“Il Papa vuole la pace, ecco perché non attacca capi religiosi e politici”

La diplomazia della Santa Sede è chiara nella condanna ma intende tessere e cucire, non tagliare

Di ANTONIO SPADARO, IL FATTO QUOTIDIANO, 5 APRILE 2022

Questo volume esce mentre è in corso l’aggressione militare dell’Ucraina da parte della Federazione russa. Segue l’uscita del numero 4122, in cui, per la prima volta dal 1850, La Civiltà Cattolica ha deciso di mettere sullo sfondo la sua testata per far spazio all’appello di Papa Francesco: Fermatevi! Egli, infatti, dopo l’Angelus di domenica 6 marzo 2022, ha esclamato: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”. All’Angelus del 13 marzo il Pontefice ha aggiunto: “Non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”. E alla fine ha lanciato l’appello: “In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!”. (…). Oggi, a 9 anni dalla sua elezione, comprendiamo pienamente quanto giusta sia la definizione di “Terza guerra mondiale a pezzi” che il Pontefice ha coniato: una guerra progressiva, che coinvolge altri scenari insanguinati quali lo Yemen, la Siria, l’Etiopia, e che sembra inarrestabile.
L’appello di Francesco è alle coscienze davanti a un conflitto che non risparmia nessuno, neanche i bambini. E bisogna fermarsi perché l’escalation potrebbe condurre l’umanità in un vicolo cieco dal quale sarà difficile uscire. Più crudele sarà la guerra, più il fiume di lacrime e sangue sarà in piena, più sarà tortuoso il percorso di una possibile riconciliazione. E sullo sfondo, per la prima volta dopo la crisi cubana del 1962, appare lo spettro della minaccia atomica. Ci ha colpito pure che Francesco abbia fatto esplicito riferimento alla Costituzione italiana per dire che chi ama la pace “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (art. 11). Come cittadini e come credenti, noi ci uniamo al suo appello, e lo rilanciamo nella speranza di contribuire a far tacere le armi. Papa Francesco ha incontrato tre volte il presidente russo Putin (2013, 2015 e 2019), una volta il presidente ucraino Poroshenko (2015) e una volta il suo successore, il presidente Zelensky (2020). Nel 2015 Francesco aveva parlato con Putin circa la situazione riguardante l’Ucraina, affermando “che occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace”. Con lui aveva “convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk”. E nel 2020 i colloqui con Zelensky erano stati dedicati – recita un comunicato di allora – “alla ricerca della pace nel contesto del conflitto che, dal 2014, sta ancora affliggendo l’Ucraina”. Al riguardo, si era condiviso l’auspicio che “tutte le Parti implicate dimostrino la massima sensibilità nei riguardi delle necessità della popolazione, prima vittima delle violenze, nonché impegno e coerenza nel dialogo”.
Il Pontefice oggi indica la strada: “Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri”. Ripetere l’appello Fermatevi! – anche da una copertina – ci sembra, dunque, aiuti a collocarci bene nella richiesta di pace. La diplomazia vaticana guarda al momento presente, ma anche al prossimo futuro. In questo senso è chiara nella condanna, ma intende tessere e cucire, non tagliare. Non attacca capi religiosi o politici, così da poter restare di ausilio. Fa invece appello alla soluzione dei conflitti e condanna azioni e scelte politiche o strategiche maligne. In generale, lavora sempre per la riconciliazione e per una stabilità che resti nel tempo: accompagna i processi in modo che resti uno spazio per la riconciliazione, che attualmente appare sempre più lontana, purtroppo, almeno per la generazione presente. Per questo il Papa parla chiaro, dicendo che questa non è un’“operazione militare” – come Putin vorrebbe che si dicesse – ma una vera e propria “guerra”, un’“inaccettabile aggressione armata”, frutto di miopia strategica. Ma, d’altra parte, chiede di puntare “veramente e decisamente sul negoziato” tra le parti, mettendosi a disposizione, se dovesse servire. (…). Certo, di fronte all’orrore dell’invasione è naturale immergersi nelle strategie militari e politiche. Attribuiamo colpe e lodi, soppesiamo cause e giustificazioni, e dividiamo il mondo in amici e nemici. Noi oggi però siamo chiamati a meditare anche sul fatto che ciò che distrugge sia gli amici sia i nemici è la guerra.

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