Termodinamico solare: comitati e associazioni propongono un emendamento al decreto legislativo sulle fonti rinnovabili per vietare l’installazione di impianti industriali in aree agricole

Il land grabbing (traducibile in italiano come accaparramento della terra/dei terreni) è una controversa questione economica e geopolitica, venuta alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo, che riguarda gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante acquisto o affitto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati.

Con riferimento in particolare alla Regione Basilicata ne ha parlato l’Ing. Donato Cancellara, socio della Sezione Vulture Alto Bredano di Italia Nostra nonché membro della Associazione Intercomunale Lucania, in un articolo pubblicato su Il Quotidiano della Basilicata del 24 marzo 2014.

Immagine.Il Quotidiano della Basilicata del 24 marzo 2014

Con riferimento più specifico all’impianto solare termodinamico in Comune di Banzi (PZ) l’ing. Donato Cancellara aveva già scritto un articolo dal titolo “Il termodinamico azzera il suolo agricolo” pubblicato sempre su Il Quotidiano della Basilicata dell’11 marzo 2014.

 Immagine.Il Quotidiano della Basilicata dell'11 marzo 2014

Con riferimento anche all’impianto solare termodinamico in Comune di Banzi (PZ) la Associazione Intercomunale Lucania, sorta il 20 gennaio 2014 dall’omonimo Comitato, in un Documento del 1 maggio 2014 ha dimostrato le conseguenze derivanti dalla dismissione di un impianto solare.

 Immagine.Associazione Intercomunale Lucania

Poco prima l’Associazione Intercomunale Lucania si è fatta promotrice assieme alla Associazione per il Miglioramento delle Condizioni Ambientali “A.Mi.C.A.”, al Comitato NO Megacentrale Guspini ed al Comitato Terra che ci Appartiene Gonnosfanadiga di una relazione sull’urgenza di impedire esplicitamente la collocazione in zona agricola di impianti industriali alimentati dalle fonti energetiche di cui all’art. 2 comma 1 lett. A) del D.Lgs. n. 387/2003.

 Immagine.A.MI.C.A

 Immagine.comitato no megacentrale Guspini

 Immagine.comitato terra che ci appartiene

Hanno poi redatto una proposta su cui hanno chiesto ed ottenuto l’adesione della Accademia Kronos, della Associazione Italia Nostra Sardegna, della Associazione Italiana per la Wilderness, della Associazione Mediterranea per la Natura (MAN), della Associazione Nazionale Pro Natura, della associazione Verdi Ambiente e Società (VAS),della associazione WWF Sardegna, del Gruppo d’Intervento Giuridico e de L’Altritalia Ambiente.

 Immagine.Frontespizio proposta

Si chiede che sia adottato, con provvedimento urgente, una modifica all’art. 12 del Decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità” al fine di evitare che impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili vengano situati in aree agricole usufruendo di procedure semplificate e dell’istituto dell’esproprio, costituendo di fatto un nocumento grave per la salvaguardia dei suoli, delle comunità rurali e del paesaggio agricolo e del patrimonio culturale correlato, della biodiversità e della geo-pedodiversità, in contrasto con gli indirizzi della Costituzione artt. 9 (“Tutela il paesaggio…”) e 44 (“…aiuta la piccola e la media proprietà…”), con gli indirizzi di tutela del suolo e del paesaggio agricolo e delle comunità rurali della Politica Agricola Comune dell’UE, in contrasto infine con la legge 5 marzo 2001, n. 57, artt. 7 e 8, e con il delegato decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, artt. 14 e 21.

La proposta di modifica del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 vuole inoltre introdurre un principio di condivisione delle rinnovabili con il territorio evitando, sic et simpliciter, il ricorso indiscriminato all’istituto giuridico dell’esproprio, in virtù di una discutibile pubblica utilità, che tende a favorire una Greed Economy (economia avida di incentivi) piuttosto che una Green Economy (economia verde rispettosa dell’ambiente e del paesaggio), salvaguardando comunque la possibilità per le aziende agricole di utilizzo delle energie da fonti rinnovabili a sostegno e nell’ambito principale delle attività delle aziende stesse.

La Proposta del 27 aprile 2014 è stata inoltrata (PEC to PEC) nella mattina del successivo 28 aprile agli Enti in indirizzo con ricevuta di avvenuta consegna ed accettazione.

Ovviamente il deposito della proposta ai vari Ministeri vuol essere un punto di inizio e non di chiusura del lavoro.

Sono stati Infatti presi contatti con alcuni parlamentari che hanno dato disponibilità a discuterne nel loro gruppo per  farla propria con specifiche iniziative parlamentari.

Ciò permetterebbe di essere più incisivi sul Governo e sulle loro azioni.

Della proposta hanno dato notizia anche la Associazione Italia Nostra Sardegna (http://italianostrasardegna.blogspot.it/) ed il Gruppo d’Intervento Giuridico che in un articolo pubblicato il 3 maggio così ne parla: <<Nei giorni scorsi è stato, inoltre, compiuto un importante passo insieme a numerose associazioni e comitati ecologisti di varie parti d’Italia: una richiesta (28 aprile 2014) al Governo di modifica legislativa della disciplina degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili perché siano consentiti solo in aree industriali o comunque già degradate, con l’esclusione delle aree di rilievo naturalistico e agricole.>> (http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2014/05/03/stop-alla-speculazione-delle-energie-rinnovabili-nelle-campagne-fra-guspini-e-gonnosfanadiga-stop-al-consumo-delle-aree-naturali-e-agricole/#more-9762).

 

 

 

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