Torino, dall’Ordine dei medici allarme per l’inquinamento atmosferico: «Situazione critica»

 

Nonostante la qualità dell’aria che respiriamo in Italia sia migliorata nell’ultimo decennio, l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora oggi una minaccia di primo piano alla salute: l’Agenzia europea dell’ambiente stima che su 412mila morti premature l’anno legate in Europa a soli tre inquinanti (Pm2,5, NO2, O3), 76.200 siano italiane.

Un contesto dove le performance peggiori sono legate al bacino padano e in generale all’Italia del nord, come testimonia da ultimo l’allarme lanciato ieri dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Torino, in merito ai dati sulle elevate concentrazioni di Pm10 fatte registrare negli ultimi giorni in città e nei comuni della cintura.

«Come è stato sottolineato anche nelle scorse settimane in occasione del convegno organizzato dall’Ordine sulla qualità dell’aria, il miglioramento delle concentrazioni di particolato riscontrato negli ultimi due anni sembra essere attribuibile sostanzialmente all’aumento delle precipitazioni (maggiori sono i giorni di pioggia, minori sono gli sforamenti oltre la soglia di legge).

In ogni caso nei semestri ottobre-marzo, da sempre il periodo più difficile per quanto riguarda lo smog, le concentrazioni medie di Pm10 non sono diminuite: ad esempio, la centralina di rilevamento di via della Consolata ha addirittura registrato un lieve aumento, dello 0,61%, dal 2015 in avanti.

Altre statistiche contribuiscono a descrivere la situazione: in città, nel corso del 2018, ci sono stati comunque oltre 120 giorni con aria insalubre, fra elevati livelli di particolato e concentrazioni di ozono nei mesi primaverili ed estivi e nell’ultimo rapporto “Ecosistema urbano”, Torino è risultata 88ª su 104 città italiane per performance ambientali».

Criticità che continuano a permanere, come mostrano gli sformanti degli ultimi giorni, tanto che l’Ordine dei medici torinese chiede di «affrontare la problematica dell’inquinamento dell’aria con serietà e tempestività e con la consapevolezza che si tratta di un acclarato fattore di rischio per la salute».

Del resto gli effetti nocivi a lungo termine dell’esposizione allo smog, soprattutto al particolato Pm10 e Pm 2,5, sono ormai riconosciuti da molti studi internazionali: «Aumento del rischio di tumore al polmone, alterazione della funzionalità polmonare nei bambini, riduzione della speranza di vita.

Ma ricerche più recenti hanno individuato possibili correlazioni anche con altre patologie e con altri fenomeni come l’insorgere del diabete o le nascite premature».

Che fare, dunque?

Le principali cause dell’inquinamento atmosferico in Italia sono note da tempo, e su tutte spiccano la climatizzazione degli edifici e il traffico veicolare.

Occorre dunque intervenire in primis su questi due fattori, investendo per promuovere la diffusione di un sistema di trasporto e di sistemi di riscaldamento più sostenibili: l’occasione non solo per migliorare la qualità dell’aria e dunque la salute pubblica, ma anche per dare linfa all’auspicato Green new deal con ricadute positive dal punto di vista economico e occupazionale.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 3 gennaio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas