Amsterdam, il giro dei canali è climate friendly: 3 battelli turistici su 4 sono elettrici

 

Battelli turistici vecchi di oltre un secolo, che nulla hanno smarrito della loro immagine tutta legno e ottone, ma con un piccolo segreto, nascosto sotto il piano sopra il quale i turisti ammirano i canali di Amsterdam: una cintura sotto chiglia fatta di decine di batterie al litio disposte in linea per alimentare un motore elettrico.

Barche come queste, la Gerarda Johanna del 1922, stanno diventando la regola, nel panorama turistico della capitale olandese, dove ormai il 75 per cento dei 550 battelli turistico-commerciali sono classificati a emissioni zero.

Secondo quanto ha riferito a Reuters il portavoce della città, Wouter Keunig, la piccola metropoli che ha dato i natali a Spinoza e Cruijff sembra dunque ben avviata a raggiungere l’obiettivo che la sindaca verde Femke Halsema ha stabilito sin dal suo insediamento, nel 2018: niente più battelli a gasolio nell’area canalare storica entro il 2025, esempio e contributo della comunità che di poco supera il milione di abitanti, e dei suoi non pochi turisti, alla lotta planetaria contro il cambiamento climatico.

Il parco imbarcazioni turistiche era un settore strategico, nella campagna green, quello dove l’intervento era facile, efficiente e di immagine allo stesso tempo.

La più popolare delle attrazioni turistiche di Amsterdam trasporta ogni anno 4 milioni di passeggeri attraverso le acque della città, con una media di 320 imbarcazioni capaci di navigare fino a 14 ore al giorno.

La Gerarta Johanna ha il suo proprio posto barca con tanto di centralina di ricarica.

Le persone spesso sovrastimano quello che sono in grado di fare in un anno, ma sottovalutano ciò che si può fare in 10-20 anni – spiega all’agenzia di stampa britannica Kees Koolen, fondatore di SuperB, la compagnia che ha fornito le batterie alla nave centenaria, aggiungendo che l’energia solare e nuove forme di immagazzinamento della carica potrebbero portare a un sistema di trasporto a emissioni zero in tempi più rapidi di quanto l’opinione pubblica possa immaginare.

Riconvertire barche centenarie è un’operazione non elementare, che richiede in parti eguali competenze ingegneristiche e talento artistico.

Il costo non è esiguo ma neppure esorbitante, rispetto all’acquisto di un battello turistico elettrico nuovo, che richiede 1 milione di euro.

Rederij Kooij, proprietaro della Gerarda Johanna, uno dei più importanti operatori del trasporto turistico canalare di Amsterdam, ha adottato una strategia intelligente: ogni volta che una delle 29 imbarcazioni della sua flotta richiede la periodica manutenzione, aggiunge ai 150mila euro che dovrebbe spendere per il “tagliando” i 50mila necessari alla riconversione elettrica.

Lo ha già fatto per 13 delle sue barche, di cui ora monitora costantemente lo stato di funzionamento delle batterie da un vecchio edificio di pietra situato vicino al Dam, dove le navi porta-spezie olandesi arrivavano dalle Indie nel Seicento.

Se la situazione è rosea per i battelli turistici, il discorso si fa più difficile se si prende in esame la totalità delle 12mila barche “ad uso ricreativo” di Amsterdam, perlopiù piccole imbarcazioni ad uso privato: di queste, soltanto il 5 per cento è ad emissioni zero, secondo stime della municipalità.

Per riconvertirle bisognerebbe spendere cifre comprese tra i 4mila e i 40mila euro, molte finiranno per essere vendute.

La città è fortemente coinvolta nell’installazione delle centraline di ricarica, ma si tratta di un progetto complesso – spiega Keuning.

Amsterdam sta trattando con gli operatori del settore per collocare 100 centraline per barche entro il 2021, in aggiunta a stazioni galleggianti come quella lanciata pochi giorni fa da Skoon Energy: la colonnina è collocata su una chiatta, e può affiancarsi alle barche anche lontano da terra.

 

(Articolo di Arturo Cocchi, pubblicato con questo titolo il 4 marzo 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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