Archivi Giornalieri: 29 Marzo 2017
“I Parchi italiani non possono più essere visti soltanto come i luoghi della conservazione: devono mettersi in gioco nella grande sfida di sviluppo sostenibile del nostro Paese. La riforma che arriva in Aula alla Camera ci avvicina molto a questo obiettivo“. Lo afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti. “Il nuovo testo – spiega il ministro – punta al buon funzionamento degli Enti, alla semplificazione e alla certezza nei tempi, a quella programmazione che in troppe realtà ancora manca. I piani dei Parchi Nazionali – aggiunge Galletti – vengono innanzitutto sottoposti a Valutazione Ambientale Strategica, assicurando dunque il controllo forte dei ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali per gli aspetti paesaggistici e saranno approvati in tempi definiti.” “Viene introdotto un nuovo metodo di selezione dei Direttori del Parco – prosegue Galletti -: la governance sarà aperta alle espressioni del territorio secondo requisiti definiti e rigorosi. È previsto anche un piano triennale di programmazione per le aree protette terrestri e marine, con la definizione di obiettivi e priorità, da realizzare attraverso uno stanziamento di 30 milioni di euro in tre anni“. “Grazie alla legge 394 del 1991 che ha istituito il sistema Parchi nazionali e delle aree marine protette – conclude il ministro – è cresciuto molto il grado di tutela ambientale del nostro Paese: oggi la sfida è ancor più ampia, ma diversa, perché si fonda su quel concetto di sviluppo sostenibile che un quarto di secolo fa non era declinato come lo è oggi in ogni settore della nostra economia. Questo per i Parchi vuol dire saper valorizzare la biodiversità, accompagnandola all’agricoltura di qualità, all’innovazione, al turismo sostenibile, alle energie rinnovabili, alla spinta culturale e giovanile“. (ANSA del 28 marzo 2017, ore 13:48)
Rilanciare l’industria del carbone per aumentare l’indipendenza energetica degli Usa e ricreare migliaia di posti di lavoro persi nelle miniere con le restrizioni introdotte da Barack Obama. Così la Casa Bianca motiva il decreto con cui Donald Trump intende rovesciare gran parte dell’eredita’ del suo predecessore sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Donald Trump firmerà oggi un ordine esecutivo che sospenderà, revocherà o metterà in lista per una revisione una mezza dozzina di provvedimenti che facevano parte del piano dell’ex presidente Barack Obama contro il riscaldamento globale. I l provvedimento – secondo il Washington Post – rovescerà l’approccio della precedente amministrazione che prevedeva un esame dell’impatto ambientale di ogni decisione federale. Tra le misure previste una revisione del Piano per l’energia pulita che restringe le emissioni di gas a effetto serra nelle centrali a combustibili fossili. Inoltre l’ordine presidenziale metterà fine ad una moratoria durata 14 mesi su nuove autorizzazioni a miniere di carbone su terre federali. Trump, che ha parlato del riscaldamento globale come di un ‘imbroglio’, ha spesso criticato le leggi sul clima come un attacco ai lavoratori americani e all’industria del carbone. Intanto l’amministrazione Trump ha chiesto formalmente 1 miliardo di dollari per i primi 99,7 chilometri di muro con il Messico. Lo riporta la Cnn citando documenti del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale. I fondi serviranno per le riparazioni di alcune infrastrutture di confine già’ esistenti e per la costruzione di 77,2 chilometri di muro nuovo. La richiesta è contenuta in un supplemento al budget. (ANSA del 28 marzo 2017, ore 18:30)
La formula usata per la sentenza sulla Trans Adriatic Pipeline (Tap) non sembrerebbe lasciare dubbi: «Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (sezione quarta) definitivamente pronunciando sui riuniti appelli, come in epigrafe proposti, li respinge», quindi i ricorsi presentati dal Comune di Melendugno e della Regione Puglia contro il ministero dell’ambiente sono respinti e il gasdotto che dovrebbe collegare l’Azerbaigian all’Europa, passando da Grecia e Albania, attraversando il Mare Adriatico e approdando in Puglia, si può fare. Ma a quanto pare bisogna ancora capire come. Infatti, il Comitato NO Tap avverte che «la sentenza del Consiglio di Stato non ha nulla a che fare con la situazione di stallo di questi giorni. Questa sentenza è lo strascico dei ricorsi al Tar del 2014 e nulla c’entra con la situazione attuale». La pensa così anche il sindaco di Melendugno, Marco Poti, uno dei leader della protesta anti-Tap, che su Facebook scrive: «Arrivata questa sera una sentenza del Consiglio di Stato sul gasdotto Tap. Incredibilmente colpito per l’efficienza e la velocità dell’organismo di giustizia amministrativa (a soli 18 giorni dalla discussione!), ritengo con certezza che essa non influenza la situazione di blocco dell’espianto e spostamento dei (primi) 211 ulivi di San Foca. Riguarda vecchie questioni, su cui peraltro riteniamo siano state commesse molte forzature. Tap ha presentato un (nuovo) progetto esecutivo del macrotunnel sotto la campagna, la pineta, la duna, la spiaggia ed il mare di San Basilio, che è in istruttoria per verificare se deve essere sottoposta a nuova verifica di impatto ambientale. Gli ulivi possono continuare a restare nella terra dove sono cresciuti, fino a quando non si chiarirà se questo incredibile macrotunnel può essere realizzato o no!» Ma intanto arrivava la notizia che la polizia ha bloccato l’accesso al presidio a San Basilio, a San Foca, in atto […]