Tempi duri per i cinghiali di Roma Nord

 

Tempi duri per i cinghiali romani, o per lo meno questo è quello che il Campidoglio promette.

È infatti con la delibera n.190 del 27 settembre scorso che la Giunta capitolina ha deciso il futuro della cosiddetta Sus Scrofa Linnaeus, il cinghiale che ormai da qualche anno ha letteralmente colonizzato alcune zone di Roma, specialmente l’area nord della Capitale.

I cinghiali saranno abbattuti, o nella migliore delle ipotesi catturati e trasportati verso macelli autorizzati, Istituti faunistici recintati o allevamenti.

È quanto si legge nello schema di Protocollo d’Intesa da sottoscrivere – manca ancora la data – tra Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale e Campidoglio “Per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale” allegato e approvato dalla Giunta Raggi con la delibera n.190 del mese scorso.

L’espansione del cinghiale a Roma

Estensione del territorio urbano e di alcune aree verdi che dalla campagna entrano fin nel tessuto urbano, presenza di corsi d’acqua e fossi, facile reperimento delle risorse trofiche – vale a dire rifiuti depositati intorno ai cassonetti e sul ciglio delle strade – orti e anche volontaria somministrazione di cibo da parte di cittadini.

Sono queste le cause – indicate nel provvedimento – che hanno garantito l’espansione del cinghiale a Roma, specie peraltro inserita nell’elenco degli animali per cui è vietata la detenzione perché pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica.

Ma c’è di più, anche a causa di ripopolamenti a scopo venatorio, la specie più diffusa in Italia è rappresentata da ibridi, si tratta cioè di cinghiali più robusti e più prolifici della specie autoctona.

Tutta Roma nord è ormai colonizzata, ma le presenze ingombranti dei cinghiali non mancano anche a Roma sud, nelle zone di Mostacciano, Spinaceto e Decima Malafede, nel quadrante ovest della capitale da via di Boccea fino a Monte Mario passando per via della Pineta Sacchetti e via Trionfale.

Non sono da meno l’area est e ovviamente tutte le zone in corrispondenza di grandi parchi o riserve naturali presenti a Roma.

Insomma a Roma i cinghiali sono tanti e grossi, spesso avvistati in compagnia di numerosi cuccioli al seguito.

Addirittura, è notizia di pochi giorni fa, nella zona di Monte Mario è stato avvistato e fotografato un cinghiale all’interno di un cassonetto.

Invasione e psicosi a Roma Nord

“La presenza diffusa del cinghiale all’interno del tessuto urbano costituisce un effettivo pericolo per i cittadini e per i loro animali domestici, sia per l’eventualità di aggressioni, sia per la possibile diffusione di malattie infettive/infestive anche a carattere zoonotico, nonché per il serio rischio di possibili collisioni stradali” – si legge nella delibera che tra i passaggi cita anche il Municipio XV.

Proprio nel XV infatti, per circa il 50% ricadente nel Parco Regionale di Veio, dal 2013 sono stati attuati interventi di controllo faunistico del cinghiale, tramite cattura.

Come recita il provvedimento però “la diffusa disponibilità di alimento di origine antropica avrebbe ridotto il potere attrattivo dell’esca e di conseguenza comportato una sensibile riduzione dell’efficacia di tale attività.”

Ed è proprio nel XV Municipio che “la questione cinghiale” è ormai all’ordine del giorno: interi quartieri assediati dalla Sus Scrofa Linnaeus, da Tomba di Nerone a La Giustiniana, passando per Labaro fino a La Storta.

Per incontrarli, e ancora peggio imbattersi in gruppi di decine di cinghiali, non serve inoltrarsi nelle aree verdi che costeggiano tutta la Cassia o addentrarsi nelle campagne e nelle zone boschive più estreme.

Sia di giorno che con il buio i cinghiali passeggiano indisturbati lungo le strade trafficate, pascolano nei parchi pubblici e nei giardini; in alcuni casi, sin troppo frequenti, fanno visita direttamente ai condomini, nei cortili delle scuole spingendosi fino ai campi da golf dell’Olgiata.

Negli anni è successo di tutto, i primi allarmi risalgono addirittura a circa dieci anni fa, quando al nostro giornale arrivavano le prime segnalazioni di cittadini esasperati e a loro dire “assediati” da cinghiali.

Nel tempo le amministrazioni del XV e XIV Municipio hanno seguito da vicino l’evoluzione della situazione, invitando in alcuni casi anche ad evitare la “psicosi collettiva”.

Nel marzo del 2017 poi il tragico evento: in via dell’ Inviolatella Borghese, accanto all’omonimo parco e poche centinaia di metri dopo la fine di Corso Francia, lo scontro con un cinghiale è  fatale per un centauro, deceduto sul colpo dopo essere stato scaraventato a terra dal suo scooter a causa dell’impatto con l’animale.

Ora la delibera parla chiaro: “Nel Lazio, come in tutto il territorio nazionale, il cinghiale rappresenta il principale fattore di conflitto tra specie animali e attività dell’uomo” e tra le altre conseguenze dovute alla proliferazione della specie nel tessuto urbano, è quella degli incidenti stradali a preoccupare di più.

Obiettivo del provvedimento è proprio quello di “attivare ogni strumento idoneo per limitare al massimo la presenza di tali animali” e con l’approvazione dello schema del Protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Città Metropolitana e Roma Capitale individuare nuove modalità di cattura degli animali.

L’accordo punta anche a una collaborazione con gli Ente Parco coinvolti territorialmente per prevenire o limitare il rischio di penetrazione dei cinghiali nel tessuto urbano e periurbano.

Controllo diretto e indiretto del cinghiale

Secondo il Protocollo Ispra allegato allo schema di Protocollo d’Intesa, le azioni finalizzate a prevenire e limitare i rischi per la pubblica incolumità e di eventuali rischi sanitari per l’uomo e per gli altri animali saranno di due tipi: “metodi ecologici” o di “controllo indiretto”, cioè attività non cruente mirate ad evitare la penetrazione e stabilizzazione della specie nei contesti urbani, e gli “interventi di controllo diretto”.

Il “controllo diretto”, che prevede la rimozione dei cinghiali attraverso la cattura ed eventuale abbattimento, è in capo al servizio veterinario delle Asl competenti, attraverso le modalità contenute nel protocollo Ispra.

Previsti l’utilizzo di recinti o gabbie – trappola, con successivo abbattimento dell’animale o trasporto vivo in allevamento a scopo alimentare, cattura con tele anestesia farmacologica con successiva eutanasia dell’animale anestetizzato, e in alcuni casi cattura con la carabina, anche di notte.

Il protocollo Ispra specifica che gli interventi di “controllo diretto” al cinghiale “non costituiscono in alcun modo una forma di caccia” pertanto potranno essere realizzati “in tempi, orari e con modalità diversi da quelle ordinariamente consentiti dalla normativa per l’attività venatoria.”

Non solo abbattimento però, nello schema di Protocollo approvato, tra gli impegni presi dalla Regione compare anche l’individuazione di una struttura regionale “in grado di ricevere animali vivi, catturati nell’ambito delle attività di controllo numerico” e la predisposizione di piani di gestione del cinghiale che prevedano sempre l’utilizzo del controllo numerico all’interno delle aree protette regionali ricadenti nel territorio di Roma Capitale.

Il Comune di Roma inoltre, sempre secondo delibera, oltre a raccogliere direttamente le segnalazioni da parte dei cittadini tramite e-mail e un numero telefonico appositamente dedicato, si impegna a provvedere al corretto smaltimento delle carcasse degli animali abbattuti, oltre a “promuovere e sostenere iniziative volte all’individuazione di metodi alternativi agli abbattimenti selettivi per il contenimento della popolazione animale”. Resta ora da capire cosa ne pensano le associazioni animaliste.

 

(Articolo di Ludovica Panzerotto, pubblicato con questo titolo il 15 ottobre 2019 su “Vigna ClaraBlog”)

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas