Dagli studi fatti fino ad ora e osservati durante la prima edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) è emerso che «i ghiacciai alpini sono in forte sofferenza, alcuni già quasi estinti, e che con il progressivo riscaldamento climatico, pur in presenza di fattori favorevoli come ad esempio una limitata esposizione all’irradiazione, nel giro dei prossimi decenni sono destinati a scomparire del tutto, a partire da quelli sotto i 3.000 metri». L’elemento centrale di Carovana dei ghiacciai è stata la raccolta di dati su alcuni ghiacciai “simbolo” del cambiamento climatico e ambientale delle Alpi, verificato sul terreno e attraverso il confronto con i dati storici prodotti dal Comitato Glaciologico Italiano che dal 1895 opera in Italia con il compito di promuovere e coordinare le ricerche nel settore della glaciologia. 12 i ghiacciai monitorati, differenti per dimensioni, tipologia e reattività ai cambiamenti climatici: il ghiacciaio del Miage in Valle D’Aosta, Indren, Bors, Locce Sud, Piode, Sesia-Vigne sul Monte Rosa fra Piemonte e Valle d’Aosta, i ghiacciai Sforzellina e Forni in Lombardia, Marmolada in Veneto-Trentino Alto Adige, Fradusta in Trentino Alto Adige, Travignolo e Montasio in Friuli Venezia Giulia e Legambiente dice che «su tutti è stato registrato un regresso della fronte glaciale o una diminuzione del volume di ghiaccio, e in diversi casi anche consistenti affioramenti di rocce. Tra i ghiacciai monitorati, quello in maggiore sofferenza è il Fradusta, la cui superficie si è ridotta di oltre il 95% tra il 1888 e il 2014, passando dai 150 ettari dell’altopiano glaciale del 1888 agli attuali 3 ettari. La drastica riduzione dell’area e le caratteristiche morfologiche osservate su questo piccolo ghiacciaio dolomitico possono essere considerate evidenze della “agonia di un ghiacciaio”. Sul ghiacciaio Forni, oltre all’aumento della copertura detritica, è stato riscontrato il fenomeno del black carbon, con […]