Riscaldamento climatico, Guterres: «Non c’è più un minuto da perdere per evitare il peggio»

 

Commentando l’Emission Gap Report pubblicato il 26 novembre dall’United Nations environment programme (Unep), il segretario generale dell’Onu,  António Guterres, ha detto che «non c’è più un minuto da perdere: se il mondo rinvia ancora a più tardi le azioni immediate e radicali per ridurre le emissioni di CO2, la catastrofe climatica non potrà più essere evitata.

Da 10 anni l’Emission Gap Report suona il campanello dall’arme e, da 10 anni, il mondo non ha fatto che aumentare il volume delle sue emissioni».

Per il capo delle Nazioni Unite «è arrivato il momento di ascoltare la scienza.

Perché non tener conto di questi avvertimenti e prendere delle misure drastiche per invertire le emissioni, implica un comportamento che porterà il mondo ad essere testimone di ondate di caldo mortali e catastrofiche, di tempeste e di inquinamento».

Guterres è giustamente preoccupato perché l’Emission Gap Report denuncia che gli attuali sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra dovrebbero essere moltiplicati almeno per 5 se vogliamo mantenere l’aumento della temperatura globale a 1,5° C, il limite di “sicurezza” fissato dall’Accordo di Parigi.

E per avere una qualche speranza di riuscirci bisognerà ridurre le emissioni di gas serra del 7,6% all’anno entro il 2030.

Si tratta di un taglio totale delle emissioni globali del 55% rispetto a quelle del 2018.

Ogni ritardo post-2020 renderebbe rapidamente irrealizzabile l’obiettivo degli 1,5° C.

Ma anche se sperassimo di riuscire a limitare il riscaldamento globale a +2° C, bisognerebbe ridurre le emissioni di gas serra del 2,7% all’anno nel decennio 2020 – 2030 e moltiplicare gli impegni dei governi per 3.

Il problema è che la temperatura globale è già aumentata di circa 1° C rispetto all’era pre-industriale, un riscaldamento rapidissimo rispetto a quello “naturale” e che ha già innescato -una moltiplicazione delle catastrofi climatiche.

E ogni mezzo grado in più aggraverà l’impatto della deregulation climatica.

Secondo l’Unep, se le emissioni proseguiranno al ritmo attuale, entro la fine del secolo la Terra potrebbe riscaldarsi da 3,4 a 3,9° C.

E anche se gli Stati firmatari dell’Accordo di Parigi rispettassero gli impegni presi, la colonnina del termometro globale salirà di 3,2° C.

Un’eredità insostenibile per i nostri figli e nipoti e per la vita sulla terra così come la conosciamo.

Per evitarlo bisognerebbe investire molto di più nella mitigazione e nella transizione: lo scenario +1,5° C dell’Unep prevede per il solo settore energetico investimenti che vanno da 1.600 a 3.800 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2050. 

Costi che possono sembrare colossali, ma rinviare sarebbe ancora peggio e comporterebbe costi – anche sociali e ambientali – molto più alti.

Come ha concluso la segretaria esecutiva dell’Unper Inger Andersen, «abbiamo bisogno di successi rapidi mentre mettiamo in pista le trasformazioni radicali delle società che esige il cambiamento climatico, altrimenti l’obiettivo degli 1,5° C enunciato nell’Accordo di Parigi sarà fuori portata».

Intanto l’UN Climate Change annuncia la crazione di un gruppo di partner del mondo delle grandi imprese – Doconomy, Facebook, Geidco,  Iberdrola, Ikea, Lorenzo Quinn & Halcyon Art International, Qlik, Visa,  What Design Can Do,  World Travel and Tourism Council  – che collaborano con la segreteria dell’United Nations framework convention on climate change (Unfccc) per promuovere l’attuazione dell’accordo di Parigi e che sosterranno, anche economicamente e con iniziative specifiche, la 25esima Conferenza delle parti (COP25 Unfccc) che si terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre attraverso attività specifiche.

L’Unfccc ricorda che «il coinvolgimento degli stakeholders non-Parti come il settore privato, le città e la società civile nel processo climatico è previsto dalla Marrakesh Partnership for Global Climate Action (MPGCA) lanciata alla COP22 dell’United Nations Climate Change Conference. In quell’occasione, la Conferenza delle Parti ha esplicitamente dato il benvenuto all’azione per il clima di tutti gli stakeholders non-Parti per contribuire all’attuazione dell’Accordo di Parigi».

Le iniziative organizzate dai partner dell’UN Climate Change comprendono gli sforzi per promuovere la mobilità elettrica e il ciclismo, lo sviluppo di soluzioni convenienti per produrre e fornire energia rinnovabile, l’attuazione di strategie per far diventare le companies “climate positive” riducendo le loro emissioni e una campagna digitale che utilizza il creative design per aumentare la consapevolezza sui cambiamenti climatici.

Oltre a lavorare con questi partner, l’UN Climate Change continua a promuovere l’azione climatica in settori come la moda, la tecnologia e lo sport, collaborando con aziende, ONG e organizzazioni internazionali.

All’Unfccc sono convinti che «gli UN Climate Change partners hanno una comprovata esperienza di impegni climatici e si sono impegnati a generare un impatto positivo nella società e nell’ambiente allineando le loro strategie e pratiche con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu.

Attraverso risorse quali conoscenza, competenza e ampio supporto alla sensibilizzazione, il sostegno dei partner contribuisce al lavoro dell’UN Climate Change e al rafforzamento della sua capacità».

Ovais Sarmad. vice segretario esecutivo dell’Unfccc, conclude: «L’anno scorso alla COP24 di Katowice, i Paesi hanno fatto progressi significativi per rendere operativo l’Accordo di Parigi. 

Ora ci stiamo muovendo verso la sua attuazione e impegni climatici più ambiziosi. 

Ma gli obiettivi di Parigi non possono essere raggiunti da soli. Per continuare a promuovere l’azione per il clima e ridurre immediatamente le emissioni, dobbiamo consentire la collaborazione di tutti gli stakeholders.

I nostri partner sono buoni esempi di cooperazione per portarci verso il cambiamento e lottare collettivamente per un mondo climate-neutral».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 28 novembre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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