Ocean State Report di Copernicus: gli impatti del riscaldamento globale sugli oceani e sui mari europei

 

Il terzo  Ocean State Report (OSR3) del Copernicus Marine Environment Monitoring Service si concentra sulle informazioni e i cambiamenti nell’ambiente marino avvenuti fino al 2017, quello appena pubblicato è un riepilogo, visto che il rapporto completo sarà pubblicato nei prossimi mesi. 

L’OSR3 ripercorre i principali aspetti del rapporto finale che fornisce una valutazione completa e presenta lo stato attuale delle variazioni naturali e dei cambiamenti nell’oceano globale e nei mari regionali europei.

L’OSR è stato redatto grazie alla partecipazione e collaborazione di circa 100 esperti scientifici europei di oltre 30 istituzioni, compresa la revisione indipendente del Journal of Operational Oceanography  e a Copernicus Marine evidenziano che «l’obiettivo è fornire ogni anno informazioni scientifiche complete, all’avanguardia e sicure sull’oceano.

Si basa su dati risalenti agli anni ’70. 

Copre un ampio elenco di variabili che vanno ben oltre gli indicatori chiave della salute degli oceani. Particolare risalto è dato ai mari europei».

Come spiegano ancora al Copernicus Marine Service, «è pensato come documento di riferimento per le comunità scientifiche e imprenditoriali oceaniche, nonché per i decisori politici e l’opinione pubblica in generale» e il riepilogo appena pubblicato consente di avere informazioni immediate, coincise e chiare sullo stato dell’oceano.

Nell’ultimo quarto di secolo, gli oceani a livello globale e i mari europei si sono riscaldati e il livello del mare è in aumento, mentre in Europa e in tutto il mondo sono stati registrati eventi meteorologici e climatici estremi da record.

Globalmente, il contenuto di calore dell’oceano (il calore assorbito dall’oceano) è aumentato ad un tasso di 0.9 Watt ) per metro quadrato. 

Circa il 93% del calore in eccesso creato dalle attività umane sulla Terra viene assorbito dall’oceano. 

E questo effetto di riscaldamento va di pari passo con l’innalzamento del livello del mare.

Infatti, come spiega il rapporto, «circa il 40% dell’aumento del livello globale del mare è dovuto all’effetto termosterico (riscaldamento – l’acqua si espande quando viene riscaldata). 

A livello globale, l’innalzamento del livello del mare a causa dell’effetto termosterico è stato di 1,4 millimetri all’anno .

L’innalzamento del livello del mare nei mari europei è aumentato ad un tasso di 1,9 fino a 4,3 millimetri all’anno.

L’innalzamento del livello del mare nella regione delle isole del Pacifico è aumentato ad un tasso da 2,8 a 4,8 millimetri l’anno».

Proprio come sulla terraferma, l’oceano subisce ondate di caldo (Marine Heat Waves – MHW) che possono avere un impatto devastante sugli ecosistemi e sulle economie marine locali. 

Durante i mesi estivi di giugno, luglio e agosto 2017, in diverse aree del Mar Mediterraneo ci sono state MHw.

La tendenza al riscaldamento e gli episodi di MHW hanno causato una perdita di biodiversità, che ha colpito l’acquacoltura e le industrie ittiche.

Nell’Artico, dalla fine degli anni ’70 fino al 2017,  si è registrata una riduzione di circa 2 milioni di Km2 dell’estensione dei ghiacci marini; che è come se scomparisse un’are grande quasi 4 volte la superficie della Spagna in circa 40 anni.

Dal 1993 al 2017, c’è stata una calo dell’estensione del ghiaccio marino di quasi 770.000 Km2 ( -5,89%) per decennio, che è come perdere ogni dieci anni una quantità di ghiaccio marino equivalente a ben oltre 2 volte la superficie della Germania.

Quando nel 1993 Copernicus Marine iniziò a raccogliere i dati  l’estensione del ghiaccio marino dell’Antartico era in realtà in crescita, ma a partire dal 2014 c’è stato un forte e calo.

Il rapporto evidenzia che «dalla fine del 2014 al 2017 nell’Antartico si è verificata una grande e rapida perdita di circa 2 milioni di chilometri quadrati di estensione dei ghiacci marini. 

Ciò equivale a una perdita di quasi 4 volte l’area della Spagna in 3 anni. 

A titolo di paragone, nell’Artico, ci sono voluti quasi 40 anni (a differenza di soli 3 anni nell’Antartico) per perdere la stessa quantità di ghiaccio marino».

L’OSR3 cerca anche di capire come i dati e le risorse di Copernicus Marine possono contribuire alla gestione sostenibile delle aree di pesca e dell’acquacoltura: «I dati oceanografici operativi (come temperatura, salinità, ossigeno, ecc.) sono di grande valore per il monitoraggio e la gestione delle risorse biologiche marine. 

Tuttavia, storicamente non sono stati abbastanza utilizzati nella gestione quotidiana delle attività di pesca».

Copernicus Marina ha creato un  Atlante per gli Stati dell’Oceano Pacifico per fornire ai Piccoli Stati insulari i dati oceanici necessari per rispondere alle esigenze dei decision-makers  e per rispettare le direttive climatiche in una delle aree più colpite (e meno colpevoli) dal riscaldamento globale.

Come si legge noll’OSR3, «gli Stati insulari del Pacifico sono particolarmente vulnerabili al cambiamento dell’ambiente marino. Affrontano minacce senza precedenti ai 3 pilastri dello sviluppo sostenibile: economia, ambiente e società».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 21 giugno 2019 sul sit online “greenreport.it”)

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