Moglie, direttore e buoi dei paesi tuoi

 

Mentre la Camera ancora deve approvare le modifiche alla legge quadro sulle aree protette, sulla quale AIDAP non nasconde condivisione su alcuni punti e contrarietà a diversi altri, il Ministro dell’Ambiente ha diramato un comunicato che sintetizza la sua posizione.

Quali siano le priorità lo si scopre nel leggere le testuali parole del Ministro: “viene introdotto un nuovo metodo di selezione dei Direttori del Parco: la governance sarà aperta alle espressioni del territorio secondo requisiti definiti e rigorosi”.

Con questa dichiarazione relativa alla territorialità del Direttore il Ministro toglie definitivamente il velo ai tentativi, purtroppo riusciti, di trasformare la figura del Direttore in un mero collaboratore amministrativo degli Organi del Parco, non selezionato in base a competenze ambientali e manageriali ma anche, e forse soprattutto, in base all’essere “espressione del territorio”, che diventa dunque un fattore politicamente rilevante per essere nominato Direttore.

I 23 Parchi italiani che tutelano valori di rilevanza nazionale ed internazionale, è dunque bene che siano gestiti da Direttori di provenienza locale e di questo il Ministro, a cadavere della vecchia legge 394 ancora agonizzante, si premura di ostentarne una rassicurazione pubblica ai suoi interlocutori.

Davvero curioso anche che il Ministro ritenga che i requisiti siano “definiti e rigorosi”.

Per partecipare alle selezioni da Direttore basterà infatti essere dirigente o funzionario (da almeno 5 anni) di qualsiasi settore della Pubblica Amministrazione.

Potranno quindi diventare Direttori di Parco nazionale anche i segretari comunali, i funzionari dei settori contabili, dentisti e gastroenterologi delle ASL, i funzionari dell’anagrafe comunale.

Poi, se non bastasse, potranno accedere anche “persone di comprovata esperienza professionale di tipo gestionale”: il gestore di una catena di supermercati, quello di Mirabilandia, il direttore di una grande banca, un dirigente di Autostrade per l’Italia (o magari più opportunamente delle “Autostrade dei Parchi S.p.A”)  o, infine, anche Luca Cordero di Montezemolo e il gestore dell’autodromo di Imola.

Valutare questi criteri “definiti e rigorosi” appare, obiettivamente, un vero e proprio azzardo.

Ecco, le paure di AIDAP espresse in questi mesi sulla trasformazione del ruolo dei Direttori appaiono dunque più che fondate.

Qualora la legge fosse modificata in tal senso, servirà un’azione serrata di verifica del corretto comportamento delle commissioni di valutazione e delle scelte degli organi dei parchi e del Ministero. 

Visto cosa sta succedendo con i rappresentanti del Ministero nei Consigli direttivi, che per legge dovrebbero essere esperti di ambiente e biodiversità ed invece sono quasi sempre politici locali dell’UDC, non c’è affatto da stare tranquilli.

AIDAP confida che l’improvvida uscita del Ministro non rispecchi la volontà parlamentare, anche alla luce delle rassicuranti affermazione dell’On. Realacci che addirittura in sede di audizione di AIDAP in Commissione Ambiente auspicò invece, col plauso della stessa AIDAP, che i Direttori di Parco nazionale potessero essere anche di provenienza europea.

Invece i Nulla Osta edilizi ed ambientali, le valutazioni di incidenza, le ordinanze di ripristino ambientale degli abusi, le autorizzazioni paesaggistiche e decine di altre tipologie di delicatissimi atti potranno andare alla firma di “manager locali” che ne ignorano il significato, così come le stesse “espressioni del territorio” si troveranno a gestire le importantissime Riserve Naturali dello Stato che con le previste modifiche passeranno (finalmente, avremmo detto fino ad oggi) alla gestione dei Parchi.

Nel frattempo e per “cascare in piedi”, AIDAP si sta apprestando ad organizzare corsi serali di aggiornamento (ovviamente a pagamento) per i futuri direttori che, pur essendo “espressione del territorio”, risultassero privi di conoscenze ambientali.

In orari notturni ed in aule rigorosamente “locali“, si potrà spiegare loro perché è importante proteggere animali insignificanti come l’Osmoderma eremita o habitat prioritari con presenza di sfagno o come si analizza uno studio di incidenza.

Sarà forse, e finalmente, l’occasione per creare quella “Scuola dei Parchi” da tanto proposta e mai inspiegabilmente accettata; sarà anche un modo per creare qualche opportunità di lavoro per qualche esperto di gestione di aree protette e biodiversità, visto che nei Parchi nazionali per loro non ci sarà più posto. 

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 29 marzo 2017 sul sito online dell’AIDAP, Associazione Italiana Direttori e Funzionari Aree Protette)

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