PECHINO – La Cina ha approvato la bozza di legge “ampia” che include il bando immediato del consumo di carne di animali selvatici, insieme alla stretta sul commercio illegale a tutela di vita e salute delle persone. Lo ha deciso oggi il Comitato permanente del 13esimo Congresso nazionale del popolo, la massima assemblea legislativa del gigante asiatico. Lo schema del provvedimento ha 8 articoli focalizzati sul “noto problema” di consumo di carne di animali selvatici (ritenuto uno delle possibili cause del coronavirus) su cui c’è il bando totale e la stretta sul commercio illegale, hanno riferito i media ufficiali. Questo divieto si lega ai dati che arrivano dalle ricerche scientifiche. Negli studi con cui si è tentato di ricostruire le origini del contagio nell’uomo, infatti, gli scienziati hanno messo sul banco degli imputati il pipistrello quale possibile fonte animale del virus e il pangolino, quest’ultimo ritenuto il possibile ospite intermedio da cui il virus avrebbe fatto il salto di specie arrivando agli esseri umani. Ma prima di arrivare al pangolino, questo piccolo mammifero simile a un formichiere – a rischio di estinzione e vittima di traffici clandestini per le sue scaglie, considerate un toccasana dalla medicina orientale, e la sua carne prelibata – in gennaio l’indice era stato puntato su due specie di serpenti, anche queste considerate delle prelibatezze e probabilmente vendute nel mercati di animali vivi di Wuhan, una delle fonti certe dell’inizio dell’epidemia da coronavirus 2019-nCoV. Ad accusare il pangolino è stata la ricerca condotta in Cina da Shen Yongyi e Xiao Lihua, entrambi della South China Agricultural University (Scau) di Guangzhou. I ricercatori riferiscono di avere confrontato sequenze genetiche di coronavirus prelevate dal pangolino e dall’uomo, rilevando che sarebbero sovrapponibili per il 99%. La comunità scientifica ha invitato ad avere cautela verso le conclusioni di questo studio. […]
Archivi Giornalieri: 24 Febbraio 2020
Il ministro dello Sviluppo economico (Mise) Stefano Patuanelli ha incontrato a Milano gli imprenditori di Assolombarda, per un confronto nel merito delle iniziative che il Governo e il Mise in particolare stanno mettendo in campo per le imprese, dalla Transizione 4.0 al settore dell’energia: un comparto quest’ultimo dove – come dimostra anche il caso della geotermia – non è semplice programmare uno sviluppo sostenibile di fronte alle tendenze Nimby (Not in my back yard, non nel mio cortile) e Nimto (Not in my terms of office, non durante il mio mandato elettorale) che frenano la concreta diffusione degli impianti sul territorio. «Lo dico a me stesso e lo dico anche alla mia forza politica (il Movimento 5 Stelle, ndr) che dobbiamo uscire da alcune ambiguità – ha sottolineato in proposito il ministro Patuanelli – perché non possiamo pensare di parlare di rinnovabili e però essere contro il fotovoltaico a terra, essere contro l’eolico, pensare che la geotermia fa male, eccetera. Bisogna uscire da questo paradosso e decidere qual è la direzione che vogliamo prendere». Una presa di coscienza che arriva, per rimanere in ambito geotermico, dopo la cancellazione attraverso il decreto Fer 1 degli incentivi finora rivolti a sostenere l’attività geotermoelettrica, adesso in attesa di essere re-introdotti all’interno del decreto Fer 2. Ma nell’attesa che il decreto venga concretamente formulato, ad oggi le rilevazioni condotte sul tema non sono confortanti: se da una parte i cittadini italiani mostrano ormai stabilmente un gradimento attorno al 90% nei confronti delle rinnovabili (come conferma anche l’ultimo sondaggio Eurobarometro condotto in materia), dall’altra non si arrestano le contestazioni verso la realizzazione di nuovi impianti sul territorio. L’ultimo report pubblicato (a fine 2018) dall’Osservatorio media permanente Nimby forum mostra infatti che, paradossalmente, i tre quarti circa degli impianti contestati in Italia nel comparto energetico hanno a che fare con le fonti […]
La Val Padana è uno dei siti europei con il maggior livello di inquinamento atmosferico e dall’inizio dell’anno – anche quest’anno – ha già collezionato superamenti della soglia di 50 µg/m3 per le concentrazioni di PM10. Come sottolinea il Cnr: «Siamo solo all’inizio dell’anno e già in molte città stiamo esaurendo il numero di superamenti annuali concessi (35), oltrepassato il quale scattano sanzioni». Ma c’è un’altra valle, quella del Sacco nel Lazio che, con le sue piccole città di Frosinone e Ceccano, contendere il primato negativo dello smog alla Val Padana con le sue grandi città, fabbriche e autostrade. All’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Cnr-Isac) ricordano che «negli ultimi anni, la credenza che attribuisce al traffico la causa principale dei ricorrenti superamenti invernali della soglia europea è stata molto ridimensionata». Secondo il Rapporto ambiente urbano 2018 dell’Ispra, «conoscenze aggiornate indicano un rapporto medio annuo tra il PM10 derivante dal riscaldamento e quello da traffico di circa 1.6, valore che sale a 5 se rapportato alla sola stagione invernale, considerando che questo è di fatto l’unico periodo dell’anno in cui i riscaldamenti sono accesi. Uno dei motivi alla base di questi valori è il fatto che, a parità di calore erogato, la combustione di legname genera da 1000 (stufe a pellet) a 60-mila volte (caminetti) il PM10 generato usando il metano e che l’uso della legna nel riscaldamento è prassi piuttosto comune. In termini di inquinanti cancerogeni, come il Benzo(a)pirene (BaP), i caminetti ne emettono poi 800 volte più del metano e del gasolio e 500 volte più dei pellet». E la valle del Sacco condivide con Sondrio il primato di concentrazioni di BaP, con quasi il doppio della soglia obiettivo italiana. Al Cnr fanno notare che «appare improbabile che ciò dipenda dal traffico. Infatti, in quanto a traffico, […]
Decine e decine di milioni di altri animali vengono uccisi ogni anno durante la stagione venatoria in Italia. Sono, però, numerosi anche i morti e i feriti umani. Cacciatori e non cacciatori. Da anni l’Associazione Vittime della Caccia raccoglie certosinamente le informazioni provenienti dai mezzi di informazione ed ecco i dati riferibili alla stagione venatoria 2019-2020 appena conclusa: complessivamente 27 morti e 68 feriti. Di questi 20 morti e 52 feriti fra i cacciatori, 7 morti e 16 feriti fra i non cacciatori. Chi continua a non vedere il problema sicurezza è molto miope o in malafede. Negligenze, incapacità, violazione delle elementari norme di sicurezza, superficialità, scarsa conoscenza delle armi. E il problema fondamentale per le associazioni venatorie rimane quello di come ampliare la stagione di caccia… Gruppo d’Intervento Giuridico onlus Lega per l’Abolizione della Caccia (Articolo pubblicato con questo titolo il 23 febbraio 2020 sul sito online del Gruppo d’Intervento Giuridico)
È appena uscito l’ultimo numero di Babel, la rivista di Cospe: “Il clima siamo noi”. Quarantaquattro pagine lungo le quali cerchiamo di tracciare lo stato attuale non tanto e non solo dell’emergenza climatica, ma anche delle possibili soluzioni in campo. Riguardo alle quali però ne sottolineiamo l’urgenza. Tutto ci fa capire che il tempo per attrezzarci e salvare il pianeta e la nostra sopravvivenza sta finendo. Senza voler catastrofici, Babel racconta di come le proposte del green new deal dall’economista Rifkin all’ex ministro e attuale coordinatore del Forum Diseguaglianze e Diversità passando per il rivoluzionario progetto dell’Enciclica papale “Laudato si’”, debbano essere accolte e messe in campo ora dalle istituzioni e dai decisori politici. Una nota positiva che ci evidenzia il presidente di Cospe, Giorgio Menchini nell’editoriale è che “dei cambiamenti climatici non si parla più solo nei rapporti degli scienziati e nei forum annuali delle ‘Conferenze delle Parti’ (Cop), tra i rappresentanti dei governi chiamati a decidere piani e misure per la riduzione dei gas serra”, ma che qualcosa di nuovo è accaduto nell’ultimo anno: “l’iniziativa si è spostata dai governi ai movimenti, dalle vecchie alle nuove generazioni. In testa le giovani e i ragazzi di ‘Fridays For Future’, che hanno riempito le vie e le piazze di tutto il mondo, passando all’offensiva e trascinando con sé i molti che si stavano rassegnando a una lotta di resistenza”. E di resistenza, che pure è ancora necessaria, si parla nell’inserto del numero, tutto dedicato al nostro progetto nel piccolo Regno di Eswatini (enclave del Sudafrica) che lavora per mettere in atto piccole e grandi azioni di resilienza e risposta ai cambiamenti climatici che lì, come in tutte le zone più povere del pianeta, si fanno sentire di più: siccità, calo dei raccolti, economie distrutte. Qui più che altrove si […]
Con deliberazione n. 905 del 29 ottobre 2019 la Giunta regionale della Liguria approvava il piano di controllo del cormorano. L’associazione LAC, assistita dallo studio Linzola di Milano, ricorreva al TAR che con ordinanza cautelare n. 85 del 5 febbraio 2020 sospendeva la delibera impugnata. Ora (21 febbraio) il TAR ha revocato l’ordinanza perché ha ritenuto sufficiente che i primi tre abbattimenti siano stati fatti da agenti regionali e non da guardie volontarie (LAC Liguria, 22 febbraio).