Più carbone e deroghe, ma i nuovi commissari sono (solo) per il gas

Il Governo studia il nuovo dl: per le rinnovabili pochi interventi

DI VIRGINIA DELLA SALA, IL FATTO QUOTIDIANO, 30 APRILE 2022

La bozza, per sua natura, è temporanea, e in quanto tale potrebbe essere modificata, ma in quella del pacchetto sull’Energia che circola in queste ore e che dovrebbe essere discussa nel prossimo Cdm, ci sono già le declinazioni pratiche di un piano delineato dal governo a ogni uscita pubblica sul tema del presidente del Consiglio Mario Draghi e del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Della possibilità di ricorrere di nuovo al carbone, ad esempio, aveva parlato Draghi, ed eccolo lì, un ritorno di fiamma che pare allontanare quell’uscita (phase out) dal combustibile fossile che avevamo assicurato da tempo e quasi raggiunto: viene massimizzata a tempo determinato la produzione delle quattro centrali ancora funzionanti (Brindisi, Civitavecchia, Fusina e Monfalcone) e ci sarà anche una deroga alle emissioni e alle autorizzazioni ambientali, sei mesi più sei mesi. In particolare la deroga sull’l’Aia (l’autorizzazione ambientale integrata) potrebbe riguardare la centrale di La Spezia (dove è scaduta). Il tutto dovrebbe durare per un paio d’anni, con controlli periodici in capo a Cingolani.
I tempi del carbone combaciano con i rigassificatori, gli impianti che riportano allo stato gassoso il Gnl (gas liquefatto) che arriva via nave. Come già più volte detto, i nuovi non potranno essere operativi prima del 2023, quando forse entrerà in funzione il primo galleggiante: per semplificare la loro installazione e realizzazione, il decreto prevede un sistema autorizzativo speciale in massimo 120 giorni e l’identificazione dei presidenti delle Regioni come commissari straordinari, che possono essere rimossi dall’incarico qualora non dovessero rispettare tempi e indicazioni. Il governo, si legge, punta a una capacità di rigassificazione totale pari a 24 miliardi di metri cubi di gas annui (dalla Russia ne importiamo 30 miliardi) e se si tiene conto che i galleggianti hanno una capacità di circa 5 miliardi (dovremmo arrivare ad averne due) restano in ballo quelli fissi di Porto Empedocle e Gioia Tauro, da portare al massimo della capacità.
Molto poco, per ora (ma la bozza è alle prime fasi) viene fatto per le rinnovabili, per lo più con proroghe e precisazioni legate alla manutenzione e alla implementazione delle reti su cui viaggia l’elettricità prodotta da rinnovabili. Una delle maggiori aspettative dagli ambientalisti era l’identificazione di un commissario straordinario per le rinnovabili col compito di far superare gli ostacoli al via libera dei progetti. Soprattutto dopo che le aziende del settore avevano assicurato di riuscire a sbloccare 60 GW in tre anni.
“Si fa il commissario per i rigassificatori e non per le rinnovabili – spiega Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde con Eleonora Evi –. La bozza conferma un disastro sociale, economico e ambientale: anche questa volta, 200 GW di rinnovabili rimarranno bloccati. Ma la cosa scandalosa è che si utilizzi questo decreto per far realizzare il mega inceneritore a Roma per 600 mila tonnellate, che ammazzerà la differenziata”. In effetti, è nel testo giustificato col fine “di assicurare gli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nella Città di Roma, in considerazione della esigenza di prevenire gravi criticità nella gestione dei rifiuti urbani…”.

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