Postilla La vicenda cui fa riferimento l’articolo è stata descritta in un articolo pubblicato il 3 aprile 2015 sul “Corriere della Sera” di cui riportiamo la seguente parte. Un comitato spontaneo di cittadini e associazioni ambientaliste ha bloccato l’entrata in funzione della linea elettrica ottenendo dalla magistratura i sigilli sul «traliccio 40» situato sulla pendici del monte Raunuso, comune di Saponara, sponda siciliana dell’opera. Il 15 marzo scorso il gip di Messina, a chiusura delle indagini, ha confermato il sequestro del palo, giudicato abusivo in quanto eretto nell’area protetta dei Monti Peloritani, dove ogni costruzione invasiva, compresi gli elettrodotti, non può essere realizzata. Eppure tutti gli enti interessati (Soprintendenza, Regione, comuni, ministero e via dicendo) avevano dato il loro ok al passaggio dei cavi sul monte Raunuso. E allora che cosa è successo? Che nelle more dell’iter burocratico (iniziato nel 2003) sui monti Peloritani sono entrati in vigore nuovi vincoli ambientali inesistenti quando si cominciò a disegnare l’elettrodotto. E in questa crepa si sono infilate le proteste degli ambientalisti, contrari all’opera per una serie di ragioni molto più articolate. Tattica efficace, fin qui, perché il passaggio della corrente dal continente all’isola, programmato entro la fine del 2015, adesso rischia di essere rinviato sine die a causa dell’intoppo giudiziario del palo numero 40. Per sbloccare la situazione le strade sono due: o attendere l’esito del processo o presentare un ricorso in Cassazione per ottenere il dissequestro del traliccio. Canta vittoria, ma fino a un certo punto, Gianni Mento, in rappresentanza degli oppositori dell’opera: «Abbiamo sganciato un bel siluro, ma come si suol dire abbiamo vinto una battaglia, non la guerra». E allora quale sarebbe l’obiettivo finale? «La valle del Mela, che è attraversata dall’elettrodotto, ha già gravi problemi ambientali; in alcuni tratti i cavi dell’alta tensione passano vicinissimi alle case. […]