In Europa 203 navi da crociera inquinano 20 volte più di tutte le auto

 

Dopo l’incidente di Venezia, Cittadini per l’aria rilancia in Italia il rapporto “One Corporation to Pollute Them All Luxury cruise air emissions in Europe” di Transport & Environment  (T&E) dal quale emerge che nel 2017 le 203 navi da crociera che hanno solcato i mari dell’Europa hanno emesso  «62 mila tonnellate di ossidi di zolfo, 155 mila tonnellate di ossidi di azoto, 10 mila tonnellate di polveri sottili e più di 10 tonnellate di CO2».

L’associazione italiana sottolinea che si tratta di  «circa 20 volte più ossidi di zolfo (SOx) dei 260 milioni di automobili circolanti nell’Ue» de che «Costa Crociere e MSC Crociere sono le compagnie che emettono  la maggior quantità di inquinanti nei mari dell’Unione».

Il carburante utilizzato dalle navi da crociera nei porti (0.1% | 1000 ppm) ha una percentuale di zolfo di 100 volte superiore a quella ammessa – da ormai 15 anni – nei carburanti usati sulla terra (0.001% | 10 ppm).

In navigazione, invece, le navi passeggeri utilizzano un carburante ancora più sporco, che ha un tetto quanto a zolfo dell’1,5% per le navi passeggeri, mentre i cargo possono utilizzare un olio con un tenore di zolfo che arriva fino al 3,5%.

Lo studio di Transport & Environment  si basa sul sistema di identificazione e  tracciamento satellitare delle navi che ha permesso  di stimare le emissioni delle imbarcazioni per ogni punto attraversato sulla mappa, compresi gli stazionamenti in porto.  

Per stimare le emissioni, i tecnici di T&E hanno ipotizzato che tutte le navi analizzate rispettassero i limiti  per lo zolfo nel carburante vigenti in ciascuna area geografica.

4 città portuali su 5 più inquinate dell’Unione europea si trovano nel Mar Mediterraneo e Cittadini per l’area evidenzia che «questo dato ci ricorda che, nell’Europa meridionale, la normativa sulle emissioni navali è meno stringente.

Nel Mare del Nord invece è in vigore una Seca (Sulphur emission control area) che ha portato al dimezzamento delle emissioni grazie a un limite al tenore di zolfo contenuto nei carburanti fissato allo 0.1%.

Sempre nel Nord Europa a breve entrerà in vigore una Neca che consentirà di ridurre anche le emissioni di ossidi di azoto dalle navi».

Le navi che si spostano nelle aree Seca possono utilizzare solo carburanti compatibili con il limite dello 0,1% di zolfo, mentre le navi da crociera che transitano al di fuori della Seca sono obbligate a utilizzare carburanti residui conformi a un massimo di 1,5% di zolfo marino come da direttiva 2012/33/EU.

La direttiva sullo zolfo impone alle navi, comprese quelle da crociera, il passaggio a combustibili a tenore di zolfo non superiore allo 0,1% se prevedono di fermarsi in porto più di due ore.

Dato che normalmente le navi da crociera trascorrono molto più tempo ormeggiate durante l’imbarco dei passeggeri, i ricercatori T&E hanno ipotizzato che rispettassero lo standard del tenore di zolfo allo 0,1% per il carburante per tutta la durata degli imbarchi.

Dal rapporto viene fori che «l’Italia è, insieme alla Spagna, il paese europeo più colpito dalle emissioni delle grandi navi.

Tra le 50 città più inquinate d’Europa a causa dei fumi tossici emessi dal turismo di lusso delle navi da crociera, 10 sono italiane.

Al terzo posto Venezia, preceduta solo da Barcellona e Palma di Maiorca».

Proprio nella città lagunare teatro del recente  incidente, «ogni anno 68 grandi navi stazionano quasi 8.000 ore in porto a motori accesi, emettendo 27.520 kg di ossidi di zolfo: 20 volte la quantità dello stesso inquinante prodotta dalle automobili nell’intera area comunale, Marghera e Mestre comprese.

A Venezia le navi da crociera emettono ogni anno 600.337 kg di ossidi di azoto e 10.961 kg di particolato».

Al quarto posto un’altra città italiana: Civitavecchia con 76 navi da crociera  che stazionano per ben 5.466 ore all’anno, emettendo 22.293 chili di ossidi di zolfo, quasi 55 volte la quantità di SOx prodotta dalle 33.591 auto circolanti in città.

A questi si aggiungono 500.326 kg di ossidi di azoto, pari a 381 volte i NOx emessi dai veicoli circolanti, e 8.898 kg di particolato.

Al 12esimo posto c’è Napoli, seguita da Genova.

Poi La Spezia (18°), Savona (20°), Cagliari (30°), Palermo (35°), Messina (36°), Bari (50°).

Anche se le località costiere fanno a gara per attrarle (spesso con scarse o nulle ricadute economiche), gran parte dell’inquinamento delle città portuali deriva in dallo stazionamento delle navi da crociera ormeggiate ai moli.

«Queste città galleggianti – spiegano a Cittadini per l’aria  – devono tenere i motori accesi per funzionare e garantire i servizi di bordo ai passeggeri. In questo modo però vengono liberati nell’aria fumi altamente tossici che compromettono la qualità dell’aria, l’ambiente e la salute dei cittadini».

Così le città portuali, oltre a essere esposte all’inquinamento del traffico cittadino, devono fare i conti con quello delle navi che porta – se va bene – a raddoppiare le concentrazioni di inquinanti atmosferici alle quali i cittadini sono esposti.

Il rapporto  di Transport & Environment specifica che «le stime fornite sono conservative  sia per quanto riguarda le emissioni delle navi da crociera in termini assoluti, sia per quanto riguarda le autovetture (veicoli commerciali leggeri, LDV).

L’analisi presuppone infatti che le navi rispettino sempre gli standard SOx e NOx vigenti, mentre è dimostrato che questo non sempre accade e che alcune imbarcazioni – comprese le navi da crociera – vengano scoperte violare i limiti.

D’altra parte, lo scandalo “Dieselgate” ha fornito ampia evidenza delle violazioni da parte delle case produttrici di auto delle norme sulle emissioni, grazie all’utilizzo di sistemi per nascondere le emissioni reali dei veicoli che, invece, superano numerose volte i limiti previsti.

Lo studio ha volutamente stimato i livelli di emissioni dei veicoli, per il confronto con le navi da crociera, su fattori di emissione verificati su strada e quindi diverse volte superiori ai limiti di legge.

Inoltre, nello studio, si è ipotizzato che il parco auto  europeo fosse composto unicamente da auto diesel che, rispetto alle auto benzina, hanno rendimenti migliori per quanto riguarda le emissioni di CO2 ma peggiori sul fronte NOx.

Poiché i confronti si basano sulla comparazione delle emissioni delle autovetture rispetto a quelle delle navi, è probabile che i risultati finali risultino conservativi.

Vale a dire che potrebbero sottostimare l’entità dell’inquinamento atmosferico provocato dalle navi da crociera rispetto alle automobili».

Come ha fatto notare Veronica Aneris, responsabile nazionale per l’Italia di T&E,  «le città stanno giustamente mettendo al bando i diesel più dannosi per l’ambiente ma lasciano campo libero alle compagnie da crociera che emettono fumi tossici altamente dannosi sia per chi sta a bordo che per chi sta sulle coste adiacenti. Questo è inaccettabile».

Il rapporto propone alcune soluzioni: «Eque opportunità fiscali per i sistemi di approvvigionamento elettrico in banchina rispetto all’uso dei combustibili fossili, l’attivazione di misure per la creazione di sistemi portuali a zero emissioni» e, come più di una volta chiesto da Cittadini per l’aria al governo italiano, «l’adozione di un’area ECA nel Mediterraneo e, in Italia, un fondo NOx, come quello che in Norvegia ha consentito di ripulire oltre 600 navi in pochi anni».

La presidente di Cittadini per l’aria Anna Gerometta, conclude: «E’ ormai assodato che l’esposizione alle massicce quantità di inquinanti che provengono dalle navi comporta un incremento del rischio di tumori, dell’incidenza di asma, di malattie neurologiche e può determinare danni gravi al sistema cardio respiratorio oltre che allo sviluppo degli organi del bambino. Non si può consentire che le vacanze su mezzi insostenibili di alcuni possano determinare un danno grave alla salute di molti».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 5 giugno 2019 sul sito online “green report.it”)

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