Kosovo, Iraq, Libia, Ucraina&C.: tutti i Signorsì del Pd alle guerre 

GIACOMO SALVINI, IL FATTO QUOTIDIANO – 21 MARZO 2022

ROMA,26/03/1999 POLITICA CAMERA DEI DEPUTATI – DIBATTITO E VOTO SU LE MOZIONI PRESENTATE DA DIVERSI GRUPPI PARLAMENTARI SULLA CRISI E LA GUERRA NEL KOSOVO NELLA FOTO L’INTERVENTO DI MASSIMO D’ALEMA ( PRES. DEL CONSIGLIO ) ? MAURO SCROBOGNA \ LA PRESSE

26 marzo 1999, interno Montecitorio. Mentre le bombe della Nato iniziano a piovere sulla testa degli abitanti di Belgrado, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema si presenta alla Camera per giustificare l’intervento, anche italiano, in un conflitto – quello in Kosovo – che in poche settimane provocherà, secondo le stime dello Humanitarian Law, circa 800 vittime tra civili e forze armate. Due giorni prima, era il 24 marzo, gli aerei della coalizione atlantica avevano iniziato a volare sopra la Serbia che non voleva riconoscere l’indipendenza del Kosovo. L’Italia è capofila dell’operazione militare insieme a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il presidente del Consiglio Ds si presenta davanti ai deputati per le comunicazioni sulla guerra e giustifica così la scelta: “L’intervento militare della Nato è stato ed è finalizzato a far cessare quel conflitto, a riprendere la strada del negoziato e naturalmente ad ottenere tutto questo nel tempo più breve possibile”. Due settimane dopo, il 13 aprile, Camera e Senato approvano la risoluzione sugli aiuti militari: vota a favore la maggioranza di centrosinistra e i cossighiani, tranne il PdcI di Cossutta, mentre Rifondazione di Bertinotti esce dall’aula. Il Polo delle Libertà vota contro. Negli anni precedenti, il Parlamento italiano aveva votato anche per la partecipazione in guerra in Bosnia e Albania ma la guerra in Kosovo crea uno spartiacque nella Seconda Repubblica: è un intervento che porta la firma chiara del governo di centrosinistra.

Oltre vent’anni dopo, poco è cambiato. Il Pd di Enrico Letta – molto diverso dai Ds di allora e in un contesto imparagonabile – è il partito che più sostiene l’invio di armi all’esercito ucraino e, tramite il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, l’aumento delle spese militari al 2% del Pil: si passerà da 26 a 38 miliardi. D’altronde negli anni Duemila il Pd e i suoi antenati hanno sostenuto, certo non da soli, con forza gli aiuti e gli interventi militari in giro per il mondo. Spesso anche dall’opposizione ai governi di centrodestra. Il 9 ottobre 2001, dopo l’attacco alle torri gemelle, la maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi I votò una risoluzione per sostenere gli Stati Uniti nella “lotta al terrorismo internazionale” e l’intervento in Afghanistan. Le risoluzioni furono approvate a larghissima maggioranza con lo stratagemma dell’astensione incrociata: l’Ulivo si astenne su quella del centrodestra e vicerversa. La sinistra post-comunista e i Verdi ancora una volta si opposero. Lo stesso evento si ripeterà dieci anni dopo, siamo nel 2011, per l’intervento in Libia voluto fortemente dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e subito dal governo Berlusconi IV. Il Pd si dirà a favore pur votando una propria mozione separata dalla maggioranza PdL più Lega. Unica forza contraria all’intervento italiano in guerra fu l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, dirà: “Abbiamo fatto la cosa necessaria, adesso bisogna farla per bene, credo che l’intervento forse sia stato anche tardivo se si trattava, come si tratta, di fermare la guerra di Gheddafi contro il suo popolo”.

Oggi nel Pd sono pochissime le voci in dissenso sulla guerra in Ucraina. Sull’invio delle armi solo quella di Laura Boldrini. Sull’ordine del giorno che impegna il governo ad aumentare le spese militari, invece, l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino al Fatto si è detto contrario e ha fatto rumore l’astensione alla Camera di tre deputati dem: l’ex capogruppo Graziano Delrio e le colleghe Giuditta Pini e Susanna Cenni. Erasmo Palazzotto invece non era presente al voto. Delrio è espressione di quel mondo cattolico contrario al riarmo e per questo non è passata inosservata la sua prima firma a una risoluzione depositata giovedì in commissione Esteri (e sottoscritta dai deputati Fassino e Quartapelle) per chiedere al governo di esprimere una condanna “netta e severa” per “l’uso di cluster bombs e mine antipersona in Ucraina” e di “adottare iniziative, in sede internazionale, per garantire migliore protezione alle popolazioni civili coinvolte loro malgrado nelle guerre urbane”. E anche, si legge nella risoluzione, l’adozione di una dichiarazione dell’Onu “per evitare l’uso di armi esplosive con effetti a largo raggio in aree popolate”. E mentre Letta sostiene l’invio di armi in Ucraina, fuori dai confini italiani i partiti di sinistra radicale europei – Podemos, France Insoumise e l’ex leader laburista Jeremy Corbyn – stanno lanciando una piattaforma pacifista in senso opposto.

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