OGGI SI SONO SVOLTI I FUNERALI DI RINO PAVANELLO PRESIDENTE NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE “AMBIENTE E LAVORO” . E’ DIFFICILE FARSENE UNA RAGIONE SI TRATTA DI UNA PERDITA INCOLMABILE PER IL MONDO DEL LAVORO E PER IL MONDO DELL’AMBIENTE. RINO ERA RIUSCITO IN QUESTI ANNI A CONIUGARE UN VUOTO E UN RITARDO DI ELABORAZIONE E DI AZIONE DEL QUALE STIAMO ANCORA PAGANDO LE CONSEGUENZE. CON IL NOSTRO LAVORO SPERIAMO ANCHE, SE IN PICCOLA PARTE, DI CONTINUARE A FARE CIO’ CHE LUI HA FATTO INSTANCABILMENTE FINO ALLA FINE. Guido Pollice, presidente della associazione Verdi Ambiente e Società
Archivi Mensili: Aprile 2014
Il 10 maggio la Calabria potrà prendere una duplice boccata d’aria. È il giorno scelto dai comitati ambientali calabresi per manifestare nelle strade di Cosenza il loro dissenso alle politiche regionali in materia di rifiuti, e rappresenta anche la data di scadenza dell’ordinanza di Scopelliti che autorizza lo sversamento del “tal quale” direttamente nelle sature discariche regionali. L’avvicinarsi della scadenza di questa deroga, che più volte Giunta e Dipartimento hanno dichiarato di non voler prorogare, sta però facendo andare in agitazione il personale degli stessi uffici; particolarmente attivo in queste ore, pare non sappia più che pesci prendere. Cosa devono aspettarsi i calabresi? Nulla di nuovo, le solite grottesche soluzioni tampone, come dimostrano i flop degli ultimi tempi in cui il bando per la gara d’appalto per il trattamento fuori regione dei rifiuti di fatto è stato annullato perché una delle società che facevano parte dell’associazione temporanea di imprese, unica partecipante al bando, non aveva l’iscrizione alla Camera di Commercio. Anche il governo ha risposto “picche” alla solita richiesta di poteri speciali. Il Ministro Galletti, ribadendo un concetto che ambientalisti e comitati ripetono ormai da quasi vent’anni, ha detto “NO”, invitandoli a rispettare le leggi che già ci sono. Evidentemente è l’organizzazione a livello locale che manca. Ora ci provano convocando gestori degli impianti e enti interessati a studiare l’ennesima manovra straordinaria, soffiando sul fuoco della nuova emergenza alle porte. Ma quali sarebbero queste proposte sulle quali i tecnici regionali stanno lavorando in questi giorni di frenetiche riunioni? La prima è geniale. Visto che il sistema impiantistico regionale non è in grado di trattare la totalità dei rifiuti prodotti in Calabria, e visto che non si può spingere sulla differenziata porta-a-porta, altrimenti tale quantità diminuirebbe per incanto, senza bisogno quindi di ampliare gli impianti, di costruirne di nuovi, di spendere […]
Articolo di Elisabetta Andreis pubblicato sulla cronaca di Milano del Corriere della Sera del 20 aprile 2014 Elisabetta Andreis è laureata in Economia Politica all’Università Bocconi di Milano, scrive sulla pagine milanesi del Corriere della Sera e sui blog La 27esima Ora e Buone Notizie. Elisabetta Andreis Nella Grande Milano non trova posto la distinzione tra centro e periferia e ogni zona ha «opportunità pari alle altre» ha dichiarato l’assessore alla Cultura, Filippo del Corno. Filippo del Corno Tuttavia, l’impressione è diversa: man mano che ci si allontana dal Duomo sono sempre di più le aree dove regnano disagio, miseria, marginalità. Eppure è proprio qui — tra muri imbrattati, sporcizia nei parchi e nelle strade, scarso rispetto per le regole e apatia da parte di molti — che le periferie stanno trovando una loro identità allegra e forte. Perché più che altrove si è fatto largo qualcosa di nuovo: una «magia» collettiva che rigenera il territorio e dà vita ad una Milano diversa. «Davanti al degrado — spiega l’esperto di politiche urbane Paolo Cottino — la riqualificazione degli edifici da sola non basta a migliorare la vivibilità: gli abitanti devono fortemente volere le trasformazioni, attivarle e poi partecipare al rinnovamento, altrimenti non accade nulla». Paolo Cottino In diverse aree, come Giambellino e Ponte Lambro, l’impulso iniziale è arrivato dai Laboratori di quartiere. Case del quartiere Giambellino Ponte Lambro Altre volte sono stati comitati, scuole, associazioni a muoversi per primi. Gente che ha imparato a riunirsi in rete. Per fare e per chiedere. Ed è così che cambia la cultura: a colpi di solidarietà e voglia di agire. Quasi un miracolo, per esempio, la rinascita del parco all’ex-sieroterapico, grande area dismessa tra i due Navigli: «Sta diventando un’enorme oasi naturalistica in città — […]
Articolo di Maurizio Gritta, presidente della cooperativa agricola IRIS BIO, pubblicato il 24 aprile 2014 su Altreconomia. Maurizio Gritta È primavera, e la natura si risveglia. Mentre l’agricoltura si dedica alla semina di stagione, alcuni cittadini prendono consapevolezza che l’ambiente è importante per la qualità della nostra vita. Altri cittadini e imprese, invece, non ritengono fondamentale mantenere un equilibrio nell’utilizzo delle risorse che la natura ci offre. Per questo torna la proposta di autorizzare l’utilizzo di sementi geneticamente modificate (Ogm). Sostengono che queste sementi produrranno di più, saranno più resistenti a malattie e parassiti, qualcuno addirittura che saranno meno dannose per l’alimentazione umana. False motivazioni scientifiche, per coprire il vero scopo di tutto questo: il profitto, o il facile guadagno. Ma noi, cittadini e agricoltori, non solo i biologici, possiamo “fare” di fronte all’autorizzazione alle semine Ogm in Europa e Italia. Per cominciare, firmando la petizione promossa da Greenpeace, Avaaz eFriends of the Earth per chiedere una moratoria (per info: www.liberidaogm.org o www.greenpeace.org/italy). Oppure acquistando solo prodotti biologici che non utilizzano queste sementi geneticamente modificate; ma anche prendendo ad esempio e aiutando tante piccole realtà che lavorano per sottrarre territorio agricolo a un “futuro Ogm”. Nel Salento, fra Francavilla e San Marzano, la comune autogestita Urupia coltiva 35 ettari di cui 25 a oliveto, 4 a vigna e il resto -a rotazione- con un grande orto a metodo biologico, insegnando e trasmettendo a chi volesse esserne ospite le varie pratiche di lavoro e condivisione di vita. A Fano (Pu), un gruppo di cittadine ha costituito un’associazione e ottenuto in gestione dal Comune circa 6mila metri quadrati di terra, già previsti per l’urbanizzazione riuscendo a organizzare e gestire uno spazio per i bambini del quartiere con orti e relativo mercatino. […]
Su questo stesso sito il 15 marzo 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Stop alla primavera transgenica” che dava fra l’altro la notizia del ricorso presentato al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento del Decreto interministeriale del 12 luglio 2013 che vieta per 18 mesi la coltivazione su tutto il territorio italiano del mais Monsanto MON 810 (http://vasonlus.it/?p=4051#more-4051). Nel successivo articolo pubblicato il 26 (25) marzo 2014 con il titolo “Il ministro delle politiche agricole Martina: «L’Italia resta no-Ogm»” è stata confermata la notizia del ricorso n. 10302/2013 presso il TAR del Lazio, precisando che è stato presentato dall’agricoltore friulano Giorgio Fidenato (http://vasonlus.it/?p=4116). Giorgio Fidenato Sono intervenute ad opponendum a fianco del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente e della Regione Friuli Venezia Giulia la Confederazione Nazionale Coldiretti, il Codacons, lo Slow Food Italia, la Legambiente, Greenpeace, la Associazione Nazionale Città del Vino, la Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica – Federbio, la Fondazione Univerde ed ASSEME, Associazione Sementieri Mediterranei. Con separato ricorso è stato impugnato il Decreto interministeriale del 12 luglio 2013 anche da parte del sig. Silvano Della Libera, anche lui agricoltore friulano, Vice Presidente della associazione Futuragra. Silvano Della Libera Sono intervenute ad adiuvandum la Associazione Italiana Maiscoltori e la Associazione Luca Coscioni sostenendo la fondatezza delle dedotte doglianze: è intervenuta invece ad opponendum la Onlus Greenpeace. Con Sentenza del TAR del Lazio n. 4410 del 23 aprile 2014 la Sezione Terza Quater ha respinto il ricorso di Fidenato contro il decreto ministeriale del 12 luglio 2013 che vietava per 18 mesi la coltivazione di varietà mais geneticamente modificato MON 810, ritenendo il provvedimento ministeriale perfettamente legittimo. La Sezione Terza Quater ha ritenuto dapprima <<necessario richiamare la normativa sia nazionale che comunitaria disciplinante la materia oggetto […]
25 aprile 2014, Intervento tratto dal sito Eddyburg Secondo me, la chiusura di una fabbrica dovrebbe essere intesa come un lutto nazionale. Lo spegnimento dell’ultimo, ormai rimasto unico, altoforno dell’acciaieria di Piombino meriterebbe l’esposizione delle bandiere a mezz’asta. Con la morte di una fabbrica scompaiono non soltanto i posti di lavoro; forse i lavoratori dell’acciaieria di Piombino conserveranno un salario, forse saranno convertiti in operatori ecologici per spazzare le scorie di un secolo e mezzo di polveri e fumi; forse l’acciaieria a ciclo integrale sarà convertita in acciaieria con forni elettrici per trattare rottami o col processo Corex, senza cokeria e altoforno. In un momento di crisi come questo il pericolo di perdere un salario è certamente prioritario rispetto ad altre considerazioni. Ma “la fabbrica” è qualcosa di più di un posto di lavoro; la fabbrica è qualcosa di vivo che trasforma le risorse della natura, minerali o prodotti agricoli, in merci, in oggetti non solo vendibili, ma utili, necessari per la vita di altre persone. La fabbrica è storia; attraverso i capannoni di Piombino sono passate generazioni di operai e tecnici; accanto a quelle macchine sono morti padri di famiglia, per imprevidenza o egoismo dei datori di lavoro (non a caso i sette omicidi di Torino si sono avuti in un’altra acciaieria, quella della Thyssen Krupp); in quella fabbrica si sono concretizzate le speranze del primo giorno di lavoro e l’orgoglio di entrare a far parte di una famiglia, si sono svolte azioni di solidarietà, come anche di conflitti. Nella “fabbrica” è nata la classe operaia — parola che non si deve oggi pronunciare — sono cresciuti i conflitti per un orario di lavoro più decente, per un salario che permettesse di sfamare le famiglie e di mandare i figli a scuola.Nella fabbrica è nata, con buona pace degli […]
La tutela ambientale nel nostro Paese è apertamente, a parole, condivisa da tutte le forze politiche. Tutti, indistintamente dalla casacca politica, cavalcano i temi dell’ambiente considerandoli proprio come un elemento imprescindibile del programma elettorale, purché, non s’intacchino le lobby: cacciatori, industrie estrattive ecc., quando si tratta di prendere decisioni rilevanti, ogni buona intenzione viene calpestata e disattesa, anche in violazione delle leggi italiane e comunitarie. E’ il caso dei siti S.I.C. (Siti d’Importanza Comunitaria) e delle Z.p.S. (Zone di protezione Speciali). Aree naturali che sono state ufficialmente recepite dalla nostra legislazione nel 2005 anche se la direttiva europea risale al 1992 per i S.I.C. e al 1979 per le Z.p.S. Per queste aree, individuate dagli Stati membri e notificate alla Commissione Europea, come are degne di essere tutelate e valorizzate allo scopo di preservarle dal degrado e conservarle per le future generazioni, gli Stati membri dell’UE hanno ricevuto e continuano a ricevere finanziamenti europei per il loro mantenimento come rete natura 2000. In Italia, in Puglia nel periodo 2002/2004, con l’inchiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, con a capo il Procuratore Capo dr. Nicola Barbera della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani si applicava alle aree SIC e ZPS la famosa delibera del 2.12.1996 del Comitato per le Aree Naturali Protette del Ministro dell’Ambiente, che annoverava i SIC e le ZPS nell’elenco delle aree naturali protette e dunque sottoposte ai vincoli della legge 394/91(legge quadro sulle aree naturali protette). Con una serie di sequestri operati dalla Magistratura italiana, confermate dalla Suprema Corte di Cassazione. Tale giurisprudenza urtò molte lobby tanto che convinsero l’ex Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, che la Delibera del 2.12.1996 andava abrogata e dunque nel 2005 venne emanato il D.M. che abrogava la Deliberazione del Comitato per le Aree Naturali Protette. L’Associazione […]
A Porto Allegre, in Brasile, nell’ambito del Forum Mondiale sull’amianto, fu proposta dall’ABREA (Associazione Brasiliani Esposti Amianto) una giornata da dedicare alla memoria delle persone morte a causa di questo minerale. Successivamente, in occasione della Conferenza Europea sull’amianto, tenutasi a Bruxelles il 22 settembre 2005, questa proposta fu ripresa ed in quella sede si stabilì, vista la concomitanza con la “Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”, la data del 28 Aprile quale Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto. L’Associazione Familiari Vittime dell’amianto (AFeVA)di Bari ed il Comitato Cittadino Fibronit per celebrare l’ottava ricorrenza di questa giornata, si riuniranno alle ore 17 presso i locali (Sala Angelo Moscati) della Parrocchia di San Sabino (Bari – nei pressi di Torre Quetta) per ricordare i tanti associati vittime degli effetti patologici dell’amianto. “La ricerca deve curare le malattie ed il mesotelioma in particolare, ma anche indicare alle istituzioni come recepire le evidenze scientifiche per prevenire una lotta ancora difficile e dolorosa. Su questo fronte c’è forse ancor più da fare che nei laboratori.” Partendo da questa affermazione del Prof. Antonio Mutti, uno tra più importanti studiosi nella ricerca per la cura del Mesotelioma Pleurico, riteniamo che il significato autentico della celebrazione commemorativa debba essere non solo quello di riproporre a tutta l’opinione pubblica la gravità della catastrofe sanitaria ed ambientale che l’utilizzo dell’amianto ha comportato e che tuttora comporta, ma sulla necessità di soffermarsi proprio sui progressi che la ricerca della cura del Mesotelioma Pleurico ha ottenuto con uno sguardo particolare al nuovo Piano nazionale Amianto, nonché allo stato dell’arte della messa in sicurezza definitiva del maggior sito inquinato della nostra Città, la Fibronit. Antonio Mutti A Bologna, nell’ambito della Giornata Mondiale vittime del Lavoro, Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia Romagna, in […]
Con la Legge n. 257 del 27 marzo 1992 sono state dettate le “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”. “Sono tremila le scuole che contengono ancora amianto. E, a 22 anni dalla legge che lo ha messo al bando, è inammissibile. La bonifica dell’amianto dall’Italia è un’emergenza che riguarda edifici pubblici, luoghi di lavoro e soprattutto le scuole. Considerato il tempo di latenza della malattia, bisogna intervenire al più presto e garantire lo smaltimento più efficace che deve assolutamente prevedere l’utilizzo di una filiera corta”. Sono le parole del deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Zolezzi della Commissione Ambiente della Camera, durante la conferenza stampa che si è svolta il 24 aprile 2014 con l’Osservatorio nazionale amianto (ONA) presso la Sala Stampa della Camera. Alberto Zolezzi Tema questo che si innesta con la nuova legge sui delitti ambientali approvata alla Camera e ora al Senato: “È fondamentale che la contraffazione ambientale diventi reato penale. Perché lo smaltimento illecito è un business miliardario e questo è l’unico mezzo per disincentivarlo”. Una strage ‘silenziosa’ che provoca 5.000 morti all’anno, e che è ancora lontana dall’esser risolta. Questa è l’Italia che porta ancora nel suo bagaglio quasi 40 milioni di tonnellate di amianto, custodite tra l’altro anche in circa 3.000 scuole. In Italia ci sono infatti, sparse su tutto il territorio, oltre 34 milioni di tonnellate di amianto compatto e altri 3 milioni friabile. Secondo Legambiente le stime parlano di oltre 34.148 siti ancora da bonificare. “Come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato una proposta di legge a prima firma D’Incà e, vista la difficoltà di calendarizzazione, l’abbiamo aggiornata con una risoluzione ad hoc”. Il 13 luglio 2013 l’On. Salvatore D’Incà (M5S) ha presentato la Proposta di legge C 1366 firmata da altri 30 deputati del Movimento 5 Stelle, concernente “Disposizioni per il recepimento della […]