Roma ancora senza bike sharing, nel 2018, e senza piani

 

marzo scorso, con un certo sconforto, avevamo parlato del rinnovato servizio di bike sharing di Parigi confrontandolo con l’asfittico panorama romano, reso al tempo non totalmente disastroso solo grazie alla presenza di oBike come operatore di bike sharing a flusso libero.

Purtroppo passano i mesi ma la situazione a Roma anziché migliorare peggiora ulteriormente.

Da una parte si stanno perdendo le speranze per il servizio di bike sharing tradizionale già previsto dalla riforma degli impianti pubblicitari.

Con una decisione che sembra comunque presa, sebbene non già formalizzata, il nuovo assessore al Commercio Cafarotti ha fatto capire l’intenzione di espungere il bike sharing pagato dai cartelloni, con la motivazione che il servizio viene già fornito tramite il sistema a flusso libero.

A noi tale decisione appare ancora lunare, sia perché tante città paragonabili a Roma, ma con ben altra esperienza nel bike sharing, continuano ad affidarsi a sistemi tradizionali come colonna portante del servizio, sia perché l’unico sistema a flusso libero presente a Roma, oBike, mostra sempre più difficoltà nella realtà romana, difficoltà dovute anche allo scarso controllo applicabile ai mezzi.

Potendo infatti le bici essere lasciate ovunque, anziché assicurate a qualche rastrelliera come coi sistemi tradizionali, esse vengono vandalizzate e trasportate un po’ ovunque, gettate nel Tevere, nelle fontane o addirittura issate sulla statua di S. Francesco d’Assisi a S. Giovanni.

Con una realtà del genere, che peraltro peggiora ogni giorno di più, come non si arrivi a capire che a Roma non possiamo ancora permetterci qualcosa che funziona bene a Singapore è cosa che sfugge alla nostra comprensione.

Quanto ci vuole a capire infatti che postazioni fisse per le biciclette eviterebbero la gran parte dei casi di vandalismo?

Una cosa è rubare il sellino di una bici nascosta dietro una siepe o un angolo, altro è farlo quando la bici è assicurata ad una rastrelliera magari sotto l’occhio di una videocamera di sorveglianza. Quale genio della lampada ci vuole per capire queste cose? 

Inoltre forse sarà sfuggito all’attuale amministrazione, ma l’unico bike sharing a flusso libero disponibile a Roma non copre l’intero territorio cittadino, finendo col discriminare la gran parte delle periferie che per motivi che sfuggono alla comprensione evidentemente non sono degne di poter usufruire di un tale servizio.

Considerato inoltre che le zone periferiche sono senz’altro meno profittevoli di quelle centrali, è probabile che gli operatori a flusso libero non le copriranno mai, per cui forse l’assessore Cafarotti dovrebbe riconsiderare la decisione che sembra aver già preso, oppure debba farsi trovare una diversa soluzione da chi si dovrebbe occupare di mobilità a Roma.

Siamo costretti ad usare il condizionale per l’assessore Meleo, la supposta titolare della mobilità, perché al di là di scrivere e raccontare favolette, di cui spesso dimostra di avere scarsa comprensione, non ci risulta che costei faccia altro.

A proposito di favolette e di bike sharing, è qui il caso di ricordare quanto la Meleo disse a novembre 2017 nell’ambito di un convegno sul bike sharing tenutosi in Campidoglio.

Dai nostri appunti:

  • Il nostro impegno è massimo anche per arrivare al miglior disegno riguardo il bike sharing.
  • Il bike sharing a flusso libero è ancora sperimentale ma noi vogliamo partecipare alla sperimentazione.
  • Per ovviare ai problemi rilevati in altre città stiamo lavorando ad un regolamento che dia le direttive per implementare il bike sharing a flusso libero a Roma.

Passati otto mesi dell’annunciato regolamento non vi è traccia, né della partecipazione alla sperimentazione né tantomeno del “miglior disegno riguardo il bike sharing“.

L’unica cosa che ci risulti la Meleo abbia fatto è portare una gran sfiga al secondo operatore romano di bike sharing a flusso libero, partecipando lei all’inaugurazione del servizio, il quale dopo qualche mese è scappato dalla città a gambe levate. 

Va anche ricordato che il Sindaco Raggi partecipò allo stesso convegno e con il suo ormai notorio understatement ebbe a dichiarare (sempre dai nostri appunti):

  • Si vuole puntare molto sul bike sharing a flusso libero, per cui si stanno elaborando delle direttive per la sua implementazione riducendo i problemi già sperimentati altrove.
  • Si vuole fare di Roma un modello anche in questo campo.

Ci sfugge in quali altri campi l’attuale amministrazione sia riuscita a fare di Roma un modello, a parte forse nella capacità di bruciare autobus per le strade o riempirle di rifiuti di ogni genere, ma senz’altro al bike sharing non hanno dedicato neanche un neurone dei pur pochi che mediamente mettono a disposizione della città (per scelta o necessità). 

La realtà è quindi che nel 2018 Roma non ha ancora un sistema di bike sharing che copra la gran parte del suo territorio e non sembrerebbero esservi piani, pubblici o privati, per colmare una tale macroscopica lacuna.

A meno che l’assessore Cafarotti abbia un sussulto di ragionevolezza ed interesse per le sorti di Roma e si decida a portare a compimento la riforma dei cartelloni che già due anni fa avrebbe potuto fornire alla città una consistente base di bike sharing tradizionale.

 

(Articolo di Roberto Tomassi, pubblicato con questo titolo il 10 agosto 2018 sul blog “diario romano”)

 

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