Rifiuti: Utilitalia, all’Italia mancano oltre 30 impianti

 

ROMA, 26 NOV – Per conseguire gli obiettivi al 2035 del pacchetto Ue sull’economia circolare, servono all’Italia oltre 30 impianti per il trattamento rifiuti, fra termovalorizzatori (per bruciare la spazzatura non riciclabile e produrre energia) e impianti di compostaggio (per trasformare i rifiuti organici in fertlizzante compost).

È quanto emerge da uno studio di Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche.

Gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani sono numericamente insufficienti e concentrati tutti al nord, costringendo il nostro Paese a continui viaggi dei rifiuti tra le regioni (con camion che producono inquinamento e gas serra) e a ricorrere in maniera eccessiva allo smaltimento in discarica.

Senza una decisa inversione di tendenza, sarà impossibile raggiungere i target Ue, che prevedono sul totale dei rifiuti raccolti, entro 15 anni, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota inferiore al 10%.

All’Italia mancano impianti per trattare 5,7 milioni di tonnellate di spazzatura all’anno.

Il Nord è autosufficiente per l’organico e in debito di 150mila tonnellate per la termovalorizzazione.

Il Centro ha bisogno di termovalorizzare ulteriori 1,2 milioni di tonnellate e di trattarne altrettante di organico.

Il Sud ha un fabbisogno di recupero energetico di 600mila tonnellate e di 1,4 milioni di tonnellate per l’organico.

Per la Sicilia il deficit è di 500mila tonnellate per l’incenerimento e 600mila tonnellate per l’organico.

La Sardegna è autosufficiente per l’organico, ma presenta un deficit di 80mila tonnellate per la termovalorizzazione.

Senza impianti di digestione anaerobica e termovalorizzatori – spiega Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia – non è possibile chiudere il ciclo dei rifiuti in un’ottica di economia circolare.

Mentre l’industria del riciclo denuncia la carenza di sbocchi per gli scarti, si continuano a ipotizzare scenari con future tecnologie che al momento non sono disponibili o immediatamente applicabili su scala estesa, e si rimanda un problema oggettivamente non più procrastinabile“.

(ANSA del 26 novembre 2020, ore 16:25)

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