I tagli ai sussidi ambientalmente dannosi si affacciano in legge di Bilancio

 

Il taglio ai sussidi ambientalmente dannosi – o almeno a una loro piccola parte – torna ad affacciarsi nei programmi del Governo: si è chiusa nei giorni scorsi consultazione telematica avviata dal ministero dell’Ambiente sulla loro rimodulazione, e il prossimo passo è quello di proporre un pacchetto d’intervento nella prossima legge di Bilancio.

La Commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi ha formulato alcune proposte normative volte a rimodulare sette sussidi censiti nel relativo Catalogo, rese oggetto di consultazione pubblica.

Non si tratta dunque del pacchetto completo dei sussidi, ma va reso merito al fatto che l’operazione inizia comprendendo l’En.Si.24 – il differente trattamento fiscale fra benzina e gasolio – che da solo vale circa 5 miliardi di euro l’anno.

Nonostante si sia tenuto durante tutto il mese di agosto, il ciclo di consultazione pubblica ha comunque raccolto la partecipazione di 327 soggetti fra cui imprese, associazioni economico-professionali, università, istituti di ricerca e privati cittadini.

Adesso, anche tenendo conto dei contributi raccolti, la Commissione interministeriale sui Sad, approverà «un pacchetto definitivo di proposte normative che saranno poi trasmesse al ministero dell’Economia e delle finanze e inserite nel disegno di legge di Bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2021.

Il contenuto delle proposte sarà, quindi, sottoposto al vaglio del Consiglio dei ministri e del Parlamento che decideranno, secondo il consueto iter normativo, se e quali modifiche apportare», dichiarano dal ministero dell’Ambiente.

Come precisano dal dicastero, le proposte contengono interventi graduali, pluriennali e proporzionali che eliminano le attuali agevolazioni a favore di attività o produzioni dannose per l’ambiente e le indirizzano verso iniziative “green”, ma mantenendole pur sempre in capo agli stessi soggetti beneficiari.

Per la buona riuscita di un taglio alla rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi sarà infatti centrale tenere in debita considerazione le ricadute dal punto di vista sociale, in modo che non determino aggravi per le fasce più deboli.

Aver trascurato l’aspetto dell’equità, in Francia, ha acceso la miccia dei Gilet gialli e fatto naufragare l’aumento delle tasse sui carburanti previsto per contrastare la crisi climatica in corso.

Se ben gestita, invece, la rimodulazione dei sussidi ambientalmente dannosi censiti dal ministero dell’Ambiente può tradursi in una grande opportunità. 

In ballo ci sono 19,7 miliardi di euro, e fra questi i sussidi alle fonti fossili pesano 17,7 miliardi di euro.

Risorse che potrebbero essere allocate meglio?

Secondo il modello d’analisi Ermes, sviluppato dal ministero dell’Ambiente in collaborazione col dicastero dell’Economia, decisamente sì: negli scenari simulati, rimodulando i sussidi alle fonti fossili calano i gas serra, mentre il Pil nazionale sarebbe in grado di salire fino a +1,60% – nel 2019 è cresciuto dello 0,3% appena – e l’occupazione segnare fino a un +4,2%.

(Articolo di Luca Aterini, pubblicato con questo titolo il 4 settembre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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