Requiem per il ghiacciaio del Monte Bianco

 

Il ghiacciaio Planpincieux sulle Grandes Jorasses, lungo il versante italiano del Monte Bianco, rischia di crollare.

È in bilico una massa di ben 250 mila metri cubi, che si muove di 50-60 centimetri al giorno.

Questo rischio ha indotto il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, a firmare un’ordinanza urgente, che ha imposto la chiusura della strada comunale per la Val Ferret, che potrebbe essere parzialmente interessata dalla caduta, e ha fatto evacuare alcune baite in quota nella frazione Rochefort.

A monte dell’area in movimento si è, inoltre, aperto un grande crepaccio che potrebbe favorire il tracollo dell’intero volume.

«Per motivi di sicurezza e incolumità pubblica, abbiamo dovuto adottare tali misure poiché lo scenario di eventuale caduta della porzione di ghiacciaio interessa questa volta il fondo valle antropizzato».

La decisione del primo cittadino valdostano avviene dopo le segnalazioni pervenute dai tecnici delle strutture regionali e dalla Fondazione Montagna Sicura.

E arriva in contemporanea al summit Onu sul clima che si svolge a New York, nonché alle infelici uscite dei presidenti Trump e Bolsonaro sulla questione ambientale.

L’allarme è, invece, dirompente: testimonia come la montagna sia in una fase di forte mutamento dovuto ai cambiamenti climatici e dimostra come, parafrasando le parole di Greta Thunberg, non ci sia più tempo da perdere.

«I centri abitati e le strutture turistiche non sono a rischio», tranquillizza il sindaco Miserocchi.

Le guide alpine sorveglieranno continuativamente i movimenti del Planpincieux.

E si sta predisponendo una viabilità alternativa per accedere alla Val Ferret, che potrebbe essere operativa da venerdì.

La vulnerabilità del ghiacciaio Planpincieux è nota da tempo, la Fondazione Montagna Sicura la sta monitorando dal 2013, in collaborazione con il Geohazard Monitoring Group del Cnr-Irpi di Torino, il centro di competenza nazionale.

«Quello di Planpincieux è un ghiacciaio di tipo temperato la cui dinamica è fortemente influenzata dalla quantità di acqua presente alla base del ghiacciaio come dimostra il fatto che, durante i periodi in cui la copertura nevosa è consistente, le velocità superficiali del ghiaccio diminuiscono sensibilmente», spiegano i ricercatori.

Il comune di Courmayeur quest’anno ha dovuto fronteggiare anche l’emergenza sul ghiacciaio Whymper, che minaccia di cadere, sempre nella zona delle Grandes Jorasses.

Si tratta di due fenomeni che, dopo una calda estate come quella appena trascorsa, sottolineano quanto i ghiacciai siano i maggiori indicatori dello stato di salute del pianeta.

Queste preziose riserve idriche sulle Alpi si sono dimezzate in un secolo e con le temperature attuali tutti i ghiacciai sotto i 3.500 metri rischiano di sparire entro il 2050.

«Bisogna intervenire al più presto – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – altrimenti rischiamo di perdere gran parte dei ghiacciai italiani, non dimentichiamo per altro che a causa del ritiro dei ghiacciai e dello scioglimento del permafrost, a quote comprese tra i 2300 e 2800 metri sul livello del mare, si sta aggravando il fenomeno dell’erosione.

Per questo Legambiente, in occasione dello sciopero mondiale per il clima, questo venerdì ha organizzato anche una serie di eventi ad alta quota «Requiem per un ghiacciaio proprio per far vedere in loco il precario stato di salute di salute dei ghiacciai e celebrare una veglia funebre. L’evento di punta sarà in Valle D’Aosta con la veglia funebre per il ghiacciaio del Lys».

(Articolo di Mauro Ravarino, pubblicato con questo titolo il 25 settembre 2019 sul sito online del quotidiano “il manifesto”)

 

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