Reddito ai contadini, per andare oltre al «cielo» dei convegni

 

Famiano Crucianelli

Da dieci anni con il Biodistretto della via Amerina mi occupo ogni giorno di produzione agricola, coltivazione del nocciolo, cave, pesticidi e concimi chimici, della multinazionale Ferrero, di contadini e di economia circolare.

Sono arrivato ad una convinzione: senza una rivoluzione culturale della quale sia protagonista il mondo contadino ogni ragionamento sui cambiamenti climatici è destinato a rimanere chiacchiera, ogni impegno sul “new deal green” sarà scritto sull’acqua e si perderà nel cielo delle buone intenzioni.

Non sono solo i dati già eloquenti ad alimentare la mia certezza.

Le attività agricole, zootecniche e di deforestazione si dice che rappresentino il 25/30 % delle emissioni di anidride carbonica.

In realtà la situazione è ben più amara, il suolo è uno straordinario deposito di anidride carbonica, nel suolo vi è il doppio di Co2 presente in atmosfera.

L’agricoltura industriale, la coltivazione intensiva, la miope bramosia produttivistica, le multinazionali dell’agro-alimentare e l’industria chimica stanno distruggendo questo unico straordinario laboratorio della natura.

Solo in Italia ogni anno si buttano 150.000 tonnellate di pesticidi – erbicidi e una quantità immensa di quei concimi chimici di sintesi che, oltre a inquinare, liberano il protossido di azoto, sostanza chimica 200 volte più dannosa della stessa anidride carbonica.

Il suolo è, e sempre più diventa, una immensa discarica chimica « legale».

E la materia organica, decisiva per la fertilità della terra, è in via di esaurimento, già oggi nella metà della pianura Padana la materia organica è sotto la soglia minima.

Con conseguenze drammatiche, non solo perché il gas tossico per eccellenza non verrà più assorbito, ma perché altra anidride carbonica verrà liberata in atmosfera da un suolo sterile ed inquinato.

A questo drammatico costo ambientale, si deve sommare già oggi il costo sanitario che questo sistema di produzione agricola produce.

Nella provincia di Viterbo, il primo polo di produzione di nocciole in Italia , l’Isde (associazione medici per l’ambiente) ricorda che anno dopo anno vi è un aumento di tumori e di leucemie.

La multinazionale Ferrero realizza profitti straordinari, mentre nel territorio restano danni alla salute dell’ambiente e delle comunità.

Il nodo non è solo la voracità e la insensibilità ecologica della Ferrero, ma anche e soprattutto la partecipazione del variegato mondo contadino a questo sistema di produzione e di coltivazione della terra.

I contadini , quelli veri che sono depositari di un sapere prezioso e antico, loro che dovrebbero essere le naturali sentinelle della qualità e della bellezza delle nostre campagne, sono umiliati economicamente, spogliati della loro scienza e conoscenza e alla fine complici della situazione.

L’agricoltura che potrebbe e dovrebbe essere uno straordinario laboratorio di innovazione tecnologica e scientifica al servizio della sostenibilità, è al contrario luogo di sperimentazione di nuove, pericolose e sofisticate molecole chimiche che avvelenano le nostre terre. I contadini sono protagonisti e vittime di questo perverso sistema.

Liberare il mondo contadino da questo stato di cose non è solo un atto di giustizia sociale, ma è la condizione fondamentale, perché si affronti il conflitto epocale fra l’attività dell’uomo e la natura.

Ho passato anni a discutere con i nostri contadini della Tuscia sulle virtù dell’agricoltura biologica e sulle conseguenze nefaste dell’agricoltura chimica.

La diversità fra noi era ed è una e una sola: noi parliamo del domani, mentre per il contadino esiste il drammatico problema quotidiano del «qui ed ora».

Vi è un quesito semplice al quale è difficile dare una risposta sensata.

Perché il contadino, prima e più degli altri, deve pagare il prezzo amaro di un disastro ambientale dal quale trae ben misero utile e che invece moltiplica le ricchezze dei signori del mercato del cibo?

Se il valore d’uso non fosse sommerso dal feticismo delle merci, se il prodotto del lavoro agricolo avesse la giusta remunerazione, se la qualità dell’ambiente e la bellezza del paesaggio avessero il giusto prezzo questo interrogativo elementare non avrebbe senso.

E il contadino potrebbe tornare ad essere il guardiano di quello scrigno prezioso che è la natura.

Ma le cose non stanno né staranno così.

Il problema è la povertà, la marginalità e lo sfruttamento del mondo contadino, questione che oggi e non domani deve essere risolta.

La sola risposta che oggi abbia un significato reale è l’integrazione del reddito dei contadini, un reddito minimo garantito per i lavoratori della terra di ieri e per quei tanti giovani che nella terra potrebbero ritrovare il loro futuro smarrito.

Sarebbe un virtuoso investimento, il giusto riconoscimento della funzione sociale dei contadini, la premessa di quella rivoluzione del mondo agricolo grazie alla quale sarebbe possibile ridare un nuovo ordine alle priorità del vivere sociale; e condizione essenziale perché la lotta ai cambiamenti climatici possa essere una strategia vera e non parole al vento per le conferenze e le campagne elettorali .

E la ministra dell’Agricoltura Bellanova non solo nulla fa per aiutare questa prospettiva, ma chiede deroghe per permettere l’uso in Italia di pesticidi che la commissione europea intende vietare.

(Articolo di Famiano Crucianelli, pubblicato con questo titolo il 22 gennaio 2020 sul sito online del quotidiano “il manifesto”)

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