Archivi Giornalieri: 23 Aprile 2015
Il Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena è un’area protetta geomarina, composta da un vasto insieme di isole situate a nord-est della costa gallurese, nel tratto di mare tra la Sardegna e la Corsica noto come Bocche di Bonifacio. L’Arcipelago di La Maddalena fa parte della rete europea delle aree naturali di eccellenza ambientale (Sito di Interesse Comunitario e Zona a Protezione Speciale, entrambi denominati “Arcipelago La Maddalena”) per la presenza di habitat e forme di vita che sembrano essersi dati appuntamento per mettere in scena uno spettacolo unico al mondo: sia il Sito di Interesse Comunitario (SIC) che la Zona di Protezione Speciale (ZPS) sono classificate come ITB010008. Il Parco comprende tutte le isole e gli isolotti appartenenti al Comune di La Maddalena in provincia di Olbia-Tempio, in Sardegna. Il Parco è stato istituito con la Legge n. 10 del 4 gennaio 1994: il suo Ente gestore è stato disciplinato dal D.P.R. del 17maggio 1996, che ha delimitato i confini del Parco, che comprendono “tutte le isole e gli isolotti appartenenti al territorio del comune di La Maddalena, nonché le aree marine circostanti“: il decreto ha anche introdotto le prime norme di salvaguardia. Le suddette “misure di salvaguardia” restano in vigore fino alla entrata in vigore del Piano di Assetto del Parco una volta definitivamente approvato. L’incarico di redazione del Piano per il Parco, dopo oltre dieci anni di vita del Parco, nel dicembre del 2009 è stato affidato ad un’associazione di imprese con capogruppo la società Studio Silva e coordinatore l’Arch. Giovanni Cafiero; il contratto tra l’Ente Parco e l’associazione è stato firmato nel mese di gennaio 2010. La conclusione dell’iter preliminare, avviato dalla gestione Bonanno nel mese di marzo 2008 con una prima Deliberazione del Consiglio direttivo, indispensabile per fornire le linee guida sul Piano, sempre […]
Giorgio Nebbia ci ha trasmesso il seguente appello per la salvezza di testimonianze del lavoro e dell’ecologia, che rischiano la dispersione: oltre che da lui, è sottoscritto da Alberto Berton, Fabio Caporali, Matteo Panini, Pier Paolo Poggio. Giorgio Nebbia Il 21 aprile 2015 un gruppo di studiosi ha indirizzato una lettera al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali per segnalare le condizioni di abbandono della ex Stazione Sperimentale di Agraria di Modena. Tale Stazione è stata prestigiosa sede operativa del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, il più importante istituto di sperimentazione agraria in Italia. Essa nacque come istituto del ministero dell’Agricoltura nel 1870 e alla sua direzione si succedettero alcuni tra i più importanti scienziati italiani noti a livello internazionale per le avanzate analisi di laboratorio applicate all’agricoltura, per la selezione delle sementi e per le ricerche sulla coltivazione dei cereali. La Stazione è stata chiusa nel 2006, in seguito ad una riorganizzazione voluta dall’allora Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, i locali sono stati destinati all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, dipendente dal ministero dell’Agricoltura, che ha poi deciso di dismettere l’immobile. Primo direttore “agronomo” della Stazione fu Alfonso Draghetti, che vi operò dal 1927, trasferendola nell’attuale edificio ottocentesco in Viale dei Caduti di Guerra. Draghetti, autore di oltre cinquecento lavori, membro di accademie e società scientifiche, delegato italiano alla FAO, si occupò di temi oggi attualissimi come quello della sicurezza agro-alimentare, della fertilità del suolo e della concimazione, della gestione e del governo delle acque, delle analisi bioeconomiche applicate alle aziende agricole. Alfonso Draghetti è oggi considerato a livello internazionale come uno dei padri dell’Agricoltura Biologica e dell’Agro-ecologia. La ex-Stazione contiene una preziosa biblioteca con oltre 12.000 volumi dal ‘700 ad oggi e rare collezioni […]