Come per quanto riguarda un’ampia varietà di materie prime, il suolo europeo non basta più da tempo a coprire i fabbisogni alimentari della popolazione dei Paesi membri. Per questo decine di milioni di ettari in ogni parte del Pianeta sono sfruttati intensivamente per il mercato europeo, talvolta dopo aver costretto le comunità rurali di questi Paesi a esodi forzati. Allo stesso tempo, però, l’Europa perde suolo: per il solo effetto della crescita di urbanizzazioni e infrastrutture, nell’ultimo cinquantennio l’Europa ha perso un’estensione di suolo agricolo di superficie pari a quella dell’intera Ungheria. Si tratta di una perdita su più fronti; il suolo intrappola una quantità di carbonio immensa, che per l’Europa equivale ad oltre 40 volte la CO2 emessa annualmente da trasporti, settore civile, industria. Il suolo è inoltre la culla della biodiversità terrestre e depura le acque, le assorbe e trattiene, svolgendo un ruolo fondamentale nella corretta gestione della risorsa idrica e nella prevenzione dei danni delle alluvioni. Appare dunque anacronistico che l’Europa non si sia ancora dotata di alcuna norma comune per la protezione del suolo, né di un programma di obiettivi vincolanti e di parametri per prevenire e contrastare gli inquinamenti, l’erosione, il degrado di una risorsa molto vulnerabile. Nell’Europa a 28 l’utilizzo smodato del territorio è legato alla crescita disordinata di edifici, cave, infrastrutture: negli anni 2000 il consumo di suolo è aumentato al ritmo di 100.000 ettari ogni anno, una superficie equivalente a quella di una città come Roma. La Eci – Iniziativa dei cittadini europei People4soil, che si è costituita grazie a due anni di capillare lavoro (sostenuto dal contributo di Fondazione Cariplo) a contatto con le reti associative europee, cerca ora di porre rimedio a questo paradosso lanciando oggi a Torino dal palco di Terra Madre una petizione con l’obiettivo di ottenere […]