Per guarire il mondo del post-Covid, necessari un nuovo contratto sociale mondiale e un New Deal internazionale

 

Pubblichiamo l’intervento di apertura del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, della terza tavola rotonda “Rebirthing the Global Economy to Deliver Sustainable Development for All” che ha coinvolto i più noti economisti mondiali:

Abbiamo avviato queste discussioni per mettere sul tavolo nuove idee, nuovi pensieri e prospettive diverse. 

Negli ultimi mesi, abbiamo tratto grandi benefici dalle intuizioni di illustri economisti in materia di debito, commercio, finanza, clima e posti di lavoro dignitosi. 

Questo è fondamentale poiché ci troviamo ad affrontare non solo una crisi senza precedenti, ma anche l’opportunità di realizzare un cambiamento reale, fondamentale e necessario.

Le sfide sono grandi. 

Più di 1 milione di persone sono morte a causa della pandemia di Covid-19. 

Più di 100 milioni di persone vengono spinte in condizioni di estrema povertà. 

La fame è raddoppiata. 

Le carestie incombono, le disuguaglianze crescono. 

Il blocco dell’istruzione rischia di creare una “generazione perduta”, soprattutto per i bambini intrappolati dalla parte sbagliata del digital divide. 

E anche il divario di parità di genere si sta allargando e la partecipazione delle donne alla forza lavoro – un motore chiave per la crescita inclusiva – è arretrata di decenni.

Ora che ci troviamo di fronte all’urgente bisogno di azione climatica e di costruire un’economia sostenibile e circolare, dobbiamo fare diversamente e riconoscere che i Paesi in via di sviluppo, in particolare, sono sull’orlo della rovina finanziaria.

Quindi, abbiamo bisogno di solidarietà globale e coordinamento globale. 

Fin dal primo giorno, come sapete, ho spinto per un massiccio pacchetto di salvataggio equivalente ad almeno il 10% dell’economia globale. 

Ora, la verità è che i Paesi sviluppati sono stati in grado di farlo da soli con le proprie risorse, ma lo stesso non sta accadendo a sostegno del mondo in via di sviluppo.

Due giorni fa, ancora una volta, al Vertice del G20, ho lanciato un SOS per le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. 

Naturalmente, il progresso economico si basa sull’arresto dell’ulteriore diffusione della pandemia. 

E così, vaccini, test e trattamenti devono essere beni pubblici globali, disponibili e alla portata di tutti.

E questo ora è riconosciuto e ho esortato i leader a sostenere pienamente e a finanziare gli sforzi. 

Ma abbiamo ancora un gap: un divario nella struttura COVAX, un gap di 28 miliardi di dollari fino alla fine dell’anno, un gap di 4,2 miliardi di dollari per poter rendere, effettivamente, questo nuovo vaccino un bene pubblico globale, un vaccino popolare in grado di essere accessibile e alla portata di tutti.

Dobbiamo anche mobilitare i finanziamenti per progredire e portare le economie su un percorso sostenibile. 

Come sapete, a maggio, mi sono incontrato con i Primi Ministri del Canada e della Giamaica che guidano il Group of Friends for Sustainable Development Financing, abbiamo riunito circa 50 capi di Stato e di governo per concentrarci esattamente sul finanziamento dello sviluppo in questa era del  Covid -19 e oltre. 

Una serie di opzioni politiche concrete è stata avanzata da 6 working groups che hanno lavorato per diversi mesi e abbiamo bisogno che tali proposte siano prese in considerazione dai decision‑makers  e abbiamo bisogno di una risposta coordinata e multilaterale per fornire la liquidità necessaria e affrontare il problema emergenza del debito nei Paesi in via di sviluppo.

E’ un dato di fatto: c’è stato un enorme aumento della liquidità nel mondo, ma quella liquidità ha avvantaggiato i Paesi sviluppati, ne hanno beneficiato i Paesi a reddito medio con un buon accesso ai mercati finanziari che hanno buoni fondamentali, ma per i Paesi meno sviluppati e persino altri Paesi in via di sviluppo e alcuni Paesi a reddito medio, la liquidità non è ancora sufficiente, non li ha realmente raggiunti a sufficienza.

E quindi, dobbiamo rafforzare la potenza di fuoco del Fondo monetario internazionale (FMI) e di altre istituzioni finanziarie internazionali per sostenere il mondo in via di sviluppo. 

Ho chiesto una nuova emissione di Special Drawing Rights  (SDR) e la riallocazione degli SDR inutilizzati e anche di ampliare l’ammissibilità delle iniziative sul debito del G20 per assicurarsi che siano in grado di raggiungere tutti i Paesi in via di sviluppo vulnerabili, e anche alcuni Paesi a reddito medio che ne hanno davvero bisogno.

Come ho proposto al G20 ad aprile, è essenziale costruire un’architettura globale per migliorare la trasparenza e la sostenibilità del debito. 

Dobbiamo allineare tutti gli sforzi di ripresa con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Stiamo avendo dei problemi. 

Se si guarda al denaro che viene speso per la ripresa delle diverse economie, c’è ancora più denaro dato ai combustibili fossili che alle energie rinnovabili. 

Questo significa che non siamo ancora esattamente sulla buona strada con ciò che diciamo di solito sulla ripresa sostenibile e inclusiva.

Ma fortunatamente ci sono anche delle buone notizie. 

Un numero crescente di Paesi si è impegnato a garantire la carbon neutrality entro il 2050, la Cina lo farà prima del 2060 e credo che all’inizio del prossimo anno, con il cambiamento nell’amministrazione degli Stati Uniti, i Paesi che rappresentano oltre il 65% delle emissioni globali – e più del 70% dell’economia mondiale – possano impegnarsi per la carbon neutrality.

E quindi, è il momento di fare un salto di qualità, di avere una coalizione globale per le emissioni di gas serra net zero e agire ora per integrare l’obiettivo della carbon neutrality in tutte le politiche economiche e fiscali.

E anche per assicurarci di creare le condizioni affinché ogni città, ogni regione, ogni azienda, ogni banca, ogni Paese disponga di un piano di transizione per le [emissioni] net zero al fine di raggiungere un net zero globale nel 2050 per il nostro mondo come condizione fondamentale per limitare la crescita della temperatura di 1,5 gradi alla fine del secolo.

E, naturalmente, dobbiamo attuare anche le misure necessarie – per la protezione, per la riqualificazione – per una giusta transizione verso buoni e nuovi lavori verdi. 

Tutto ha un costo e anche il passaggio alla green economy ha un costo. 

Dobbiamo dimostrare che ci prendiamo cura di coloro che saranno influenzati dal passaggio dalla brown alla green economy  e che abbiamo soluzioni anche per questo.

E, naturalmente, dobbiamo aumentare gli investimenti nella care economy  che diano il giusto valore anche al lavoro essenziale che è diventato così chiaro negli ultimi mesi. 

Come sapete, ho spinto per un Nuovo Contratto Sociale a livello nazionale con una forte enfasi sull’istruzione, come principale equalizzatore, sull’accesso alla nuova economia digitale, ancora, se adeguatamente realizzata come equalizzatore centrale, su una nuova generazione di misure di protezione sociale e anche misure relative a mercati del lavoro equi.

Abbiamo anche bisogno di un New Global Deal a livello internazionale. Il potere, le risorse e le opportunità devono essere condivise meglio a livello globale e i meccanismi di governance devono riflettere meglio le realtà odierne. 

Se si guarda al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o anche alle istituzioni di Bretton Woods (Banca Mondiale e Fondo Monetario internazionale, ndt), è chiaro che i poteri di partecipazione e di voto sono ancora molto più legati a ciò che eravamo in passato che alle realtà geostrategiche ed economiche del mondo di oggi.

Allo stesso tempo, dobbiamo integrare i principi dello sviluppo sostenibile in tutti i processi decisionali. Non vedo l’ora di sentire le vostre proposte e idee sulla strada da percorrere. 

Sulla formazione di questo nuovo contratto sociale e del nuovo accordo globale. 

E assicurandoci che la rinascita dell’economia globale avvenga in modo da garantire uno sviluppo sostenibile e uno sviluppo inclusivo per tutti.

António Guterres

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 novembre 2090 sul sito online “greenreport.it”)

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