Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni antiscientifiche nei media

 

Dopo il successo degli scioperi climatici dei Friday for Future e il Climate Action Summit dell’Onu è cresciuta l’aggressiva campagna mediatica e politica contr Greta Thunberg e i “gretini” colpevoli di diffondere a livello di massa quello che la stragrande maggioranza degli scienziati del mondo dice ormai da decenni e che è stato più che autorevolmente confermato dai recenti rapporti speciali dell’Ipccc su riscaldamento globale, oceani e criosfera, dell’Ipbes sull’estinzione di massa delle specie e del DCO sul ciclo planetario del carbonio.

Un’imponente mole di incontrovertibili dati e studi scientifici che quotidianamente viene messa in discussione e banalizzata da “dis-informatori” e politici che scambiano il tempo meteorologico per il clima e dai pochissimi scienziati negazionisti – spesso finanziati dalle multinazionali dei combustibili fossili – e portatori insani di idee balzane e fake news ai quali le trasmissioni televisive danno la stessa importanza e rilievo (quando va bene) di ricercatori prestigiosi che rappresentano quasi il 100% della comunità scientifica.

Annalisa Corrado, Ingegnere meccanico, consulente/analista LCA (Life Cycle Assessment, per la valutazione del ciclo di vita di prodotti e servizi), per due anni consulente specializzata al ministero dell’ambiente e attualmente co-portavoce di Green Italia e responsabile tecnico di AzzeroCO2 e del Kyoto Club, non ci sta e ha lanciato su Change.org la petizione “Cambiamenti climatici: nessuno spazio per posizioni antiscientifiche nei media”, indirizzata alla Federazione Nazionale della Stampa e all’Ordine dei giornalisti, che vede tra i suoi primi firmatari Rosy Battaglia, Stefano Caserini, Annalisa Corrado, Piero Di Carlo, Francesco Ferrante, Luca Mercalli, Rossella Muroni, Antonello Pasini e Gianni Silvestrini.

Una petizione alla quale aderisce anche greenreport.it, invitando tutti i lettori a firmarla

Ecco il testo della petizione:

É tempo di agire, non di confondere le idee.

Serve anche la buona e corretta informazione, contro la crisi climatica

La crisi climatica è ormai diventata una minaccia globale, che sta già alterando gli ecosistemi e portando impatti gravi, in particolare per i soggetti più fragili e esposti.

La comunità scientifica internazionale degli esperti di cambiamenti climatici è ormai unanime, e la sintesi dei suoi risultati mostrata dai rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, massimo organo scientifico e istituzionale creato dalle Nazioni Unite per affrontare questo tema) parla chiaro: le attività umane hanno già alterato pesantemente il clima del nostro pianeta, e in assenza di interventi radicali e rapidi si determinerà un contesto sempre più disastroso per le specie viventi, nonché condizioni sempre più difficili e ostili per le società umane.

I governi mondiali, compreso quello italiano, si sono impegnati con l’Accordo di Parigi ad affrontare l’emergenza climatica in modo deciso, e hanno sottoscritto obiettivi che per essere raggiunti comportano la pressoché totale decarbonizzazione dell’economia mondiale entro il 2050.

L’Italia ha ratificato L’Accordo di Parigi (con la quasi unanimità del Parlamento) e ha recentemente ribadito con l’intervento del Presidente Mattarella l’impegno per un Europa ad emissioni nette zero nel 2050.

È quindi arrivato il momento di agire, in modo deciso.

Eppure….
Eppure ancora oggi leggiamo titoli di giornale palesemente fuorvianti, secondo cui il freddo di qualche giorno metterebbe in discussione il riscaldamento globale; assistiamo alla diffusione di fake-news secondo cui la comunità scientifica sarebbe divisa perché alcuni presunti scienziati sarebbero in grado di negare dati e teorie consolidate da decenni.

Oppure assistiamo ad episodi di disinformazione in cui sono proposte all’ascolto di milioni di telespettatori affermazioni palesemente false (per esempio: il pianeta non si sta scaldando dal 2000; non c’è legame fra la CO2 e la temperatura del pianeta) che la comunità scientifica ha da tempo chiaramente confutato.

Il tutto in nome di una insensata “par condicio”, secondo cui dovrebbe essere data pari rilevanza a scienziati esperti della materia e a incompetenti che propagandano tesi negazioniste sul clima.

Non c’è in democrazia il diritto a dare spazio alle fake-news, si tratta solo di disinformazione che aiuta l’audience o le vendite.

Troviamo inaccettabile che, ancora nel 2019, invece di discutere e confrontarsi su come meglio adattarsi ai cambiamenti climatici ormai in atto (ad esempio ondate di calore e precipitazioni intense più frequenti, riduzione dei ghiacci o aumento del livello del mare), o come ridurre velocemente le emissioni di gas climalteranti in tutti i settori, si debba perdere tempo con posizioni antiscientifiche che negano l’esistenza stessa del problema o le responsabilità umane.

Chiediamo che si segua l’esempio della BBC, del Guardian e di Le Monde, che hanno posto fine a questa distorsione, dopo aver preso atto dei troppi errori commessi nel parlare di cambiamenti climatici, e che non venga più dato spazio a posizioni antiscientifiche, basate su opinioni di singoli e non supportate da ricerche validate dalla comunità scientifica.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 4 ottobre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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