorno di lavoro e l’orgoglio di entrare a far parte di una famiglia, si sono svolte azioni di solidarietà, come anche di conflitti. Nella “fabbrica” è nata la classe operaia — parola che non si deve oggi pronunciare — sono cresciuti i conflitti per un orario di lavoro più decente, per un salario che permettesse di sfamare le famiglie e di mandare i figli a scuola.Nella fabbrica è nata, con buona pace degli […]
Archivi Giornalieri: 28 Aprile 2014
La tutela ambientale nel nostro Paese è apertamente, a parole, condivisa da tutte le forze politiche. Tutti, indistintamente dalla casacca politica, cavalcano i temi dell’ambiente considerandoli proprio come un elemento imprescindibile del programma elettorale, purché, non s’intacchino le lobby: cacciatori, industrie estrattive ecc., quando si tratta di prendere decisioni rilevanti, ogni buona intenzione viene calpestata e disattesa, anche in violazione delle leggi italiane e comunitarie. E’ il caso dei siti S.I.C. (Siti d’Importanza Comunitaria) e delle Z.p.S. (Zone di protezione Speciali). Aree naturali che sono state ufficialmente recepite dalla nostra legislazione nel 2005 anche se la direttiva europea risale al 1992 per i S.I.C. e al 1979 per le Z.p.S. Per queste aree, individuate dagli Stati membri e notificate alla Commissione Europea, come are degne di essere tutelate e valorizzate allo scopo di preservarle dal degrado e conservarle per le future generazioni, gli Stati membri dell’UE hanno ricevuto e continuano a ricevere finanziamenti europei per il loro mantenimento come rete natura 2000. In Italia, in Puglia nel periodo 2002/2004, con l’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, con a capo il Procuratore Capo dr. Nicola Barbera della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani si applicava alle aree SIC e ZPS la famosa delibera del 2.12.1996 del Comitato per le Aree Naturali Protette del Ministro dell’Ambiente, che annoverava i SIC e le ZPS nell’elenco delle aree naturali protette e dunque sottoposte ai vincoli della legge 394/91(legge quadro sulle aree naturali protette). Con una serie di sequestri operati dalla Magistratura italiana, confermate dalla Suprema Corte di Cassazione. Tale giurisprudenza urtò molte lobby tanto che convinsero l’ex Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, che la Delibera del 2.12.1996 andava abrogata e dunque nel 2005 venne emanato il D.M. che abrogava la Deliberazione del Comitato per le Aree Naturali Protette. L’Associazione […]
A Porto Allegre, in Brasile, nell’ambito del Forum Mondiale sull’amianto, fu proposta dall’ABREA (Associazione Brasiliani Esposti Amianto) una giornata da dedicare alla memoria delle persone morte a causa di questo minerale. Successivamente, in occasione della Conferenza Europea sull’amianto, tenutasi a Bruxelles il 22 settembre 2005, questa proposta fu ripresa ed in quella sede si stabilì, vista la concomitanza con la “Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, la data del 28 Aprile quale Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto. L’Associazione Familiari Vittime dell’amianto (AFeVA)di Bari ed il Comitato Cittadino Fibronit per celebrare l’ottava ricorrenza di questa giornata, si riuniranno alle ore 17 presso i locali (Sala Angelo Moscati) della Parrocchia di San Sabino (Bari – nei pressi di Torre Quetta) per ricordare i tanti associati vittime degli effetti patologici dell’amianto. “La ricerca deve curare le malattie ed il mesotelioma in particolare, ma anche indicare alle istituzioni come recepire le evidenze scientifiche per prevenire una lotta ancora difficile e dolorosa. Su questo fronte c’è forse ancor più da fare che nei laboratori.” Partendo da questa affermazione del Prof. Antonio Mutti, uno tra più importanti studiosi nella ricerca per la cura del Mesotelioma Pleurico, riteniamo che il significato autentico della celebrazione commemorativa debba essere non solo quello di riproporre a tutta l’opinione pubblica la gravità della catastrofe sanitaria ed ambientale che l’utilizzo dell’amianto ha comportato e che tuttora comporta, ma sulla necessità di soffermarsi proprio sui progressi che la ricerca della cura del Mesotelioma Pleurico ha ottenuto con uno sguardo particolare al nuovo Piano nazionale Amianto, nonché allo stato dell’arte della messa in sicurezza definitiva del maggior sito inquinato della nostra Città, la Fibronit. Antonio Mutti A Bologna, nell’ambito della Giornata Mondiale vittime del Lavoro, Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia Romagna, in […]
Con la Legge n. 257 del 27 marzo 1992 sono state dettate le “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”. “Sono tremila le scuole che contengono ancora amianto. E, a 22 anni dalla legge che lo ha messo al bando, è inammissibile. La bonifica dell’amianto dall’Italia è un’emergenza che riguarda edifici pubblici, luoghi di lavoro e soprattutto le scuole. Considerato il tempo di latenza della malattia, bisogna intervenire al più presto e garantire lo smaltimento più efficace che deve assolutamente prevedere l’utilizzo di una filiera corta”. Sono le parole del deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Zolezzi della Commissione Ambiente della Camera, durante la conferenza stampa che si è svolta il 24 aprile 2014 con l’Osservatorio nazionale amianto (ONA) presso la Sala Stampa della Camera. Alberto Zolezzi Tema questo che si innesta con la nuova legge sui delitti ambientali approvata alla Camera e ora al Senato: “È fondamentale che la contraffazione ambientale diventi reato penale. Perché lo smaltimento illecito è un business miliardario e questo è l’unico mezzo per disincentivarlo”. Una strage ‘silenziosa’ che provoca 5.000 morti all’anno, e che è ancora lontana dall’esser risolta. Questa è l’Italia che porta ancora nel suo bagaglio quasi 40 milioni di tonnellate di amianto, custodite tra l’altro anche in circa 3.000 scuole. In Italia ci sono infatti, sparse su tutto il territorio, oltre 34 milioni di tonnellate di amianto compatto e altri 3 milioni friabile. Secondo Legambiente le stime parlano di oltre 34.148 siti ancora da bonificare. “Come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato una proposta di legge a prima firma D’Incà e, vista la difficoltà di calendarizzazione, l’abbiamo aggiornata con una risoluzione ad hoc”. Il 13 luglio 2013 l’On. Salvatore D’Incà (M5S) ha presentato la Proposta di legge C 1366 firmata da altri 30 deputati del Movimento 5 Stelle, concernente “Disposizioni per il recepimento della […]