Il 20 febbraio 2014 all’incontro organizzato a Roma da Legambiente sul tema Abusivismo edilizio: l’Italia frana, il Parlamento condona, sono stati presentati i dati di quella che è un’autentica piaga nazionale: l’abusivismo edilizio che secondo gli ambientalisti «prospera indisturbato da decenni e non conosce crisi, nutrendosi di alibi e giustificazioni. Abbiamo occupato le coste, i letti dei fiumi, i pendii delle montagne, senza pensare, non solo al danno paesaggistico, ma nemmeno al pericolo di realizzare case, terrazze, alberghi, scuole, uffici in aree dove non si dovrebbe nemmeno piantare una tenda da campeggio». Legambiente fa notare che «se il 2013 è stato un anno ricco di demolizioni – anche molto importanti come gli scheletri di Lido Rossello e di Scala dei Turchi sulla costa agrigentina ad esempio, rimossi dopo vent’anni di battaglie legali – è stato anche un anno denso di tentativi per approvare in Parlamento un nuovo condono mascherato sotto le forme più diverse. Tra emendamenti e disegni di legge, Legambiente ne ha contati cinque. Ben 22 dal gennaio del 2010, tutti rispediti al mittente, anche grazie all’attiva opposizione dell’associazione. Ma l’ultimo, il ddl Falanga è passato un mese fa al Senato con 189 sì, 61 no e 7 astenuti». Il dibattito sul Dossier di Legambiente sull’abusivismo in Italia, al quale ha partecipato anche l’ancora ministro dell’ambiente Andrea Orlando, è servito a sfatare gli alibi del no alle ruspe e stimolare nuove azioni per il ripristino della legalità. Secondo Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, «i tentativi di fermare le ruspe delle Procure affermano l’esigenza di salvare le case fuorilegge in nome di un presunto abusivismo di necessità. Ma questo “abusivismo della povera gente” oggi esiste davvero? Se sì, dove e quante famiglie riguarda e perché non vengono aiutate con l’inserimento nelle graduatorie delle case popolari? Se la loro situazione è seria, e […]