Preparare l’Europa agli eventi atmosferici e climatici estremi sempre più frequenti e costosi

 

Mentre l’uragano Ophelia imperversa sull’Europa, l’European environment agency (Eea) pubblica il rapporto “Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe — enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices” nel quale sottolinea che «rafforzare il collegamento tra gli esperti dell’adattamento ai cambiamenti climatici e gli esperti di riduzione del rischio di catastrofi è più importante che mai, alla luce dei recenti, devastanti eventi atmosferici estremi che hanno colpito l’Europa e altre aree del mondo.  

Una cooperazione più stretta, che comprenda un migliore allineamento delle politiche, sarà cruciale per ridurre gli impatti di rischi atmosferici e climatici quali alluvioni, ondate di calore, incendi boschivi e mareggiate.  

Una maggiore coerenza degli interventi e l’utilizzo di metodi innovativi consentiranno di migliorare la gestione di questi eventi».

Oltre a valutare le pratiche attuali e lo stato delle conoscenze tecniche, il rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (che i oltre ai Paesi Ue comprende anche Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e alla quale collaborano Albania, Bosnia Herzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia, ndr)  illustra gli strumenti innovativi che le autorità nazionali, regionali e locali stanno mettendo in campo per affrontare gli impatti dei rischi legati agli eventi estremi atmosferici e climatici.

La strategia dell’Unione europea di adattamento ai cambiamenti climatici punta a integrare la lotta ai cambiamenti climatici nelle altre politiche europee, comprese le politiche di prevenzione dei rischi di catastrofi naturali.

Il sistema europeo della prevenzione civile mette l’accento sulla prevenzione dei rischi naturali e tecnologici e mira a integrare la gestione del rischio di catastrofi nelle altre politiche dell’Ue.

Ma l’Eea fa notare che «i dati sulle ripercussioni economiche, sanitarie ed ambientali delle passate calamità naturali sono frammentari e incompleti.  

Sono sempre più i Paesi che realizzano banche dati nazionali sugli impatti delle calamità; in futuro ciò renderà disponibili dati più uniformi e confrontabili, e contribuirà a migliorare le politiche e gli interventi».

Il  direttore esecutivo dell’Eea, Hans Bruyninckx, ha evidenziato che «la portata della devastazione causata dagli incendi boschivi, dalle alluvioni e dalle mareggiate in Europa e nel mondo dimostra che i costi dell’inerzia sul fronte dei cambiamenti climatici e delle strategie e piani di adattamento e prevenzione sono estremamente alti.  

La mitigazione del rischio è essenziale, in quanto assicura azioni efficaci prima, durante e dopo eventi catastrofici.  

Come mostra la nostra relazione, sebbene i Paesi europei abbiano iniziato a prepararsi, molto resta ancora da fare sul fronte del rafforzamento della coerenza per migliorare la resilienza e ridurre i rischi.  

Questo dovrebbe essere l’obiettivo principale degli esperti che operano nel campo dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della riduzione del rischio di catastrofi».

Per l’Unione europea ormai la riduzione degli impatti degli eventi atmosferici e climatici pericolosi, insieme all’adattamento ai cambiamenti climatici sono priorità assolute.

Il rapporto illustra i 10 pericoli naturali di maggior rilievo in Europa: ondate di caldo, piogge torrenziali, straripamento di corsi d’acqua, tempeste di vento, frane, siccità, incendi boschivi, valanghe, grandinate e mareggiate.

«Questi eventi  – spiega l’Eea – hanno pesanti impatti sulla salute umana, l’economia e gli ecosistemi e possono essere aggravati da altri cambiamenti quali l’impermeabilizzazione del suolo, l’edificazione in aree a rischio, l’invecchiamento della popolazione o il degrado degli ecosistemi.  

Le proiezioni sulle evoluzioni del clima ci dicono che nei prossimi decenni si registrerà un aumento della frequenza e della gravità della maggior parte di questi rischi in tutta Europa».

Il rapporto evidenzia che «le perdite economiche complessive documentate generate da eventi atmosferici e climatici estremi nei 33 Stati membri dell’Eea anche  nel periodo 1980-2016 hanno superato i 450 miliardi di euro.  

La quota maggiore delle ripercussioni economiche è stata causata dalle inondazioni (circa il 40 %), seguite dalle tempeste (25 %), dalla siccità (circa il 10 %) e dalle ondate di caldo (circa il 5 %).  

La copertura assicurativa complessiva di questi pericoli ammonta a circa il 35 %.  

Un’ampia quota delle perdite totali è stata causata da un numero limitato di eventi.  

Per quanto concerne le conseguenze sulla salute umana, le ondate di calore sono i fenomeni più letali, soprattutto per categorie vulnerabili come gli anziani, in quanto, ad esempio, peggiorano le patologie respiratorie e cardio-vascolari, ulteriormente aggravate dall’inquinamento atmosferico.  

Anche le alluvioni, le frane e gli incendi boschivi causano decessi, ma in numero inferiore rispetto alle ondate di calore».

Il rapporto presenta nuovi modelli di governance del cambiamento climatico, di collegamento tra il livello nazionale e quello locale e con modalità intersettoriale su scala europea: «Questi modelli comprendono politiche di pianificazione del territorio e di prevenzione del rischio, nonché misure tecniche come la costruzione di argini, modelli assicurativi e finanziamenti a lungo termine, nonché soluzioni di tipo naturalistico.  

Se realizzati in modo efficace, questi progetti possono essere molto efficienti, convenienti sotto il profilo dei costi e fonte di molteplici benefici.  

I progetti possono includere, ad esempio, la realizzazione di spazi di espansione per ridurre gli straripamenti dei fiumi, progetti agroforestali per ridurre l’erosione dei suoli, e la realizzazione di parchi e corpi idrici che rinfreschino le città in estate e raccolgano le acque di deflusso in occasione di intense piogge.  

Questi sforzi possono inoltre rafforzare la biodiversità e il benessere umano».

L’Eea identifica la cooperazione tra i diversi protagonisti come «elemento cruciale per il successo delle iniziative» e fa l’esempio dell’Olanda, dove «il governo nazionale, i servizi idrici, le province e i comuni lavorano in stretto collegamento nell’ambito del programma Delta per adeguare la gestione delle acque ai cambiamenti climatici».

Tra chi può contribuire a rafforzare la resilienza ci sono anche le compagnie di assicurazione e il rapporto propone gli  esempi forniti da Spagna, Francia e Regno Unito che «creando incentivi per la prevenzione dei rischi e contribuendo a sensibilizzare i cittadini in merito ai rischi climatici».

Tra le iniziative virtuose ci sono le reti tra città, a livello globale ed europeo che «sono importanti in quanto contribuiscono al rafforzamento delle capacità di azione sia sul fronte della riduzione dei rischi di catastrofi sia su quello dell’adattamento ai cambiamenti climatici».

Ma, facendo un bilancio di quanto emerso dal rapporto, l’Eea conclude che «bisogna fare di più. 

Per rafforzare ulteriormente la resilienza, è utile integrare meglio le strategie e piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici con quelle di riduzione del rischio di catastrofi.  

Un maggior numero di paesi potrebbe effettuare e aggiornare valutazioni nazionali approfondite dei rischi e della vulnerabilità ai cambiamenti climatici.  

I servizi climatici che forniscono dati e proiezioni in merito al clima (come Copernicus) possono essere allineati meglio con le conoscenze relative alla prevenzione del rischio di catastrofi.  

È inoltre importante acquisire più dati in merito ai costi economici dei rischi naturali.  

Anche le piattaforme web nazionali di dati e le piattaforme di coordinamento tra soggetti interessati possono contribuire a rafforzare la comunicazione e la condivisione di informazioni.

Il monitoraggio, la rendicontazione e la valutazione delle politiche e delle azioni sono in aumento, ma si può fare di più anche in questo campo per rafforzare lo scambio e l’apprendimento tra i due settori di intervento.  

Sebbene siano già disponibili finanziamenti dell’Unione per gli interventi, si possono rendere di più facile accesso e utilizzo, ad esempio per soluzioni di tipo naturalistico».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 17 ottobre 2017 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas