L’algoritmo negazionista di YouTube e il cambiamento climatico

 

E’ un survivalista, fa parte di coloro che si stanno preparando a quello che giudicano l’inevitabile collasso della società.

Si è convinto ad esempio che le scie degli aerei siano la prova di una mastodontica opera ingegneristica per mutare il clima del nostro pianeta e controllare gli esseri viventi che lo abitano.

Se si cercano su YouTube i contenuti relativi a “manipolazione climatica”, il video di North Texas Prepper (da prepare, “prepararsi”, divenuto sinonimo di survivalista) è uno dei primi a spuntare malgrado sia stato pubblicato nove mesi fa e il canale conti meno di mille iscritti.

Sarebbe un problema minore se il fenomeno fosse limitato ai risultati emersi solo usando come parola chiave “manipolazione”, tanto di moda fra i complottisti.

Ma a quanto pare non è così: stando ad un’indagine della ong Avaaz, i video negazionisti sul cambiamento climatico sarebbero oltre cinquemila e visti su YouTube già 21 milioni di volte.

Non solo, in alcuni casi sarebbero stati associati a spot di marchi del calibro di Samsung, L’Oréal, Warner Bros, Carrefour, Danone.

La tesi più frequente di questi video è il mettere in dubbio che sia l’attività umana la responsabile del cambiamento climatico.

L’altra, appunto, è la teoria della cospirazione dei poteri forti che starebbero cambiando la Terra”, commenta al telefono Fadi Quran, uno dei direttori dell’indagine di Avaaz.

La ricerca punta il dito, ancora una volta, sugli algoritmi della piattaforma che consigliano i video.

Era già successo con i terrapiattisti e in generale con i materiali a forte deriva cospirazionista.

Non è un dettaglio da poco il sistema di raccomandazioni: il 70% del tempo speso su YouTube è su contenuti promossi dalla piattaforma stessa, almeno secondo quanto dichiarato nel 2018 al Consumer Electonics Show da Neal Mohan, l’attuale Chief Product Officer della compagnia.

Abbiamo cominciato l’indagine ad agosto dello scorso anno”, prosegue Fadi Quran.

Il cambiamento climatico è uno dei grandi temi di oggi ed è una delle maggiori minacce che dobbiamo affrontare.

Eppure su YouTube, che conta due miliardi di utenti attivi al mese, si consigliano notizie false.

Questo significa che in certi casi una persona su cinque, molte delle quali adolescenti, quando ha tentato di capire un fenomeno tanto grave è incappato in pura disinformazione”.

Nell’indagine sono state usate tre chiavi di ricerca e in tutte il tasso di contenuti zeppi di false notizie è abbastanza alto.

Il 16% dei video sul “riscaldamento globale” (global warming), il 21% di quelli sulla “manipolazione climatica” (climate manipulation) e il 9% di quelli sul “cambiamento climatico” (climate change).

Solo in Italia YouTube ha 26,1 milioni di spettatori con un tasso di penetrazione su mobile dell’81,2 per cento, stando ai dati ComScore.

E fra i giovani quel tasso supera il 90%. Ecco perché preoccupa l’efficacia dell’algoritmo che gestisce i suggerimenti.

All’ultima conferenza sui sistemi di raccomandazione a Copenaghen, è stato presentato uno studio intitolato Recommending what video to watch next: a multitask ranking system, opera di dieci ricercatori che lavorano in seno a Google.

Si parla di un uso massiccio dell’intelligenza artificiale, come era facile intuire, per aumentare il tempo di permeanza degli spettatori su YouTube.

Dicono che porti ad aumento del tempo di visione dello 0,24 per cento.

Se moltiplichi questo cifra per oltre un miliardo di utenti, penso che significhi decine e decine di milioni di dollari di entrate in più”, ha commentato alla Mit Technology Review Guillaume Chaslot, ex ingegnere di YouTube che ora dirige AlgoTransparency.org.

Molti esperti, iniziando da quelli del Data & Society al Tow Center for Digital Journalism, temono che un sistema simile possa portare ancor di più a diffondere disinformazione e teorie estreme spingendo gli utenti in quelle che vengono definite le “camere dell’eco”, comunità online nelle quali si condividono contenuti omogenei dove via via prevalgono le posizioni più polarizzate.

I portavoce di YouTube hanno dichiarato che l’intento dei ricercatori di Google è esattamente il contrario: ridurre l’effetto delle camere di eco e proporre contenuti diversificati. 

Come dicevamo, la promozione dei video negazionisti sui cambiamenti climatici è in parte un film già visto.

La teoria del terrapiattismo, secondo una ricerca della Texas Tech University, sarebbe diventata popolare sempre grazie agli algoritmi di raccomandazione.

Tutto è cominciato dal video di un comico americano canadese del 2011.

Il 25 agosto di quell’anno Matthew Boylan, in arte Marth Powerland, pubblicò le riprese di un suo spettacolo del 2007 dove poneva dubbi a 360 gradi sulla corsa allo spazio della Nasa e in ultimo sulla curvatura terrestre.

Via YouTube venne promosso e fece breccia fra gli estimatori dei complotti.

Il fenomeno crebbe pian piano fino ad arrivare, nel 2018, a 19,4 milioni di video pro e contro la teoria.

Intanto, secondo un’indagine di Yougov sempre di quell’anno, il 7% degli americani ormai dubitava della forma della Terra e il 2% si era convinto che fosse decisamente piatta.    

(Articolo di Jaime D’Alessandro, pubblicato con questo titolo il 16 gennaio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

 

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