Mentre ieri a Milano l’ex presidente Usa Barack Obama faceva il suo seguitissimo ed esclusivo discorso “ambientalista”, parlando di povertà e disastri climatici e sociali a una ricca platea di rapiti ascoltatori, a Washington il suo successore Donald Trump annunciava il posticipo della decisione di ritirarsi dall’Accordo di Parigi sul clima. Trump, che voleva annunciare prima del summit del G7 l’uscita degli Usa dal patto climatico approvato nel dicembre 2015, ha invece rinviato tutto a dopo il vertice delle grandi potenze economiche occidentali che si terrà a Taormina a fine mese. Il segretario alla stampa della Casa Bianca, Sean Spicer, ha tentato di minimizzare la temporanea ritirata strategica di Trump: «Penso che sia semplicemente il segno che il presidente vuole continuare a riunirsi con il suo team». Però, intanto, ieri è stata rinviata a data da destinarsi la riunione tra i consiglieri di Trump che, secondo alcune fonti ben informate, avrebbe dovuto decretare lo sganciamento degli Usa dall’Accordo già durante i Climate talks Unfccc in corso a Bonn, per mettere il G7 e il mondo di fronte al fatto compiuto. Spicer minimizza riducendo tutto a un ritardo dovuto a «conflitti di programmazione» e dicendo che comunque Trump si sarebbe visto spesso con il suo team per discutere di come mantenere la sua promessa elettorale di “annullare” la partecipazione degli Usa all’’accordo di Parigi, nonostante sia molto difficile farlo, visti gli impegni solennemente sottoscritti da Obama. Il problema è che è la seconda volta che salta un meeting dell’Amministrazione Trump sull’accordo di Parigi: era già successo ad aprile e si dice che i precedenti West Wing meeting sul tema siano stati particolarmente accesi, facendo emergere forti differenze tra i consulenti sull’accordo di Parigi. Come spiega la CNN, eco-scettici e negazionisti climatici dichiarati, come lo stratega capo di Trump Steve Bannon […]