Articolo di Giorgio Nebbia pubblicato con questo titolo oggi su “Eddyburg” (http://www.eddyburg.it/2015/06/un-uomo-solo-sulloceano-con-lenergia.html) . La mattina di lunedì 29 giugno, al buio, alle 4 di mattina, ora locale, le otto di sera di domenica a Roma, dall’aeroporto di Nagoya in Giappone un uomo solitario si è avventurato sull’Oceano Pacifico per un volo di 8300 chilometri fino alle isole Hawaii, su un aereo che utilizza soltanto l’energia solare. (vedi http://www.vasonlus.it/?p=16315#more) Per il pilota, André Borschberg, è l’ottava tappa del giro del mondo sull’aereo Solar Impulse 2, un volo senza carburante iniziato a Dubai e che finirà a Dubai. Questa è la tappa più lunga e difficile: 120 ore, cinque giorni e cinque notti, di volo consecutivo, dormendo 40 minuti al giorno in due turni di venti minuti ciascuno. Da solo. Sarebbe facile ricordare l’ingenuo entusiasmo del Parini (ricordate: “Quando Giason dal Pelio, spinse nel mar gli abeti”, quel Giasone che aveva costruito la prima nave di legno per affrontare le onde tempestose del mare e scoprire nuovi paesi) per onorare il nuovo esploratore dell’ignoto, Étienne Montgolfier, che nel 1783 per primo si sollevò nel cielo appeso ad un pallone gonfiato di aria calda. O ricordare l’entusiasmo che accolse nel 1927 Charles Lindbergh al suo arrivo a Parigi dopo un volo solitario di 33 ore attraverso i 5800 chilometri dell’Atlantico su un fragile aereo ad elica. Anche se qualcuno potrà ricordare che, ”grazie” agli aeroplani, i tedeschi riuscirono a bombardare e spianare interi quartieri di Londra, o gli americani a distruggere Hiroshima con una bomba atomica, o ricordare i dannosi mutamenti climatici provocati, fra l’altro, dai “gas serra” immessi nell’atmosfera dalle migliaia di aeroplani civili e militari che affollano ogni giorno i cieli. È la gioia e la punizione del destino dell’uomo da quando ha mangiato il frutto vietato dell’albero della conoscenza […]